Depositata a Mendrisio una opposizione al progetto che prevede di creare un anfiteatro. 'Non è nello spirito di questo bene culturale'
Sulla via del recupero architettonico del Bagno spiaggia di Arzo di sicuro il Municipio di Mendrisio non avrebbe mai immaginato di ritrovarsi quale antagonista il Patriziato locale. Invece, è successo. Il progetto tradotto di recente in una domanda di costruzione (in pubblicazione fino a domani, mercoledì) proprio non è piaciuto, ai patrizi ma anche ad altri abitanti del Quartiere e della Montagna. Quanto basta per convincere l'Ufficio patriziale - all'unanimità - a firmare una opposizione depositata questa mattina, martedì, in Comune. Il presidente Aldo Allio non usa giri di parole: «Questa volta - conferma a 'laRegione' - non potevamo tacere. Anche a difesa di ciò che il Patriziato ha realizzato in questi anni». Il riferimento, per nulla casuale, è alla riqualifica delle vicine Cave di marmo, alle quali si è saputo trovare una nuova vocazione. Il punto, infatti, non è tanto il restauro - peraltro urgente e previsto - dei Bagni, un bene culturale di interesse locale, bensì la destinazione che, in prima battuta, si è scelta per questo sito della memoria. L'autorità comunale ha deciso, infatti, di farne un anfiteatro, oltre che un luogo di aggregazione, per manifestazioni capaci di accogliere fino a 300 persone. Un indirizzo - costo 180mila franchi - che agli occhi del Patriziato e del suo presidente cozza, entrando in concorrenza, con l'altro anfiteatro creato tre anni orsono alle vecchie cave. Un'opera, ricorda Allio, riconosciuta a livello nazionale e che ha richiesto un investimento di oltre 1,3 milioni. Insomma, dalle parti di Arzo la mossa dell'esecutivo risulta essere incomprensibile e persino contraddittoria. Neanche il fatto che a firmare la proposta di riqualifica sia lo stesso architetto autore delle Cave, Enrico Sassi, ha mitigato le contrarietà. Anzi.
Chi passa da quelle parti oggi la tensione la sente nell'aria: il tema sta surriscaldando il clima. Allio, dal canto suo, si dice amareggiato: mettere l'un contro l'altro due enti pubblici non era certo nell'intenzione dei patrizi («con il Municipio abbiamo sempre avuto un ottimo rapporto»). La censura, che rischia di diventare una cesura, era, però, inevitabile, si fa capire. «Il Piano regolatore per quell'area - in località Liné, ndr - è chiaro: si tratta di un fondo in una zona destinata alle attrezzature di interesse pubblico, che contempla pure la presenza di un bagno pubblico». Quella di Arzo, del resto, nel 1932 è stata una delle prime piscine realizzate in Ticino. «Ebbene - ci spiega il presidente - il progetto parte integrante della domanda di costruzione non ha nulla a che vedere con un bagno pubblico». E questo non solo non convince ma neppure piace. «In effetti, ci aspettavamo un intervento di altro tipo, graduale, di ripristino delle strutture, togliendo di mezzo le brutture attuali. Con l'obiettivo di riportare i Bagni alla loro vocazione originaria, ritrovando così il gioiello inaugurato il primo agosto del '32. Che è l'idea di tanti qui». Un sentire popolare di cui, nella riunione di lunedì, ha voluto farsi portavoce il Patriziato e sfociato, come detto, nell'opposizione alla procedura edilizia.
C'è poi un altro aspetto su cui all'interno dell'Ufficio patriziale non si è voluto soprassedere. Giovedì scorso i rappresentanti del Municipio - il capo dicastero Daniele Caverzasio e l'architetto Mitka Fontana dell'Ufficio tecnico - sono andati ad Arzo a presentare il dossier, ma dopo aver pubblicato la domanda. Il che ha spiazzato. «E poi - rincara Allio - come Patriziato non siamo mai stati interpellati». Va detto che la Città per i Bagni ha scelto la politica dei piccoli passi, un occhio alle finanze, non escludendo, come riferito dallo stesso Caverzasio su 'laRegione', la possibilità di riflettere sul ripristino futuro della piscina. Inoltre, l'anfiteatro ai Bagni, diverso per caratteristiche e dimensioni, è considerato una struttura complementare alle Cave. Questo non ha convinto il Patriziato? «No», è la laconica risposta di Allio. Il confronto, quindi, è solo all'inizio.
D'altro canto, il recupero del Bagno spiaggia è sul tavolo da anni. Lo sanno bene alla Commissione di quartiere. Non a caso, già il luglio scorso il suo presidente Orio Bianchi si era sbilanciato, manifestando il suo pensiero. Tra i sostenitori (esterni) dell'interrogazione firmata da consiglieri di Insieme a Sinistra e Verdi, oltre che da esponenti (di Arzo) di Plr e Ppd - 15 in totale -, a favore di una biopiscina, c'è anche lui. Se gli chiedete un parere, confermerà di essere a favore del mantenimento dei vecchi Bagni di Arzo. Senza spingersi oltre. «Su questo punto - ci dice - siamo tutti d'accordo». La destinazione del complesso, però, nel Quartiere sta surriscaldando gli animi e dividendo i cittadini. «Adesso urgono i lavori di sistemazione e risanamento. Sulla necessità di abbattere gli spogliatoi - come prevede il Municipio: il corpo è stato aggiunto in un secondo tempo, ndr -, resta ancora tutto da vedere. Dobbiamo capire, ragionando come Città, se è il caso o meno di andare oltre». Bianchi non si vuole sbilanciare adesso e si limita a prendere atto del progetto pubblicato. Non nasconde, comunque, che il cambiamento di destinazione della struttura ha colto di sorpresa. Conforta il fatto, ci fa capire, che il tema per finire sarà discusso davanti al Consiglio comunale.