Mendrisiotto

Una scuola e un futuro per India

I compagni di classe della ex IV media di Morbio si mobilitano per la loro amica 'sans papier' e lanciano un appello (e una petizione) alla Sem

(Ti-Press)
6 settembre 2019
|

India ha un sogno: diventare una infermiera. E nonostante tutto cerca di tenerselo stretto. Per lei, una ragazzina ‘sans papier’ fuggita dall’Etiopia, poter studiare e costruirsi un avvenire è un dono prezioso. Il richiamo della scuola è talmente forte che quando le autorità le hanno permesso, la licenza di Scuola media in tasca, di iscriversi quest’anno al Centro professionale commerciale (Cpc) di Chiasso, è stata una vera gioia. Essere senza documenti, infatti, ti fa perdere anche il diritto al futuro. Vivere con la paura di essere rimpatriati da un giorno all’altro ti consuma. Quella di India, di suo fratello Nur, 20 anni, e di sua madre da quasi otto anni è una esistenza in... sospeso. Ecco che quella iscrizione al Cpc è stata come uno squarcio di luce nel buio. Per i suoi ex compagni della IV C delle Medie di Morbio Inferiore ha avuto il sapore di una piccola vittoria sulle ingiustizie del mondo. Chiuso un capitolo (scolastico) della loro vita, non l’hanno abbandonata. Il giugno scorso, come raccontato da ‘laRegione’ del 22 giugno, la classe aveva scritto una lettera aperta ai giornali per tentare di restituire dignità alla storia di India e della sua famiglia. Oggi sono pronti a continuare in questa battaglia in nome della loro amica. Così, prese carta e penna, questa volta hanno deciso di promuovere una petizione – lanciata online, tramite il sito Change.org, e in forma tradizionale cartacea – e di indirizzarla alla Sem, la Segreteria di Stato della migrazione, a Berna. La richiesta recapitata in... ‘alto’? Una sola e corale: “Accordare a questa famiglia un permesso di dimora in Svizzera”. Ovvero il Paese dove questi ragazzi “sono cresciuti e che sentono proprio”.

Sin qui India e i suoi si sono sentiti dire sempre di ‘no’. Tant’è che la loro domanda d’asilo non è stata accolta, facendo scattare il conto alla rovescia verso il rientro forzato. «Sulla famiglia – ci conferma la loro legale, Immacolata Iglio Rezzonico – pende, di fatto, una spada di Damocle. La loro situazione è in stallo da troppo tempo. E attendere in questa incertezza, a mio parere, è disumano. Insomma, è assurdo che dalle autorità non venga presa una decisione». In effetti, India, Nur e la madre sono tenuti fermi a un bivio: da una parte l’accoglienza, perché apolidi, dall’altra il rimpatrio. «Ma dove? In Eritrea, in Etiopia?». Non si può non considerare che sono sprovvisti di documenti. «Ciò mi ha spinto a scrivere, a mia volta, alla Sem e al giudice delle misure coercitive che un anno fa ha decretato un divieto di circolazione», ci spiega la legale. Veto che limita i loro spostamenti sul territorio di quattro Comuni ticinesi, nel Basso Mendrisiotto. «Una condizione – fa notare Immacolata Iglio Rezzonico – che, per legge, tarpa le ali a dei ragazzi; i quali legittimamente coltivano dei sogni. India ora ha potuto continuare a studiare, ma rischia di finire come suo fratello (che ha concluso un apprendistato, ndr): chiusa in casa, senza poter aspirare a un lavoro. Nur ha dovuto abbandonare tutto, anche la passione per il calcio; e oggi ha un solo sfogo: la pittura. E questo, a livello umano, fa male». In fondo, la mamma è scappata per dare un’occasione ai suoi figli. Una seconda opportunità, quella di una vita ‘normale’, tiene a fare presente la legale, che in Svizzera i due giovani hanno saputo cogliere. «E lo hanno fatto senza approfittarsene – precisa –. Come si è visto, sono ben integrati, aperti a una cultura diversa dalla loro e benvoluti, come testimonia lo slancio dei compagni di India».

Quegli ex alunni della IV C che, adesso, confidano nella solidarietà popolare, forte dell’eco e dei riscontri che la vicenda della loro amica ha ottenuto. La loro forza sta tutta nella petizione, che online è già stata sottoscritta da oltre 300 persone. “La Svizzera – si legge nel testo – è il loro Paese, dove si sono costruiti una nuova esistenza e delle nuove amicizie. La loro vita è qui, non nei luoghi in cui sono nati e cresciuti, fra Eritrea ed Etiopia (la storia della famiglia è legata alla fragile relazione fra questi due Stati), dove non hanno più nessuno. Il loro desiderio è di poter vivere nel Paese d’adozione come veri cittadini elvetici”. Questi ragazzi ci credono. Ce la faranno? Come diceva Nelson Mandela: “Un vincitore è un sognatore che non si è mai arreso”.