La 1A delle scuole elementari ha assistito alla schiuda di 9 uova. I piccoli insetti sono stati liberati nel roseto del giardino della casa anziani
«Ciao coccinelle!». È un saluto in coro che sa di arrivederci quello riservato dai bambini della 1A delle scuole elementari di Chiasso ai nove piccoli insetti che hanno letteralmente visto nascere e svilupparsi nella loro aula scolastica. Il progetto di classe portato avanti dalla maestra Marta Ravasi e dai suoi 15 allievi si è concluso questa mattina nel giardino della Casa anziani Giardino di Chiasso, dove le coccinelle sono state liberate sul roseto della struttura. Un progetto che i bambini porteranno sicuramente nel cuore per molto tempo. «In questo periodo gli anziani sono un po' tristi perché c'è il Covid – ci ha raccontato un'alunna –. Siamo venuti qui perché volevamo far felici gli anziani e portare loro fortuna e felicità». La coccinella, del resto, è da sempre considerata portatrice di fortuna. La presenza dei bambini non è passata inosservata: alcuni ospiti di Casa Soave hanno assistito all'arrivo della classe e ha salutato, a distanza dalla vetrata della struttura, i piccoli visitatori che, a loro volta, non si sono risparmiati in sorrisi e saluti.
Prima di liberare le coccinelle, i bambini ci hanno voluto spiegare cosa è successo nelle ultime settimane. Le uova «gialle» di coccinella sono state messe a disposizione da un allevamento. «Quando si sono schiuse, le larve hanno mangiato le uova», prosegue il racconto, fatto a più voci e con rigorosa alzata di mano per rispondere alle domande sia nostre che della maestra Marta. Le larve sono diventate «delle pupe di colore arancione-violaceo-nero e marroncino». Si è poi passati all'esoscheletro, «una specie di pelle della coccinella, un guscio esterno», che ha fatto la muta «come i serpenti». I bambini hanno potuto osservare «tre diversi cambiamenti di esoscheletro». Il tutto si è svolto «in circa 21 giorni». E i puntini caratteristici dell'insetto? «Non sono già presenti alla nascita, si formano dopo», ci dicono. Quelle allevate dai bambini hanno due puntini. «La tradizione indica che le più fortunate sono quelle con sette puntini, ma per la nostra classe sono tutte fortunate», sottolinea Marta Ravasi. Nel mondo sono state catalogate seimila tipologie diverse di coccinelle.
Le coccinelle si nutrono «di afidi», ovvero i parassiti delle piante, «che si trovano sulle piante da giardino e nello specifico sulle rose». Da qui la scelta, «arrivata dai bambini», assicura la maestra, della casa anziani. «Abbiamo cercato delle rose e abbiamo visto questo giardino bellissimo». Un luogo perfetto, sia per il loro nutrimento che per il messaggio da lanciare. La classe è arrivata nel giardino che divide le due case anziani con una piccola scatoletta trasparente con a suo interno una rosa e le nove coccinelle nate, posizionate a una a una, con l'aiuto di un pennello, nel roseto. «I giardinieri sono amici delle coccinelle – hanno tenuto a spiegarci i bambini –. Gli afidi fanno male alle piante e anche alle rose». Visto che la coccinella mangia gli afidi, «aiuta il giardiniere». In assenza del suo cibo, l'insetto si sposta e vola alla ricerca di pollini. «Per questo quando mangia gli afidi è carnivora, ma se mangia i pollini è erbivora». Il progetto, non c'è che dire, ha ottenuto il successo sperato. I bambini hanno dimostrato di saperne molto su questi piccoli insetti e anche la loro giovane maestra non ha escluso di voler ripetere l'esercizio, magari con altre tipologie di insetti o animali, anche nei prossimi anni.
Fabio Maestrini, direttore degli Istituti sociali di Chiasso, ha accolto con molto piacere l'iniziativa degli allievi. «Dopo un anno e mezzo di emergenza sanitaria, un gesto come questo porta ad avere una parvenza di normalità – afferma –. C'è stato anche un aspetto educativo per i bambini perché le rose che hanno scelto per liberare le coccinelle si trovano nel giardino della casa anziani, ancora inaccessibile al pubblico, e per questo abbiamo fornito una mascherina e spiegato loro l'importanza di utilizzare i mezzi di protezione». La maestra ha invece ricordato loro di «mantenere le distanze» dagli ospiti della struttura. Un esempio di intergenerazionalità perfettamente riuscito e un importante messaggio di vicinanza, in attesa di potersi incontrare nuovamente.