A quasi 50 anni dal primo studio di massima il Distretto si avvia a realizzare l'acquedotto regionale. ‘Si tratta di un momento storico’
La rituale prima pietra questa volta non bastava a simboleggiare il momento. Tanto più se si tratta di uno quegli attimi destinati a essere iscritti negli annali. Così per segnare il varo del cantiere da cui prenderà forma la stazione di potabilizzazione a lago, lì Ai Ronchi a Riva San Vitale, martedì si è scelta, non a caso, una bottiglietta di acqua locale, a mo’ di messaggio lasciato a futura memoria. Poi tre colpi di pala hanno sepolto definitivamente i dubbi e le discussioni che negli ultimi decenni hanno accompagnato il progetto del cosiddetto ‘acquedotto a lago’, dando via libera alle macchine da cantiere – che da alcuni giorni si sono messe al lavoro – e voltando di fatto pagina nella strategia di approvvigionamento idrico della regione. L'evento è storico e Marco Romano, alla testa della Delegazione del Consorzio Acquedotto regionale del Mendrisiotto (Arm), una realtà dal 2015, tiene a rimarcarlo. La presenza, attorno a lui, delle autorità di tutti i Comuni del Mendrisiotto la dice lunga. In fondo, è poco meno di 50 anni che si attendevano quei colpi di badile.
Il processo politico che ha condotto, oggi, sino al terreno che affaccia sul Ceresio è stato, insomma, lungo e pure un po’ tortuoso. Così come non è stato semplice convincere gli enti locali a fare squadra e a mettere in comune le risorse idriche in una realtà territoriale che si è ritrovata in anni recenti a fare i conti con pozzi in secca e nuovi inquinanti. Sulle spalle il peso (e la consapevolezza) di dover abbandonare alcune ‘sorgenti’, ora il Mendrisiotto sa che in futuro il 60 per cento dell'acqua consumata potrà essere attinta dal lago. «Questo – osserva Romano indicando l'area di cantiere – è un luogo chiave in vista di un approvvigionamento idrico sicuro in nome del benessere della popolazione, delle aziende che utilizzano l'acqua e della cura del nostro territorio». Un luogo sul quale si investiranno quasi 25 milioni di franchi – concretizzando uno stabile «imponente», Minergie, con due linee ‘produttive’ –, appoggiandosi a un importante contributo cantonale.
Anche Riva San Vitale, però, ci ha tenuto, come rimarcato dallo stesso sindaco Antonio Guidali, a fare la sua parte. «Siamo di fronte – sottolinea – a un grande progetto che auspichiamo possa inserirsi in modo armonioso nel paesaggio – peraltro in una zona pregiata del Borgo, ndr –. L'acqua è vita e noi siamo pronti a dimostrarlo tutti insieme». E (forse) non è casuale si arrivi al dunque in questa fase. «Quando vi è una difficoltà di approvvigionamento, come abbiamo potuto constatare nelle ultime estati, ci si rende conto dell’importanza dell'acqua – annota Guidali –. Il nostro stile di vita ci porta a consumarne, senza rendercene conto, grandi quantità. È evidente perciò che occorre cambiare l’approccio culturale verso questa vitale risorsa; e allora impariamo a rispettare l'acqua, bene prezioso, e a utilizzarlo in modo parsimonioso».
Nel Mendrisiotto le esperienze recenti, di sicuro, sono servite. Anche se, come per la captazione a lago, la strada di una piena presa di coscienza è stata lunga. Pensando all'iter seguito dal progetto, Romano non ha potuto, in effetti, non segnare alcuni punti fermi nella storia politica del Distretto. «La prima data ufficiale – ricorda il presidente della Delegazione consortile – riporta al 1975. È in quell'anno che i Comuni del Mendrisiotto si coordinano e danno un primo mandato per la realizzazione di uno studio di massima. All'epoca si immaginava di costruire qualcosa nel giro di un decennio. Risale, invece, a 38 anni or sono il primo gruppo di lavoro formale, a cui aderiscono tutti i Municipi del Distretto». Solo nel 1990, fa presente, viene dato il primo vero incarico di progettazione: «Per la prima volta prende forma il concetto di acquedotto regionale, con l'idea di una captazione a lago. Sette anni più tardi l'allora Municipio di Riva staccherà la prima licenza edilizia per realizzare sullo stesso terreno, Ai Ronchi, una stazione di potabilizzazione». Ebbene, 26 anni dopo si apre il cantiere, con l’obiettivo di mettere in funzione la stazione per la fine del 2026; e facendo gli scongiuri davanti alla possibilità di eventuali ricorsi.
