L'incarto aperto su segnalazione della Sezione cantonale del lavoro in relazione all'articolo 105 della Ladi. La ditta: "Un caso bagatella già chiarito".
Erano circa una decina gli agenti della Polizia giudiziaria intervenuti il 18 marzo scorso nella sede della Ghioldi Sa di Stabio, società dedita oltre che all'importazione, esportazione, commercio all'ingrosso e al dettaglio di formaggi, salumi e generi alimentari di diversa natura, nonché di bevande e di prodotti a base di carne, anche alla rilavorazione, conservazione ed effettuazione di tutte le operazioni di logistica sia per conto proprio sia per terzi. Scopo dell'operazione quello di verificare le indennità, richieste dall'azienda a causa del coronavirus, per il lavoro ridotto.
Il procedimento, la cui titolare è la procuratrice pubblica Chiara Borelli, sarebbe stato avviato ai sensi dell'articolo 105 della Legge sull'assicurazione contro la disoccupazione (Ladi), al momento però solo nei confronti della società, la cui direzione è affidata a una persona che è pure municipale di un comune del Luganese. L'incarto al Ministero pubblico, secondo nostre fonti, è stato aperto in seguito a una segnalazione, lo scorso luglio, della Sezione cantonale del lavoro. Stringatissimo il commento della società tramite il suo legale, l'avvocato Andrea Rigamonti: «Si tratta di un caso bagatella che è già stato chiarito di fronte alle competenti autorità». Dossier che a ogni modo è ancora pendente in Procura. L'articolo 105, lo ricordiamo, riporta le disposizioni penali per "chiunque, mediante indicazioni inveritiere o incomplete o in altro modo, ottiene indebitamente per sé o per altri una prestazione assicurativa" o ancora "ottiene, dal fondo di compensazione, prestazioni in favore del titolare di una cassa, che non spettano a quest'ultimo".