Il Municipio di Mendrisio fissa ciò che si può (e non si può) fare al Castello. Alleati il Patriziato locale e l’Ufficio beni culturali
Adesso le regole ci sono. E andranno rispettate, in nome della valorizzazione del Parco archeologico di Tremona. Il Municipio di Mendrisio si è messo al tavolo e, un articolo dopo l’altro, ha chiarito i possibili utilizzi del sito in zona Castello e il ‘bon ton’ richiesto ai visitatori. A questo punto, scritto il Regolamento, non potranno più esserci fraintendimenti. Anche perché autorità comunale e proprietario, il Patriziato locale, vigileranno, fianco a fianco, sulla tutela dell’area e quindi del patrimonio riemerso dal sottosuolo e che restituisce la storia degli insediamenti protostorici e medievali che hanno abitato quei luoghi. ‘Scavando’ fra le pagine del messaggio municipale consegnato, nei giorni scorsi, nelle mani dei consiglieri comunali, non si scorge più traccia della polemica che cinque anni orsono aveva surriscaldato gli animi e il dibattito attorno al Castello. Oggetto del contendere, all’epoca, era stato un articolo che accompagnava la variante di Piano regolatore tratteggiata sul Parco archeologico. Agli occhi del Patriziato le attività concesse erano lasciate troppo all’interpretazione. La via ricorsuale (che aveva portato fino al Consiglio di Stato) non si era rivelata favorevole al proprietario del sito, ma l’evocato Regolamento, alfine, è arrivato. Non solo: nella gestione del Parco, inaugurato nel settembre del 2016 e iscritto tra i beni culturali di importanza cantonale, e nell’avallo delle manifestazioni, l’esecutivo coinvolgerà il Patriziato. È lì, tutto nero su bianco. La Città, del resto, sa bene di muoversi in quel territorio in un’area di protezione Unesco (il Monte San Giorgio). In altre parole, la zona va salvaguardata, come si legge nel messaggio, da “comportamenti impropri che ne possano deturpare l’immagine o rovinare i reperti”. In effetti, il Regolamento appena stilato ha visto accanto all’autorità locale, il Patriziato di Tremona e l’Ufficio beni culturali del Cantone Ticino. E nulla è stato lasciato al caso, nel solco di una vocazione tutta dedicata a conservazione, divulgazione (e didattica) e ricerca; anche le guide dovranno essere accreditate dalla Città e dall’Organizzazione turistica regionale.
Permessi e divieti
Le voci chiave? Innanzitutto, l’‘utilizzazione’: all’interno del Parco saranno concesse “attività divulgative, didattiche, ricreative e culturali legate alla valorizzazione del sito”. Ma soprattutto sarà vietato “organizzare eventi non autorizzati”. Un altro punto sensibile è, infatti, quello dei permessi. Premesso che l’uso del Parco è soggetto a un avallo preventivo (referente il Municipio di Mendrisio), l’autorità comunale davanti a una richiesta sentirà il preavviso del Patriziato e, di conseguenza, potrà “negare l’uso del Parco per una manifestazione, nel caso in cui essa fosse ritenuta non affine alle attività permesse, non compatibile con la natura del Parco o arrecare disturbo alla quiete pubblica”. Poi c’è il nodo della gestione. E qui gli interventi straordinari dovranno “essere concordati con il Patriziato di Tremona e con l’Ufficio dei beni culturali”. Definiti così i passi da intraprendere, l’esecutivo ha messo per iscritto pure il capitolo degli obblighi. Insomma, “le associazioni, i gruppi, o i singoli organizzatori sono responsabili per eventuali danni arrecati ai beni archeologici e alle infrastrutture messe loro a disposizione”. Non sono trascurati, però, neppure i visitatori. Come dire, maleducati (e inclini al littering) e malintenzionati astenersi. In effetti, la Città potrà multare chi non aderisce alle regole fino a 10mila franchi.