Una cronistoria, quella rimessa in fila, che ha sorpreso pure il consigliere di Stato Claudio Zali («Sentire parlare di una tempistica di 47 anni suona un tantino avvilente»), soprattutto se si pensa che si tratta di un bene primario come l'acqua. «La buona notizia – aggiunge il direttore del Dipartimento del territorio – è che la qualità dell'acqua del Ceresio nel frattempo dovrebbe essere sensibilmente migliorata rispetto agli anni Settanta».
«Qualcuno potrà dire che si è perso tempo, che è il ’solito’ Mendrisiotto litigioso – non si sottrae Romano –. Penso che alla luce di tutto quanto discusso e realizzato, però, si possa guardare realmente all'altra faccia della medaglia e parlare di un progetto che è stato costruito dal fondo, con i Comuni, che ha avuto un tempo di maturazione politica, come è giusto che sia. Che ha costruito il consenso e che con il passare degli anni è diventato una necessità impellente». Romano è dunque riconoscente a chi oltre 40 anni or sono ha messo i primi mattoncini. Non a caso oggi l'approccio al problema, ribadisce, è «solidale e regionale».
L'acqua potrà essere, infatti, condivisa, grazie alla messa in rete dei vari acquedotti. L'opera, assicura ancora Romano, «sta avanzando», tela di fondo il Piano cantonale di approvvigionamento idrico del Mendrisiotto, ufficializzato nel 2005. Un Piano, ha fatto presente il presidente del Consorzio, che «nella revisione del 2014 ha statuito come elemento centrale la necessità di avere una fonte idrica complementare e aggiuntiva, data la non disponibilità della produzione soprattutto nei mesi di forte consumo e nei momenti in cui la natura non ci regala questo bene primario».
A quel punto si berrà, per così dire, l'acqua del lago. «Qualcuno – ammette Romano – se lo chiede ancora. Dimenticando che il 20 per cento dell'acqua consumata in Svizzera proviene dai laghi, in particolare urbani». Senza trascurare, come fa memoria il presidente della Delegazione, che le procedure sono già state testate per un anno, e anche «valutate criticamente: quanto andremo a realizzare permetterà da subito di avere il miglior risultato possibile», assicura. Di una tale possibilità, del resto, beneficerà, oltre al Distretto, anche Maroggia – parte del Comune di Val Mara – dall'altra parte del lago. «E ciò – commenta Romano – a dimostrazione che a suo tempo si è visto lontano, rendendo questo progetto di fatto sovra-regionale».
L'estate dell'anno scorso, d'altro canto, come rammentato dal consigliere Zali, ha «esasperato le criticità e le problematiche note, confermando l’urgenza di ultimare le opere nei tempi previsti dal Piano regionale». Attualmente è, infatti, in corso il completamento della dorsale di trasporto, tramite la posa di circa 7 chilometri di condotte, dal lago Ceresio a Mendrisio e da Coldrerio a Chiasso (a termine nel 2024). Una operazione a favore della quale, nella sua fase finale, il Cantone ha contribuito con 8,2 milioni, vistati dal parlamento il marzo scorso. Tirate le somme, su un investimento globale di 60 milioni, 12 arrivano da Palazzo delle Orsoline. Uno sforzo, anche finanziario, che darà modo al Mendrisiotto di lasciarsi davvero alle spalle le preoccupazioni idriche.