Il Cantone aderisce alla strategia dell'Ustra sul tracciato fra Mendrisio e Lugano. Ma lo svincolo di Melano verrà rimesso in discussione
Il progetto è di quelli imponenti. Di quelli che ne vedi uno nella vita, o giù di lì. E in effetti l'opera di potenziamento di uno dei tracciati autostradali più critici della rete, lì fra Mendrisio e Lugano, che ha in testa l'Ufficio federale delle strade, l'Ustra, appare quasi ciclopica. E non solo per l'investimento messo sul tavolo, di un miliardo e 848 milioni di franchi, ovvero quasi il doppio rispetto a una prima stima. La vera impresa sarà, infatti, fluidificare i flussi di traffico sull'asse principale e alleggerire il carico delle altre vie di collegamento, quelle cantonali e comunali. Ed è qui, sulla via per ottenere un obiettivo al quale, a livello federale, non si intende rinunciare, che si sono incontrate resistenze (se non opposizioni) e criticità. In gioco, del resto, non c'è solo la creazione della cosiddetta terza corsia dinamica per le ore di punta. La parola magica per sciogliere i nodi? Oggi più di ieri è 'consenso'.
Anzi, Guido Biaggio, vicedirettore dell'Ustra, è convinto non solo di aver tagliato un altro traguardo ma soprattutto di avere un «minimo comune denominatore su cui costruire un consenso generale». A maggior ragione adesso che il Consiglio di Stato, dopo un primo approccio dissonante, condivide la strategia federale, senza comunque risparmiare di evidenziare le criticità esistenti. Di fronte alla variante proposta, per il direttore del Dipartimento del territorio Claudio Zali «gli obiettivi sono in larga parte raggiunti», quanto basta per «condividere e salutare positivamente» le soluzioni messe in campo. «Non posso, però, fare finta che tutto vada bene», sottolinea Zali. In effetti, ammette ancora, «il tema della vivibilità è un nervo scoperto». Lo sanno bene le popolazioni di Mendrisiotto e Basso Ceresio, che faticano a fare pace con il traffico e quell'A2 che attraversa il loro territorio. Infatti, il gruppo di cittadini di Melano che si è messo di traverso - seguito da 6'300 cittadini, i firmatari della petizione consegnata a Berna -, giovedì, non si è rallegrato di certo dopo le parole di Biaggio e Zali.
La strada verso il consenso sembra, dunque, essere lastricata di buone intenzioni, ma anche di ostacoli. Potrebbe essere d'aiuto l'apertura chiesta dal Cantone e accolta dall'Ustra sulla reale necessità di realizzare uno degli svincoli autostradali a Melano, al momento una delle opere cardine del progetto con l'intervento sul Pian Scairolo e il rafforzamento delle gallerie tra Melide e Grancia e fra Bissone e Maroggia. Detta altrimenti, agli occhi del Dipartimento del territorio non appare così indispensabile captare, esplicita Zali, il traffico dalla Valmara. Se, PoLuMe alla mano, «realisticamente di più non era possibile fare», rimarca il direttore, sullo snodo di Melano va trovato «un compromesso accettabile». Sul versante dell'Ufficio federale delle strade restano convinti della bontà anche di quello svincolo, ma sono pronti a sollecitare un secondo parere a uno specialista del traffico. Il margine (anche temporale) c'è: insomma, l'impegno è preso. «Abbiamo recepito - conferma Biaggio - la necessità di una ulteriore modifica». E c'è da credere che in molti ne attenderanno l'esito. Con la consapevolezza che l'incarto sarà pronto per questa estate, per poi passare al vaglio degli Uffici federali in autunno. A quel punto occorrerà attendere sino all'estate del 2022 per l'approvazione del Consiglio federale e l'autunno successivo per il varo del progetto di pubblicazione.
Difficile dire se la disponibilità a rivalutare l'intervento a Melano basterà a far cambiare idea agli scettici. Per voce dei responsabili dell'Ustra - con Biaggio il capo filiale di Bellinzona Marco Fioroni - la soluzione individuata appare come una direzione forzata se si vuole attutire l'impatto del viavai motorizzato sulla quotidianità dei territori attraversati. Sì, perché sulla riduzione del traffico si è capito che c'è poco da contare. «Nonostante gli sforzi profusi sin qui - dice a chiare lettere Biaggio -, la situazione resta critica e le previsioni fra il 2040 e il 2050 mostrano che è destinata a peggiorare per il futuro». Le statistiche non sono una opinione e il vicedirettore annuncia una crescita di circa il 20 per cento del carico da qui al 2040, oltre a uno sviluppo che si rivela essere «regolare e continuo». Eppure, come fa notare lo stesso Zali, aver investito sul trasporto pubblico e su altre forme di mobilità in questi anni un po' l'ha rallentata la curva dei veicoli quotidiani. Del resto, lo dicono i grafici ufficiali: fra il 1990 e il 2008 l'aumento registrato è stato dell'1,7 per cento all'anno, tra il 2018 e il 2030 si annuncia dello 0,24 per cento all'anno, passando da 73'922 a 76'200 veicoli. A quanto pare, però, non è sufficiente.
