Mendrisiotto

Le case anziani Torriani a Mendrisio perdono la capostruttura

Dopo circa un anno dall'incarico, la responsabile dà le dimissioni e lascia ruolo e istituto. Comi: 'Una scelta presa in accordo'

Sarà lanciato un nuovo bando (Ti-Press)
4 giugno 2020
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La sua collaborazione professionale con la casa per anziani Torriani di Mendrisio è stata lunga oltre 26 anni. Ma il suo incarico come capostruttura è durato lo spazio di un anno, o poco più. Di recente, infatti, la ormai ex responsabile dell'istituto ha lasciato sul tavolo della Fondazione la sua lettera di dimissioni. Una decisione di cui il personale è stato messo a conoscenza giusto in questi giorni da una comunicazione interna firmata dal presidente del Consiglio di fondazione, Fabio Rezzonico, e dal presidente del Consiglio dell'Ecam, l'Ente case anziani del Mendrisiotto, Giorgio Comi. Del resto, questo epilogo non solo costringerà i vertici a designare un responsabile ad interim delle case (Torriani 1 e 2), ma sfocerà altresì nella pubblicazione di un nuovo bando di concorso. La figura dirigenziale dovrà essere sostituita a partire dalla fine di agosto. E trovare un successore, lascia intendere lo stesso Comi, "non sarà facile". In ogni caso, sgombra il campo memore dello strascico polemico seguito alla nomina, dietro alla scelta non vi è nessun retroscena.

Le prime polemiche legate alla nomina

L'esordio dell'incarico della capostruttura - anzi, addirittura l'annuncio della sua promozione -, alla fine di aprile dell'anno scorso, era stato accompagnato da un attacco. A sollevare un polverone e ad alzare i toni (poi redarguiti dal Municipio della Città) era stata una interrogazione del consigliere del gruppo Lega-Udc-Ind Massimiliano Robbiani, che prendeva le mosse dal fatto che la futura responsabile risiedeva al di là del confine. In effetti, quella del domicilio (assieme a un francese un po' zoppicante), come confermato dallo stesso esecutivo nella risposta a Robbiani, era fra i due requisiti (su ventidue) ai quali la candidata all'epoca non aderiva. Un criterio che, in ogni caso, non era stato 'oggetto di discussione municipale'. In origine erano state altre le ragioni che avevano convinto l'Ecam (a nome della Fondazione) a far cadere le sue preferenze su quella aspirante fra le nove persone (poi ristrette a cinque) che avevano risposto al bando, per oltre la metà (cinque) frontalieri. A parlare a suo favore, aveva fatto capire in modo chiaro il Municipio, era piuttosto il cammino professionale all'interno della struttura.

'Il suo curriculum parla per lei'

Assunta come infermiera, la futura responsabile era passata di ruolo nei suoi 26 anni di lavoro: dapprima capo reparto, poi capo cure per oltre quattro anni, 'con la conseguente ottima conoscenza del sistema sanitario e sociosanitario del contesto cantonale e nazionale'. Un curriculum che ha avuto la meglio nel corso della selezione. 'Possiamo considerare che un percorso di carriera così lungo presso lo stesso datore di lavoro - scriveva l'autorità locale al consigliere - è la migliore testimonianza della bontà dell’operato della nuova capo struttura, come dimostrano anche tutte le inchieste di soddisfazione del personale esperite all’interno della struttura, dalle quali non è mai emersa alcuna nota negativa a suo carico'.

'I motivi delle dimissioni? Personali'

A questo punto resta da capire cosa sia successo in questo ultimo anno e se lo'stress-test' della pandemia da Covid-19 abbia avuto un ruolo nella decisione della capostruttura di lasciare l'incarico e, al contempo, l'istituto. Per Comi si è trattato di una scelta del tutto personale. "Una scelta di cui abbiamo discusso e che ha portato a un accordo adeguato - conferma a 'laRegione' -. Per la capostruttura è stato un anno intenso, con soddisfazioni e difficoltà, come accade sempre, e che l'hanno indotta a riflettere sul suo ruolo e il suo progetto di vita. Resta il fatto che ha compiuto un lavoro importante per la Fondazione, che conferma la fiducia che avevamo riposto in lei".

E Robbiani torna alla carica

Le voci delle dimissioni hanno raggiunto, però, anche il consigliere Robbiani; e non lo hanno lasciato indifferente. "Non sono sorpreso - esordisce -. A me risulta, da più fonti, che la decisione sia legata a problemi di gestione del personale e degli ospiti. Tan'tè che la capostruttura sarebbe stata 'invitata' a lasciare". Non ha cambiato posizione, insomma, "Dopo quanto accaduto, intendo chiedere formalmente le dimissioni del Consiglio di fondazione e mettere in discussione pure il ruolo dell'Ecam - annuncia -. Comincio a pensare sia il caso che la supervisione delle case per anziani passi al Consiglio di Stato", rilancia ancora il consigliere comunale della Lega facendo eco a un argomento già sollevato dal deputato Matteo Pronzini (Mps). Cosa non funziona a suo parere? "A Mendrisio è il modo di lavorare nell'ambito degli istituti, legato a una politica vecchia che privilegia più i rapporti personali delle competenze". Non è detto che il consigliere, nelle vesti di parlamentare, porti la questione davanti al governo.