Soldi provento 'di una sala giochi, dell'acquisto di auto, un regalo di nozze'. Quei 35mila euro, passati a Brogeda nel 2017, in realtà erano sporchi di coca
Di contaminazioni da stupefacente ve n’erano ovunque. Sui soldi rinvenuti, nell’auto sulla quale transitavano e, infine, anche sulle persone. Difficile, dunque, non ritenere quei 35mila euro provento del traffico di cocaina. Anzi, per la Corte delle assise correzionali di Mendrisio, riunitasi in mattinata e presieduta Manuela Frequin Taminelli «in questo caso ci sono numerosi elementi indizianti schiaccianti». Tenuto conto anche di «casi analoghi risolti con un giudizio di condanna» per la Corte l’imputata, una cittadina albanese di 31anni, si è macchiata del reato di riciclaggio di denaro. La pena: 150 aliquote giornaliere da 40 franchi l’una (sospese per due anni) e una multa di 500 franchi (oltre alla confisca del denaro), ovvero quanto proposta dalla procuratrice pubblica Pamela Pedretti. Condanna analoga a quella del marito, comparso in aula lo scorso dicembre.
Già, perché in quella Bmw con targhe albanesi, al valico di Brogeda in uscita verso l’Italia, nel febbraio del 2017 c’erano entrambi. Un controllo delle Guardie di confine le quali – malgrado una prima dichiarazione di aver con loro 14mila euro – hanno deciso di approfondire la questione. Risultato: 35mila euro, suddivisi in banconote di diverso taglio, tenute nei pantaloni, in un portamonete riposto in una valigia e in due giacche. Soldi che, ha rilevato la pp durante la sua requisitoria, erano fortemente contaminati da cocaina. Ma c’è di più. «Sulla fronte della donna sono state trovate tracce di eroina e thc, come sulla pianta dei suoi piedi». Tracce di cocaina, inoltre, sono state trovate «nel pannello della porta anteriore e sul sedile posteriore». Non bastasse, nella Bmw c’erano pure contaminazioni da «noscapina e paracetamolo, sostanze da ‘taglio’ per l’eroina da strada».
Nel mezzo, le «tante contraddizioni» tra moglie e marito («noto all’Interpol albanese per traffico di droga dall’Albania all’Italia»), emerse durante i verbali, nonché le dichiarazioni sulla provenienza del denaro. Si è passati dal giustificare i soldi come provenienti dalla vendita di computer o i ricavi di una caffetteria agli utili di una videoteca e di una sala giochi di loro gestione. E poi ancora: soldi provenienti da un’altra attività del marito, la compravendita di veicoli (lo scopo per il quale avrebbero comprato in Svizzera, qualche giorno prima del transito a Chiasso, la Bmw incriminata). O l’ultima: «parte dei soldi erano il regalo di nozze dei suoceri» ha detto in aula l’imputata, difesa dall’avvocato Agostina Rei. Legale che si è battuta, in base al principio ‘in dubio pro reo’, per l’assoluzione della sua assistita (in subordine una pena pecuniaria sospesa). Per la difesa «non sono adempiuti i presupposti del reato di riciclaggio». Insomma, non si è dimostrato con certezza che quei soldi provenissero dal traffico di stupefacenti, il reato che starebbe a monte del riciclaggio: «un sospetto non è sufficiente». Tesi che, come detto, evidentemente non ha convinto la Corte.