Per l'Ustra bastano le proiezioni del traffico per dire che il potenziamento dell'A2 nel Sottoceneri è la strada giusta. Innanzitutto, si sgombra il campo, creare una terza corsia dinamica - dalla corsia di emergenza - per gli orari di punta - la mattina verso nord, la sera verso sud - non significa allargare l'autostrada. «Perché abbiamo scelto questo sistema? Perché viene già utilizzato in altre parti della Svizzera - l'ultima nell'agglomerato di Zurigo, ndr - e permette una gestione intelligente del traffico e alla bisogna», motiva con convinzione Biaggio. Il vicedirettore ha una risposta anche per coloro che preferirebbero dare la precedenza ad AlpTransit, attesa con ansia a sud. La terza corsia sull'A2? Sarà flessibile e complementare al trasporto pubblico e non in contrasto, spiega. Anzi, «dopo il completamento della trasversale alpina si potrà ragionare sul da farsi e destinare la terza corsia ai veicoli elettrici o al car pooling o ancora ai mezzi pubblici».
E a proposito di AlpTransit c'è un altro punto per nulla trascurabile. Questo progetto, rende attenti Fioroni, «è la soluzione che darà modo di traghettare la viabilità da qui al 2050, orizzonte temporale del prolungamento a sud dell'infrastruttura». Come dire che i quindici anni che separano la conclusione di PoLuMe, nel 2035, dall'arrivo della trasversale alpina fino a Chiasso in qualche modo vanno gestiti, con il carico veicolare in crescita. E dopo il 2050? Sulla strategia stradale si preferisce non pronunciarsi. «A sud - ribadisce il capo della filiale di Bellinzona - sono stati individuati i possibili scenari, ma prima di definirli bisognerà attendere di conoscere il tracciato che verrà seguito per la trasversale ferroviaria. Quindi ci prendiamo il tempo per analizzare la situazione». Ne consegue che pure per il progetto Porta sud, che prefigura lo spostamento del tracciato dell'A2 a Chiasso, si dovrà attendere. Anzi, il dossier, conferma Zali a 'laRegione', non è entrato per ora nei colloqui fra Cantone e Ustra.
Anche fra scettici e contrari si fa il tifo per la variante che la stessa Ustra oggi definisce 'completa e realizzabile in più fasi'. Lo scenario è quello che a una prima tappa, quella tradotta da PoLuMe, se ne aggiungerà una seconda - quando non si sa -, che alla galleria già prevista fra Bissone e Maroggia affianca un altro tunnel più a sud, tra Melano e Mendrisio. Il punto è che in questo momento questa opera supplementare non è finanziabile a breve termine nell'ambito di Prostra (il Programma di sviluppo strade nazionali) e andrà coordinata con il prolungamento a sud di AlpTransit. Sul piano finanziario non vi sono problemi, per contro, per la copertura dell'attuale investimento, in linea con il Programma, anche se il tetto massimo del fondo a disposizione, si richiama, è già stato raggiunto. Un investimento che nel miliardo e 848 milioni iscrive 730 milioni a favore di lavori di manutenzione - già previsti - e un miliardo circa alle opere di ampliamento (gallerie in primis).
Come il Cantone anche la Commissione regionale dei trasporti (Crtm) guidata da Andrea Rigamonti è soddisfatta del risultato ottenuto. «Di fatto quello prospettato è un nuovo tracciato autostradale», commenta il presidente. Certo, aggiunge, «restano aperti temi dello svincolo di Melano e dell'eventuale valutazione dell'aggiramento in galleria pure di Melano. Una richiesta peraltro avanzata dalla Commissione». A pesare a favore del progetto, poi, per Rigamonti, vi sono altresì argomenti come la scelta di investire sulla messa in galleria dell'autostrada e sulla possibilità di «liberare i paesi dalla strada cantonale». Senza trascurare l'intervento volto a «valorizzare la riva a lago fra Capolago e Melano e la realizzazione di un porto turistico a Melano. Tutti indubbi vantaggi di fruibilità del territorio», conclude Rigamonti.
Queste opere collaterali non bastano, invece, a convincere il fronte dei contrari, che ha il suo cuore proprio a Melano. «Non possiamo dirci contenti», esordisce subito Marzio Proietti, portavoce dei promotori della petizione. «Lo stesso Cantone non ha tenuto conto delle criticità sollevate dai Comuni e dai cittadini». Lo svincolo di Melano, però, è stato rimesso in discussione. «L'autorità cantonale ha contribuito, va riconosciuto, ad aprire uno spiraglio, anche se troppo stretto - risponde -. Una decisione che si deve alle 6'300 firme raccolte, ma è già qualcosa. Con la speranza che in futuro vengano coinvolti davvero tutti gli attori in campo, non solo i Comuni. Rimangono comunque degli aspetti su cui riflettere - rilancia -. Ci ha sorpreso, in effetti, leggere nella nota ufficiale che il progetto porterà diversi benefici a livello ambientale, cito, "grazie alla diminuzione del traffico lungo la strada cantonale, alla rivitalizzazione naturalistica e alla valorizzazione della riva lacustre tra Melano e Capolago, dove si creeranno le premesse per realizzare un elemento importante del collegamento pedonale e ciclabile tra Mendrisio e Lugano". Al di là dell'aggiramento del nucleo di Bissone non vedo vantaggi sul piano paesaggistico». La strada verso la terza corsia, insomma, appare ancora in salita.