Il neo primo cittadino Benjiamin Albertalli (Lega-Udc-Udf) riflette sul ruolo dei consiglieri comunali. Raccolto il testimone da Daniela Carrara
Primo cittadino di Mendrisio da pochi minuti, Benjiamin Albertalli ha già fatto una promessa ai suoi colleghi: nel suo anno di legislatura «le sedute avranno, nel limite del possibile, un ordine del giorno meno corposo». Insomma, le serate di Consiglio comunale saranno «più brevi e più efficienti». Una caratteristica, quest’ultima, ha fatto sapere il neo designato presidente - che raccoglie il testimone da Daniela Carrara (AlternativA) - auspicata da «buona parte» dei consiglieri della Città.
Trentadue anni, momò d’adozione (come ama definirsi), tra i banchi consiliari dal 2016 ma soprattutto quarto esponente del suo gruppo - Lega-Udc-Udf - a rivestire la carica dalla metà degli anni Novanta in poi dopo Massimiliano Robbiani, Domink Hoehle e Lorenzo Rusconi, Albertalli ha colto l’occasione del discorso di rito per l’insediamento per riflettere proprio sul ruolo dei consiglieri comunali. Lo ha fatto senza negare di tradire un po’ di emozione per l’incarico e per essere tornati, dopo la parentesi obbligata extra muros a causa della pandemia, «nella nostra casa; e non è cosa da poco». Nel secondo anno di legislatura Albertalli sarà affiancato dal primo vice presidente Giovanni Poloni (Plr), e dal secondo vice presidente Davide Rossi (Ppd-Gg-Verdi liberali).
In effetti, di questi tempi, ha fatto riflettere il primo cittadino, «non sono pochi i consiglieri comunali a sentirsi talvolta frustrati o demotivati» da una posizione limitata nel suo raggio d’azione: «Nella realtà dei fatti - ha chiarito - è spesso il Municipio a definire la strategia, gli indirizzi politici e la visione del Comune; mentre il legislativo, anziché definire concretamente quale città vogliamo essere e in quale direzione vogliamo andare, si ritrova a fare politica quasi limitatamente in occasione della discussione del preventivo e per di più su aspetti amministrativi (...)».
Inoltre, «non si può non osservare un crescente malessere nei rapporti tra cittadini e politica, come pure all’interno degli organi politici stessi, ossia tra il Consiglio comunale e il Municipio».
Al tavolo nell’ultimo anno del Gruppo di lavoro del progetto "Buon Governo", Albertalli ha potuto costatare come dai lavori sia emerso che «il Consiglio comunale, come pure il Municipio, non è che uno dei portatori di interesse che unitamente alle Commissioni di quartiere, alla società civile e all’Amministrazione comunale dovrebbe cooperare nell’allestimento degli strumenti strategici del Comune quali il Piano di sviluppo di legislatura e il Portfolio delle politiche». E che è altrettanto chiaro che «gli strumenti di partecipazione non permettono di rimediare da soli ai punti deboli della gestione comunale, al disinteresse generalizzato e alla lassitudine della politica».
Come cantava Giorgio Gaber, libertà è partecipazione. A oggi, ha ricordato poi ancora Albertalli, sono stati effettuati progetti pilota a Faido e Tresa. E «con primi risultati sicuramente incoraggianti per quanto concerne il coinvolgimento della comunità, la motivazione e la coesione degli organi politici e la condivisione delle decisioni prese», fa sapere il presidente. Di che auspicare di replicare l’esperienza a Mendrisio. Città dove, peraltro, «dei primi timidi passi sono stati fatti, pensiamo allo skatepark nei pressi del Centro di Pronto intervento; ma la strada da percorrere è ancora lunga».