Con il via libera alla stazione di potabilizzazione a lago, la regione si assicura le riserve idriche e porta a termine un progetto nato 50 anni or sono
Il Mendrisiotto per quest’ultimo Natale si è fatto un regalo: una stazione di potabilizzazione a lago su misura. Pubblicato il progetto a inizio dicembre, a consegnare nelle mani del Consorzio acquedotto regionale (Arm) il nullaosta unanime e i quasi 25 milioni di franchi necessari per mettere in cantiere una delle tessere fondamentali della futura politica di approvvigionamento idrico del Distretto è stato il Consiglio consortile. In primavera, lì in località Ai Ronchi, a Riva San Vitale, si potrà quindi partire con i lavori, che dureranno circa tre anni. La possibilità di attingere acqua dal lago e farla scorrere nella rete delle canalizzazioni della regione è, dunque, ormai davvero dietro l’angolo. Soprattutto se si pensa che di questo dossier se ne parla da quasi mezzo secolo. Tanto, infatti, c’è voluto per riuscire a portare a compimento una delle grandi opere del Mendrisiotto. Sì, perché riorganizzare il sistema idrico ha richiesto un investimento imponente di 60 milioni (spalmato sui 50/60) ma pure un lungo dibattito politico. D’altro canto, come fa notare Marco Romano, alla testa della Delegazione consortile, «su una cosa oggi il Mendrisiotto è unito: l’acqua. Negli ultimi due o tre anni si è fatto quello di cui si parla da tanto tempo, si è aggregato il Distretto».
Alla fine, insomma, l’obiettivo è stato centrato, anche se con «grande ritardo». Romano non nasconde la soddisfazione di poter vivere il momento cruciale e farlo nei panni del presidente di un tale Consorzio. «La sera del voto (il 21 dicembre scorso, ndr) – ci racconta – ho portato una lettera datata dell’inizio degli anni Settanta, nella quale qualcuno scriveva: "Si hanno da fare il più presto possibile la messa in rete e la stazione a lago". All’epoca, del resto, anche Lugano andava in quella direzione». La regione più a sud, invece, ci ha messo un po’ di più per convincersi che fosse la strada giusta e che la captazione a lago aveva la precedenza sulla messa in rete degli acquedotti della regione. È indubbio, l’essersi ritrovati, anche di recente, a fare i conti con stagioni siccitose, alcuni pozzi all’asciutto e altri alle prese con la contaminazione da sostanze chimiche – effetto dell’uso, in passato, di fungicidi (come il clorotalonil) e schiumogeni (all’origine dello pfos, l’acido perfluoroottansulfonico) – ha dato una spinta e una motivazione considerevoli.
Negli ultimi anni l’urgenza di ultimare l’Aquedotto regionale, in effetti, è emersa in modo evidente. «Nel 2018, quando abbiamo chiamato tutti i Comuni al tavolo – ripercorre Romano –, si è fatto capire che l’acqua non era più sufficiente e che sarebbero bastate un paio di estati torride e qualche problema sulle fonti per essere in difficoltà. A quel punto abbiamo ricevuto il via libera per avviare la progettazione di massima e poi definitiva dell’impianto». Da quella riunione di passi avanti, dunque, ne sono stati fatti. Sino alla messa in funzione, l’ottobre scorso, della stazione di consegna di Coldrerio, che sarà gestita con la collaborazione delle tre Aziende comunali di Chiasso, Mendrisio e Stabio.
«Non siamo ancora a punto, come previsto dai piani, ma adesso possiamo trasferire acqua da un Comune all’altro in caso di bisogno – fa capire il presidente –. Certo la coperta è ancora corta: tutto sarà completo con la captazione a lago, che sarà pronta per l’estate del 2026. Chiaro, se fossimo stati già a quel punto, nel corso delle ultime estati, probabilmente, ci saremmo trovati in altre situazioni. Spero, però, che già dalla prossima stagione calda – annuncia Romano – di fronte a delle carenze idriche, che si verificheranno, i Comuni sapranno gestire questi problemi in ottica solidale, uniformando prassi e regole: in fondo l’acqua è la medesima». E qui si fa largo un altro auspicio. «Confido – ci mette parte ancora il presidente della Delegazione consortile – che i prossimi quattro anni servano anche a sviluppare un’altra mentalità nella gestione delle risorse idriche, guardando oltre i confini comunali».
In effetti, la costruzione della stazione di captazione e potabilizzazione e la posa delle ultime tratte chiave di condotte per il trasporto dell’acqua – in totale per circa 7 chilometri –, daranno modo di assicurare l’approvvigionamento idrico a una realtà di 50mila abitanti. Così come prefigurato nel 2014 proprio dal Piano cantonale di approvvigionamento idrico del Mendrisiotto, che faceva leva sulla necessità di poter contare su riserve sicure per qualità e quantità. Tant’è che anche questi ultimi interventi potranno godere di sussidi cantonali per oltre 8,2 milioni di franchi. E il progetto della stazione, come si conferma nei documenti, restituisce la garanzia di una fornitura di acqua sufficiente "per compensare l’eventuale perdita o diminuzione di portata delle altre fonti". Non solo, "i fabbisogni previsti considerano lo sviluppo del comprensorio stimato fino all’anno 2080".
La stazione, di fatto, è stata dimensionata per una produzione di 250 litri al secondo, pari a circa 18’800 metri cubi al giorno con un funzionamento di 21 ore nell’arco della giornata. Con la consapevolezza, in più, di avere ancora un margine prima di raggiungere la capacità massima e la possibilità di attingere dal lago circa il 60 per cento delle necessità future della regione. Mentre per il rimanente 40 per cento si continuerà a far capo alle fonti locali.
Sulla qualità dell’acqua, che verrà captata a una profondità di 40 metri, poi, le analisi parlano chiaro. «Oggi – conferma Romano – ne conosciamo ogni caratteristica. Chiesto ai Comuni di poter avviare una fase sperimentale, per un anno intero, in piccolo, si è potabilizzata l’acqua. E ciò ha dato modo di arrivare in fase di progettazione dopo aver testato la catena di trattamento grazie a un impianto pilota». Come dire che nel futuro prossimo si andrà sul sicuro. La costruzione restituirà un edificio che si vuole integrato nel contesto territoriale e si svilupperà su quattro piani, due interrati e due fuori terra. Al livello superiore si troveranno la sala comando, gli uffici, il laboratorio e i servizi, a quello inferiore i serbatoi di accumulo e l’impianto di trattamento.
Completeranno l’opera le diverse condotte. Ovvero da quella a lago, già realizzata il novembre scorso e che si estende dalla zona della stazione alla foce del Laveggio, alla tratta tra il fiume e il pozzo ai Prati Maggi, che sarà messa in cantiere all’inizio di quest’anno, alla canalizzazione fra Coldrerio e Novazzano, già in fase di attuazione.