Si fa strada la proposta di mettere in calendario un maggior numero di sedute di Consiglio comunale. Tutto a vantaggio degli atti parlamentari
All'interno delle istituzioni di Mendrisio si avverte il bisogno di un maggior dialogo fra esecutivo e legislativo. A porre la questione, il febbraio scorso, erano stati due consiglieri comunali, Andrea Stephani e Benjiamin Albertalli. Ma oggi a seguirli, nel principio, sono anche la Commissione delle petizioni e lo stesso Municipio. Il discrimine è sugli strumenti su cui far leva. E qui né i commissari, né la compagine municipale concordano con la richiesta ancorata alla mozione, sulla quale, nei giorni scorsi, l'autorità comunale ha depositato il suo rapporto. Insomma, l'idea di ribaltare, di prassi, l'ordine del giorno delle sedute di Consiglio comunale, portando al primo punto l'esame di mozioni e interpellanze, non ha fatto breccia e segnato così la bocciatura dell'atto parlamentare. Il seme, però, è rimasto.
Se è vero che il suggerimento dei due consiglieri non ha trovato udienza, è altresì evidente che i temi sollevati "sono confermati e riscontrati", come rilevano le Petizioni nella loro relazione firmata da Daniela Carrara. Commissione che ha valutato la mozione di "grande interesse". Del resto, esistono delle "problematiche", osservano i commissari. In particolare, rendono attenti, le sedute hanno una "durata elevata", si verificano "troppi interventi (ripetitivi) da parte dei consiglieri comunali dello stesso partito politico", e la conseguenza è la "mancanza di tempo e di discussione" per gli atti parlamentari. Un limite, quest'ultimo, lamentato da Stephani e Albertalli, decisi, appunto, a sollecitare un riconoscimento dell’"importanza delle proposte formulate dal legislativo e delle risposte ai quesiti di interesse pubblico che sono sottoposti al Municipio".
Ecco che per trovare una via d'uscita la Commissione individua delle soluzioni convincenti anche per l'esecutivo e che non comportano una modifica del Regolamento comunale. Bastano, si assicura, dei "semplici accorgimenti" da attuare in due mosse. La prima prevede di "stilare un calendario a inizio anno con più date di Consiglio comunale", come già viene previsto da altri Comuni, come Lugano. Evitando, si richiama, i periodi estivi o festivi dove le famiglie sono in vacanza, al fine di facilitare la presenza. D'altro canto, sottolineano ancora i commissari, i legislativi "se svolti qualche volta in più, sarebbero più fluidi e snelli e ci sarebbe più tempo per discutere le mozioni e interrogazioni - come da regolamento, ndr -, anche se a fine serata". In più, "i consiglieri comunali sarebbero più gratificati, un sano confronto e un maggior dialogo tra esecutivo e legislativo è importante". La seconda opzione, poi, invita "i partiti politici a scegliere un portavoce per argomentare un messaggio (se condiviso); si eviterebbe di ripetersi e perdere tempo prezioso".
Il Municipio, dal canto suo, è pronto a sposare questa linea, come si ribadisce nel rapporto. Infatti, si impegna da subito, in accordo con il (o la) presidente, a "stilare un programma delle sedute, evitando di proporre i periodi estivi e delle vacanze scolastiche. È giusto sottolineare - chiarisce ancora - che ci sono dei motivi contingenti che possono costringere a derogare quanto prospettato. Sempre con il/la presidente si potranno valutare un numero adeguato di date in funzione della mole dei lavori parlamentari".
Diverso il discorso sullo svolgimento della discussione. Su questo punto la compagine municipale lascia al legislativo affrontare questo argomento. La parola passa, quindi, al dibattito consiliare.