Una quarta delle Medie di Morbio Inferiore si mobilita a sostegno di una compagna di classe, rimasta ‘sans papier’ e senza futuro
Per la burocrazia è una ‘sans papier’. Per i suoi compagni della IVC delle Scuole medie di Morbio Inferiore, però, è ‘solo’ un’amica preziosa, che li ha aiutati a spalancare una finestra sull’altro. E a capire che a questo mondo ci sono anche delle ingiustizie, difficili da accettare. La vera storia di questa ragazzina dalle origini lontane – ma cresciuta in Svizzera e alunna curiosa – l’hanno scoperta quasi alla fine dell’anno scolastico, quando questa compagna speciale ha svelato loro un po’ delle vicissitudini della sua famiglia, il cui destino resta sospeso. La reazione in classe è stata immediata. L’esigenza corale: mobilitarsi. È nata in quel momento l’idea di scrivere una lettera aperta ai giornali per accendere una luce e lottare contro l’indifferenza. Non di meno hanno fatto la docente di classe e la stessa direzione delle Medie, determinate a bussare alla porte della Segreteria di Stato della migrazione e dell’autorità cantonale. Nessuno si è risparmiato, perché, ci dice la professoressa Dania Tropea, «si tratta di una ragazza straordinaria».
Tutto è cominciato all’inizio dell’anno scolastico, quando, scrive la IVC, “è arrivata una nuova compagna, subito integratasi in classe. Per lei, questo è l’ennesimo (precario) trasferimento. Conoscendola, si può dire che è una ragazza solare, sempre sorridente. A colpo d’occhio sembrerebbe una ragazza come tutti. Ma non è così: mentre noi abbiamo un’idea (più o meno) chiara sul nostro futuro, lei è sospesa in un limbo incerto. A causa di ostacoli burocratici, non può sognare il suo futuro, pur essendo cresciuta qui, frequentando le scuole e creando le sue amicizie, tutto a causa del fatto che non sa dove sarà fra uno, cinque, dieci anni”.
Ben presto gli allievi hanno scoperto che la loro amica “non possiede nessun tipo di permesso: per ragioni puramente procedurali, non può iscriversi alla scuola superiore né allontanarsi da una ristretta zona di comuni. Malgrado abbia una forza immensa, con cui maschera questa paura, è innegabile che traspare la sua sofferenza. È il tipo di persona che evita in ogni modo di ‘sfruttare’ quest’incertezza, ma è una situazione che tocca noi tutti”. D’altra parte, questi quindicenni sono ben consapevoli che “l’istruzione è il primo passo verso la costruzione del proprio futuro, è un fatto risaputo”, annotano. “Ma... davvero – ci interrogano – tutti possono sognarsi in tranquillità il proprio avvenire? In Svizzera, certo. La risposta più logica e scontata che si potrebbe dare. Purtroppo non è sempre vero”. Ecco perché la classe, giunta al traguardo della scuola dell’obbligo, ha voluto condividere una speranza: “Quello che noi compagni speriamo – ci spiegano questi adolescenti nella loro missiva – è che la nostra amica abbia un futuro, come tutti noi; ma, per costruirselo, deve poter vivere con stabilità in un Paese sicuro”. E allora si fa strada un appello, rivolto a chi ci governa: “Chiediamo, dunque, che possa finalmente avere un permesso per rimanere a vivere in Svizzera, Paese nel quale si è ben integrata”. Ma l’aspirazione ideale va oltre: “Essendo un problema poco noto, auspichiamo che, venendo a conoscenza di questa drammatica situazione, ognuno interpelli la propria coscienza, affinché ingiustizie di questo calibro non vengano perpetuate”. Sì, perché, richiamano, “per sognare occorre avere innanzitutto lo statuto di persona. Ogni essere umano ha dei desideri, senza cui perde la sua umanità. Eppure ci sono persone che, pur avendo una fratellanza infinita, rischiano di perdere il ‘diritto di sognare’, perché vengono considerate un numero, una procedura fra tante. E si sa, i numeri non sognano...”. Adulti prendete buona nota.