Mendrisiotto

Il bagno-spiaggia di Arzo va recuperato. Ma come biopiscina

Un drappello di consiglieri comunali di Mendrisio lancia l'idea al Municipio, pronto a valorizzare l'antico stabilimento balneare

(Ti-Press)
15 luglio 2020
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L'impegno del Municipio di Mendrisio è scritto e ormai consolidato (risale al 2016): il bagno -spiaggia di Arzo sarà salvato. Su questo non si discute. E a dimostrarlo, del resto, vi è lo studio di fattibilità commissionato dalla Città all'architetto Enrico Sassi. Quando l'autorità comunale aveva, di fatto, accolto l'appello lanciato da un gruppo di consiglieri comunali di Insieme a Sinistra (tra cui il compianto Mario Ferrari) non vi era ancora, però, una destinazione precisa: i contenuti andavano individuati. A cosa ha portato il lavoro del progettista? L'esito non è pubblico, non per il momento. Ora, comunque, è un altro drappello di consiglieri (15 in tutto) a mettere sul tavolo un'idea. E una volta di piÌù a rilanciare il tema dell'antico stabilimento balneare all'ombra del San Giorgio - tra i primissimi del cantone negli anni Trenta (venne inaugurato nel '32)  - sono Verdi e Sinistra (oggi uniti nell'AlternativA). A dar loro manforte, in ogni caso, ci sono pure colleghi del Plr e del Ppd (del Quartiere di Arzo). Qual è la trovata tradotta in una interrogazione (primo firmatario Andrea Stephani dei Verdi)? Ricreare una biopiscina (o piscina naturale) proprio ai Bagni di Arzo.

Un restauro voluto da politica e residenti

La soluzione, spiega lo stesso Stephani, è tornata d'attualità di recente con la discussione nata a Lugano attorno al centro balneare di Carona. La proposta, approdata davanti al legislativo luganese, non ha avuto fortuna. Potrebbe conoscere una sorte diversa la versione momò. Gli autori dell'atto parlamentare sono consapevoli, si conferma in una nota, che 'gli interventi andranno valutati attentamente dal profilo della sostenibilità finanziaria'. D'altra parte, 'è indubbio l’interesse che tutto il Quartiere di Arzo (e non solo) manifesta già sin d’ora per un progetto che si preannuncia intrigante sotto diversi punti di vista'. Lo testimonia non solo l'appoggio della quindicina di consiglieri (fra cui Françoise Gehring, da ieri municipale, e Manuel Aostalli, che lo diventerà a inizio settembre), ma pure il sostegno della Commissione di quartiere, decisa a supportare fortemente la ristrutturazione dei cosiddetti 'bagni pompeiani'.

Un'operazione 'doverosa'

Le parole dell'architetto Sassi, riproposte nell'interrogazione, poi, certificano la bontà dell'operazione di cui si è fatto promotore il Municipio. Il recupero della struttura immaginata da Ferdinando Bustelli, emigrato in Argentina e tornato da mecenate, e progettata dall'architetto Francesco Della Casa, 'non solo è fattibile, ma doveroso'. Tanto più, aggiunge Sassi, che l'intenzione di rimettere in uso la piscina con l’acqua del vicino torrente Gaggiolo (come in origine), creando una sorta di biotopo naturale, è 'più che verosimile'. Il che, sottolineano i consiglieri, è come dare 'luce verde alla biopiscina'.

A questo punto i fautori vorrebbero poter visionare lo studio allestito da Sassi - 'l'esecutivo, chiedono, intende presentarlo alla popolazione e in particolare al Quartiere? - e capire al contempo se sussiste altresì un preventivo di massima per il ripristino dei bagni e la sistemazione del comparto tutto intero. Ora, si sonda, 'considerati gli intenti di valorizzazione paesaggistica e naturalistica dell’intervento, è stato chiesto un preavviso al Dipartimento del territorio e
un’eventuale, auspicabile partecipazione ai costi da parte dell’autorità cantonale?' Guardando alle opportunità entro i confini del Distretto e 'vista la valenza regionale del progetto che si inserisce in un contesto di valorizzazione dell’offerta e della fruizione turistica di un comparto strategico come il Monte San Giorgio, si è vagliata - si suggerisce - la possibilità di chiedere una partecipazione finanziaria all’Ente regionale per lo sviluppo o ad altri enti e fondi pubblici?'.

Era la 'spiaggia' di casa

Il ricordo delle colonne rosso scuro - che restituiscono quel che di 'pompeiano' - e la forma ad anfiteatro restituiscono oggi la memoria di ciò che fu il bagno di Arzo per un trentennio (chiuse negli anni Sessanta). Lì gli abitanti del paese avevano la loro spiaggia (artificiale), con tutte le comodità del caso (docce e cabine). E pensare che prima in quel luogo c'era una segheria.