Annunciato in consultazione l’aggiornamento del Pcai del 2014. Mentre i Comuni devono prepararsi a spendere oltre 50 milioni
Tirate le somme, ai Comuni del Mendrisiotto abbeverarsi al Ceresio costerà ben più dei 36 milioni (e 200mila franchi) preventivati nel 2014. Aggiornati i conti nella primavera dell’anno scorso, il totale ha restituito a carico degli enti locali una spesa di circa 51 milioni, senza conteggiare i 13 milioni di sussidi cantonali e i contributi di altri enti. Un impegno finanziario importante e che, dunque, è andato crescendo in questi anni, ma che oggi fa il paio con l’urgenza di istituzioni e territorio di garantire sufficienti riserve idriche a fronte di stagioni sempre più avare di pioggia.
E mentre le quotazioni della captazione a lago nel tempo sono salite (all’inizio il consenso era tutt’altro che unanime), il nuovo calcolo dei costi oggi precede una revisione del Piano cantonale di approvvigionamento idrico del Distretto, al momento in corso. Le risultanze, come annuncia lo stesso Consiglio di Stato (CdS) rispondendo alle domande pressanti del deputato della Lega Massimiliano Robbiani, saranno recapitate nei prossimi mesi alle autorità comunali e messe in consultazione. Del resto, si tratta di un aggiornamento imposto, osserva ancora il governo. "Dal 2014 a oggi - spiega - ulteriori approfondimenti progettuali hanno permesso la razionalizzazione di alcune opere ed evidenziato la necessità di una migliore connessione con altri comprensori limitrofi".
Una realtà dal 2015, in questi anni il Consorzio Arm (Acquedotto regionale del Mendrisiotto) ha messo in campo e portato avanti la costruzione del nuovo assetto idrico. Con la convinzione di tagliare il traguardo finale nel 2026. Quindi, di fatto, con un solo anno di ritardo sulla scaletta. Di fronte ai bisogni del Distretto, d’altro canto, è ormai un imperativo categorico. Come riconosce il Cantone, "gli episodi contingenti di inquinamenti chimici, siccità e canicola hanno esasperato i problemi del comprensorio con largo anticipo rispetto a quanto prevedibile". Non si può dimenticare, comunque, che di acquedotto a lago si parla da quasi 40 anni: il primo gruppo di lavoro è stato istituito nel 1985.
E allora, a che punto sono i lavori? Al momento si è superato di un po’ il giro di boa. Dei 21 chilometri di condotte previsti dentro il perimetro degli 11 Comuni interessati a oggi ne sono stati posati 11,4. Ultimate anche la stazione di consegna di Coldrerio e quella di rilancio al pozzo Prati Marci a Mendrisio. Il tutto per un investimento di 16 milioni di franchi. Ma la macchina non si ferma.
In cantiere, come ricorda la stessa autorità cantonale, ci sono la dorsale principale nelle tratte a lago e in via Laveggio superiore a Mendrisio e le condotte di collegamento tra le reti di Stabio, Ligornetto, Coldrerio, Novazzano e Balerna. Mentre "a breve" inizierà altresì, si annuncia nella risposta a Robbiani, il completamento della dorsale principale nelle tratte tra la foce del Laveggio fino alla stazione di rilancio nel capoluogo e tra la stazione di consegna di Coldrerio e Novazzano.
In vista, però, c’è un altro passaggio strategico lungo il cammino verso l’Arm. Già posata la condotta attraverso il lago, si è completata, infatti, la progettazione definitiva della stazione di potabilizzazione a lago in territorio di Riva San Vitale. Questa estate la Delegazione consortile ha messo sul tavolo messaggio e credito per passare dalle intenzioni ai fatti. Il Consiglio consortile si dovrà pronunciare sul dossier il 21 dicembre prossimo.
È ormai dietro l’angolo, invece, la possibilità per il Consorzio Arm di avviare la compravendita di acqua, "ridistribuendo secondo necessità gli esuberi tra i Comuni del Mendrisiotto". Effettuato il collegamento tra i pozzi di Ligornetto e l’acquedotto di Stabio e messa in esercizio la stazione di consegna di Coldrerio, annota ancora il CdS, si potrà partire questo ottobre. Governo che, tiene a ribadire rivolto al gran consigliere, "ha sempre ritenuto l’opera prioritaria". Tanto da intavolare il discorso nella metà degli anni Ottanta e da accompagnare dal 2015 "costantemente l’andamento dei lavori".
In Robbiani (e non solo in lui) in questi anni ha resistito, però, l’impressione che si siano cumulati dei "ritardi biblici". Ma il Cantone non ci sta. "Non è pertinente parlare di ritardi, anzi: considerata la complessità dell’opera e del territorio, e in analogia con altri progetti regionali (come ad esempio il Pcai del Bellinzonese, che ha richiesto 10 anni per la realizzazione di opere per 22 milioni) - precisa il governo -, un programma lavori di 11 anni per realizzare 36 milioni di opere è da ritenersi stretto in termini temporali".
Il punto, fa memoria ancora il Consiglio di Stato, è un altro. "Senza la scarsa collaborazione di alcuni Comuni poco convinti dell’opera nei decenni precedenti l’adozione del Pcai-M 2014 - si rilancia -, l’acquedotto a lago sarebbe, con ogni probabilità, già realizzato e in esercizio". Poi le necessità le problematiche recenti hanno indotto a cambiare prospettiva. "Purtroppo - si ribadisce - solo in seguito alla grave siccità che sta interessando il Mendrisiotto, l’acquedotto a lago è stato finalmente percepito dalla popolazione e da tutte le forze politiche come indispensabile". Come dire, meglio tardi che mai. Resiste nella regione il tarlo del futuro dei vecchi pozzi, destinati a essere dismessi.