Tra marzo 2020 e giugno 2021 l’azienda ha ricevuto 810mila franchi sebbene non ne avesse diritto. Gli imputati hanno ammesso i fatti e restituito la somma
Sono caduti nella tentazione di richiedere le indennità per lavoro ridotto senza che l’azienda ne avesse diritto, spinti dalla facilità con cui si potevano ottenere. Un tipo di truffa legato al Covid che ha molto occupato la Procura ticinese e che ha riguardato le aziende che hanno beneficiato del lavoro ridotto nonostante continuassero a lavorare come prima o a un regime superiore rispetto a quanto annunciato alle autorità.
«È stato il panico, in una situazione veramente difficoltosa, con il calo del lavoro e del fatturato: di questo mi scuso», ha spiegato in aula il direttore della società del Bellinzonese, condannato insieme al responsabile amministrativo per truffa ripetuta. Nell’ambito di due processi separati svoltisi con la procedura del rito abbreviato (alla luce dell’accordo concordato tra le parti rappresentate dal procuratore pubblico Andrea Maria Balerna e dagli avvocati difensori Paolo Caroni e Michela Pedroli), la Corte delle assise correzionali presieduta dal giudice Amos Pagnamenta ha inflitto pene detentive (24 mesi per il direttore e 12 per il responsabile amministrativo) sospese con la condizionale.
In totale l’importo entrato illecitamente nelle casse dell’azienda – nel periodo tra marzo 2020 e giugno 2021 – ammonta a quasi 810mila franchi. Per ottenerlo l’azienda dichiarava che i dipendenti subivano delle perdite di lavoro dovute alla pandemia di Covid-19. Una volta scoperta, la società ha ammesso le proprie colpe e immediatamente restituito l’intera somma alla Cassa cantonale di assicurazione contro la disoccupazione.