I lavori di ristrutturazione sono quasi finiti e l’inaugurazione sarà il 15 ottobre. Un progetto all’insegna di didattica e natura, ma non solo
In funzione fino agli anni Sessanta, il Mulino del Daniello che si trova a cavallo tra Novazzano e Coldrerio, da ormai qualche anno ha ripreso a macinare ed è pronto a vivere quella che sarà la sua nuova vita. La proprietà è infatti stata donata dalla famiglia Galli per costruire una fondazione, la quale ha permesso al Mulino di risorgere. È da poco più di un anno che i lavori di ristrutturazione vanno avanti, e adesso si è quasi agli sgoccioli. Il cantiere è praticamente ultimato e l’inaugurazione ufficiale si terrà il 15 ottobre. «Il vecchio tetto faceva acqua ed era veramente in cattivo stato – spiega Marco Tela, presidente della Fondazione Luigi e Teresa Galli –. Un intervento era assolutamente necessario». Insomma, ecco perché i lavori sono cominciati. Ma una volta fatto il tetto, all’interno cosa succede? «Le alternative erano molte: fare dei posti letto in modo d’avere una sorta di ostello o anche creare un appartamento per un custode a tempo pieno che potesse restare lì – continua il presidente –. Ma valutando le varie possibilità che ci sono oggi nel territorio, siamo giunti alla conclusione di sviluppare un progetto all’insegna della didattica. Al piano di sopra, infatti, abbiamo creato una grande sala che può essere utilizzata per fare delle lezioni e in più c’è una piccola stanza dove i ragazzi possono lavorare».
Ed è proprio questa grande sala progettata per l’insegnamento che fa brillare gli occhi a Marco Tela: «Ci ho messo il cuore. La mia idea è sempre stata quella di cercare di dare il più grande spazio possibile, sia nel senso di occupazione ma anche di apertura verso l’esterno, è per questo che abbiamo deciso di utilizzare una grande finestra affacciata sulla natura». Un progetto che, grazie anche all’impegno dell’architetto Enrico Sassi, ha sicuramente tolto tante soddisfazioni.
L’investimento dei lavori ammonta a 1,4 milioni di franchi. Una somma senza dubbio importante, che ha trovato il sostegno di comuni e cantone. «Siamo una fondazione che gestisce un Piano di utilizzazione cantonale (Puc), perciò abbiamo come primo partner il cantone. Lo stesso si è quindi detto disposto a finanziare parte dell’investimento, chiedendo però anche il contributo dei comuni legati al parco, Coldrerio e Novazzano». Comuni che hanno risposto subito in modo positivo al progetto. Le scuole di Coldrerio, per esempio, si sono dimostrate entusiaste e hanno in programma di fare delle lezioni al Mulino in vista del nuovo anno scolastico.
Un luogo circondato da farfalle di tutti i colori, dal cinguettio degli uccelli, dal fruscio del vento, dal mormorio dell’acqua e da spettacolari libellule blu cobalto. Un luogo dove regna sovrana la pace. Un luogo che, ahimè, tante persone non si rendono conto di avere a portata di mano. «L’oasi del Mendrisiotto», è così che Marco Tela definisce questo posto incantato. «Non saremo mai il parco che fa le feste – continua –. Questa è una zona che ha bisogno della sua tranquillità e non deve essere sopraffatta da esterni». È uno spazio che il presidente della fondazione ha molto a cuore e nel quale investe da molto tempo. «Ho fatto tanti lavori, tra i quali quello del canale di adduzione dell’acqua, che viene portata alle ruote del mulino. Quando il posto è stato ritirato, era in stato di abbandono e tutto il canale era ricoperto di terra. Abbiamo dovuto utilizzare diversi mezzi per scavare e liberare il passaggio». Un altro lavoro importante è stata la scala di monta dei pesci: sono state create delle vasche dove il dislivello è sufficiente per far sì che le trote possano risalire il fiume, poiché risalire la piccola cascata che c’è risulterebbe impossibile. Un progetto quindi indirizzato anche verso la natura e tutti i suoi tesori. «La nostra intenzione – spiega Marco Tela – è di organizzare attività diverse una volta che il Mulino sarà inaugurato. Vorremmo proporre dei momenti sulla fauna ittica, sulla biodiversità del fiume, sul granturco, sulla farina o ancora sul miele e le api. Insomma, dare la possibilità alla popolazione di fare attività che purtroppo oggi sono un po’ scomparse».
La nascita di questo suggestivo parco e di tutte le sue meraviglie si deve soprattutto al problema causato dalla discarica della valle della Motta. «Una vera e propria ‘grazia’: se non ci fosse stato questo guaio, probabilmente non sarebbero arrivati gli stimoli per valorizzare il parco. Quando hanno creato la discarica vicino, per rimediare al problema avremmo dovuto fare delle opere compensative – informa Marco Tela –. Si doveva procedere quindi con una rinaturazione e una crescita di biodiversità». Sono nati così diversi progetti, come la creazione di uno stagno, la formazione di sentieri immersi nel verde o ancora l’introduzione di un apiario didattico. Ebbene sì, la fondazione si occupa anche di api e miele, e aiutata dalla consulenza dell’apicoltore Schärer, due volte all’anno – primavera e autunno – procede con la smielatura. Un’attività che vedrà coinvolti, appena possibile, anche i bambini. «Le api si possono sempre venire a vedere, ma grazie al lavoro che stiamo facendo al Mulino, negli spazi al pian terreno c’è l’idea di posizionare delle smielatrici. In questo modo i bambini saranno coinvolti durante le smielature annuali».
Proprio ‘à côté’ del Mulino del Daniello c’è la ‘Bigatera’ del 1970, stabile in cui venivano allevati, un tempo, i bachi da seta. Nasce quindi l’idea di proporre il tema del così detto ‘bombice del gelso’ come attività divulgativa e didattica. Ma anche la ‘Bigatera’ sarà oggetto di interventi? «Le idee sono molte – dice il presidente della fondazione –. Ora ci stiamo concentrando sul progetto relativo al Mulino, ma il discorso della ‘Bigatera’ e del baco da seta non è dimenticato e non si può escludere che sarà oggetto di un progetto futuro».
Tanta flora, tanta fauna, ma non solo. Da quest’anno è infatti iniziata una collaborazione con Casa Astra, che si occupa dell’inserimento di persone in ambito lavorativo. Anche il tema del sociale è quindi caro alla fondazione. Il presidente: «Abbiamo dato parte del nostro terreno all’associazione Casa Astra, così potranno impiegare delle persone nella coltivazione del granturco. Purtroppo quest’anno, causa siccità, ci sono stati parecchi problemi, ma non vediamo l’ora di avere il nostro primo raccolto ‘metro’ zero che verrà poi macinato al mulino». Si tratta senza alcun dubbio di una bellissima proposta che permette di unire le forze e investire insieme in qualcosa. «Creare una rete in un contesto naturale come questo con Casa Astra è arricchente per tutti» conclude così Marco Tela.