Mendrisiotto

Un Movimento popolare contro il progetto PoLuMe

I contrari alla terza corsia dinamica sull'A2 fra Lugano e Mendrisio si danno un nome e un simbolo, l'imbuto

22 marzo 2023
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A Berna si tira dritto. Giusto un mese fa il Consiglio federale ha messo nel piatto fior di miliardi per mettere in cantiere nuove infrastrutture della rete dei trasporti. Incluso il potenziamento dell’asse autostradale fra Lugano e Mendrisio, iscritto sotto le ‘Fasi successive’ e confermato con un ‘Orizzonte realizzativo 2030’; e che rientra negli 11,6 miliardi di franchi riservati alle strade nazionali. Ma qui al sud del Paese anche i contrari al cosiddetto progetto PoLuMe non intendono desistere. E ai passi formali della Confederazione, rispondono dando una forma sempre più riconoscibile e determinata al moto di opposizione che sin dai primi tratti di matita dei tecnici dell’Ustra, l’Ufficio federale delle strade, sulle carte stradali ha fatto sentire la sua voce. Oggi chi non intende sentir parlare di terza corsia dinamica si riconosce nel Movimento popolare Mendrisiotto e Basso Ceresio. Che oltre a darsi un nome, di recente si è dato anche un logo; che dice tutto.

Tre parole (che rimandano a un’altra campagna storica, quella sul nucleare) e un simbolo quanto mai evocativo per questa terra alle prese da anni con il problema del traffico. Il risultato? Un messaggio chiaro e diretto: tra la scritta ‘Polume? No grazie’, ecco farsi strada un imbuto malridotto che fatica in modo evidente a ‘digerire’ l’ammasso di auto, camion e furgoni che cercano di farsi largo in una direzione – quella verso sud – obbligata ma troppo stretta. I creativi che hanno ideato la grafica hanno saputo cogliere bene lo spirito del gruppo determinato a organizzare la resistenza all’ampliamento dell’A2, cresciuta soprattutto a sud del Ponte diga di Melide.

Dagli striscioni al referendum

Tutto è nato nei mesi scorsi da azioni estemporanee, ma i contrari a PoLuMe vogliono andare lontano. Come dire, ci fanno capire, che non si fermeranno agli striscioni “ribelli” esposti a metà febbraio in alcuni punti cruciali del territorio del Distretto, lungo strade di traffico e all’imbocco dell’autostrada a Balerna. Messa, una volta di più, nero su bianco la denuncia del «degrado ambientale del Mendrisiotto e la passività della politica» – come ci aveva spiegato in quel momento uno dei componenti del drappello –, l’azione si spingerà ben oltre. In Ticino come in altre parti della Svizzera si è già dichiarato che contro gli effetti su ambiente e paesaggio (quindi la qualità della vita) della regione legati a Prostra – ovvero il Programma di sviluppo strategico delle strade nazionali – si è pronti anche a lanciare un referendum.

‘Tenere alta la tensione politica’

La rete degli oppositori, del resto, è salda, ci fanno presente i fautori del Movimento popolare. Salda quanto eterogenea – a cominciare dai ‘Cittadini per il territorio’ e dal Comitato ‘No alla terza corsia tra Lugano e Mendrisio!’– e rappresentativa di un largo spettro di forze politiche, associazioni ambientaliste e comuni cittadini. L’obiettivo è d’altro canto netto: tenere alta l’attenzione e la tensione politica in prospettiva della consultazione popolare.

«Da parte nostra – ci spiegano –, stiamo cercando di far crescere l’adesione alla lotta popolare al progetto PoLuMe e la sensibilizzazione alle problematiche che ne derivano. E abbiamo pensato che il simbolo dell’imbuto avrebbe potuto accompagnarci negli anni che ci separano dal referendum. Un simbolo che è anche un segno inconfondibile del Mendrisiotto e Basso Ceresio, che non vuole soffocare nel traffico e deperire nell’inquinamento». Una rappresentazione iconografica del territorio che si è convinti possa aggregare persone e spinte ideali.

‘Sarà una lotta popolare’

Una ragione più che sufficiente agli occhi del Movimento per farne una campagna (contro) capillare. In altre parole, si è pronti ad andare porta a porta, Comune per Comune. Una sfida, si lascia intendere, che si annuncia stimolante sul piano politico. «D’altra parte, l’impressione è che in questi anni sia aumentata la consapevolezza nei cittadini. E il potenziamento dell’autostrada fra Lugano e Mendrisio ci dà modo di andare al fondo di certe tematiche, nel nome di un miglioramento dell’ambiente in cui viviamo». In effetti, la dimostrazione plastica del bisogno di alzare la voce e farsi sentire, da sud a Berna, la si è avuta il 17 settembre dell’anno scorso a Melano, quando oltre 700 persone si sono mobilitate proprio per contestare l’operazione PoLuMe.

Tra misure collaterali e Pam5

Nel frattempo, a livello istituzionale, qui nel Mendrisiotto e Basso Ceresio, si resta in attesa degli sviluppi dentro le stanze di Palazzo federale. Stanziati i fondi, ora l’interesse si sposta, infatti, sul dibattito che si animerà dentro le Commissioni e le due Camere. Sul piano cantonale e comunale, invece, il confronto è incentrato sulle possibili opere di compensazione al progetto infrastrutturale. E come ha fatto capire lo stesso direttore del Dipartimento del territorio Claudio Zali, la chiara intenzione è di alzare l’asticella. Detto altrimenti, non ci si accontenterà di una passeggiata a lago tra Maroggia e Melano. Nelle mani del Distretto c’è, però, anche un altro potenziale strumento: il Pam5, il Programma di agglomerato di quinta generazione. Documento sul quale di recente la Commissione regionale dei trasporti (Crtm) e il Consiglio di Stato hanno raggiunto un accordo. Il Pam5 potrà giocare un ruolo su PoLuMe? L’opportunità esiste, come ci conferma il presidente della Crtm Andrea Rigamonti. «In effetti, il Pam5 può restituire una lettura uniforme del territorio. Ci troviamo, però, davanti al paradosso che le misure implementate vengono finanziate attraverso fondi diversi». Come dire, la quadratura del cerchio.

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