Ci sarebbe un ex dipendente dell’azienda all’origine della segnalazione che ha dato il via alle indagini per presunta truffa sulle indennità Covid
La lettera anonima di un dipendente licenziato. Sarebbe questa, secondo nostre informazioni, l’origine dell’inchiesta che riguarda dirigenti ed ex dirigenti di tre controllate della Lastminute.com Group (LM Group) di Chiasso, sospettati di truffa nell’ambito delle indennità Covid. Da questa segnalazione sarebbero poi partite le investigazioni durate mesi, sfociate nelle perquisizioni di martedì scorso negli uffici di corso San Gottardo, nel fermo di sette persone e nell’arresto cautelativo di quattro di queste, fra le quali l’amministratore delegato del gruppo.
E sebbene siamo ancora nelle fasi iniziali dell’inchiesta giudiziaria – diverse le persone che ancora devono essere interrogate – proprio il Ceo, sempre secondo nostre informazioni, sembrerebbe aver dichiarato più volte agli inquirenti di volersi assumere le eventuali responsabilità. L’uomo è difeso dall’avvocato Paolo Bernasconi, ma la lista di legali coinvolti è lunga e, stando al portale ‘Ticinonews’, si tratterebbe di big del settore: Elio Brunetti, che difenderebbe il numero due del gruppo, Yasar Ravi, Luigi Mattei, Luca Marcellini, Rosa Cappa, Maurizio Pagliuca e Marco Masoni. Decisamente colossale poi anche il lavoro che aspetta il procuratore pubblico Claudio Luraschi: dovranno essere verificate tutte le situazioni di tutti i dipendenti – l’azienda, ricordiamo, ne dichiara circa 500 –, di tutte le mensilità, di tutti i settori. Un lavoro certosino dunque, per il quale è verosimile che venga ordinata una perizia giudiziaria.
Solo allora si potrà quantificare l’entità del presunto maltolto. E anche su questo fronte ci sono delle novità. Mentre oggi l’azienda stessa ha dichiarato che le sono stati bloccati sette milioni di franchi, da nostre fonti sembrerebbe che già nel 2021 al gruppo sarebbe stato sospeso il pagamento delle indennità per lavoro ridotto. Tuttavia, dopo le verifiche del caso, l’erogazione degli aiuti sarebbe ripresa. Indice che per la prima parte degli aiuti era tutto in regola e che eventuali illeciti sono dunque collocabili nella seconda parte temporale dei pagamenti? Starà all’inchiesta stabilirlo, sebbene, a rigor di logica, si tratterebbe di una tesi plausibile: il settore dei viaggi ha sofferto in particolar modo nel 2020 e l’azienda, come ricordato anche alla ‘Regione’ dal segretario regionale per il Mendrisiotto dell’Ocst Giorgio Fonio, è da due anni che tiene la maggior parte del personale in smart working.
La maggior parte del puzzle deve dunque ancor venir composta, malgrado alcuni pezzi stiamo emergendo. Fra questi, la posizione di quattro dei sette imputati, fra i quali ricordiamo l’amministratore delegato, per i quali la Giudice dei provvedimenti coercitivi ha disposto fino a sette settimane di carcerazione preventiva. Meno rispetto alle dodici, ossia il massimo consentito, chieste da Luraschi.