A Mendrisio il Multisala Teatro reinventa i suoi spazi ed escogita un modo per vivere un film in... privato. Morandini: ‘Pubblico e cinefili ci seguono’
Sarà che siamo un cantone da festival (quello del cinema di Locarno). Sarà che l’aria di frontiera stimola pure i cinefili. Da queste parti, però, il rito del film riesce ancora a conquistare adepti. Al pari del Rialto a Muralto o del Lux a Massagno (cfr. ‘laRegione’ di venerdì e del 27 settembre), anche il Multisala Teatro a Mendrisio ha saputo fare delle proposte di qualità una ragione del suo successo. Così il pubblico d’‘élite’ trova i suoi spazi e le produzioni ‘Arthouse’ o locali hanno la loro visibilità. Essere di nicchia può rivelarsi pagante. Tanto da aumentare le sale cinematografiche e scovare fette di mercato inesplorate. Non a caso la famiglia di Luca Morandini è nel mondo dei cinema da 110 anni: «Sono la quarta generazione, per passione». Da fuori l’aria liberty introduce in un clima da ‘Nuovo cinema paradiso’, dentro la voglia di essere innovativi si declina, nella parte alta dell’edificio, nella trasformazione del Mignon in due sale... intime da 30 (la ‘Mignon’) e 40 posti (la ‘1908’, che rimanda alla data di costruzione dello stabile). Una ristrutturazione tenuta a battesimo mercoledì sera e che va a completare l’offerta del Plaza, «la nostra ammiraglia».
Moltiplicate spazi e offerta: ciò denota una buona frequenza di pubblico. Il cinema ha sempre dei fan?
Noi ci adattiamo a quelle che sono le esigenze del pubblico. Del resto, abbiamo uno zoccolo duro di fedelissimi che ci segue e sempre di più ci orientiamo verso un target di film di qualità. Questa è diventata un po’ la nostra caratteristica. Abbiamo cercato, quindi, di proporre pellicole con un livello medio alto. E per poter portare questi film nel Mendrisiotto, abbiamo scelto di creare due sale con un concetto nuovo per il Ticino. Il nostro intento è quello di permettere di andare al cinema sentendosi nel salotto di casa. Insomma, capienza ridotta, grande schermo, ottima tecnologia per far vivere momenti di una certa intimità, senza percepire il vuoto della grande sala. Così diamo l’opportunità ai cinefili di visionare questi film anche sul lungo periodo e con un cartellone più ampio.
Di fatto siete in controtendenza rispetto agli indicatori nazionali?
Siamo in una situazione logistica di grande sviluppo e con un bel potenziale. Gestiamo poi la programmazione in modo diverso, tenendo in cartellone film anche per due mesi. Diciamo che teniamo conto un po’ di più delle esigenze dello spettatore, cercando di andare incontro alle sue aspettative. Questo ci fa guadagnare pubblico e ci premia. E ci ha coinvolto in prima persona: noi facciamo distribuzione, portiamo idee e stimoliamo registi a sviluppare dei progetti.
Da qui la vostra attenzione per la produzione locale, come mostra il cartellone: dal documentario su Mario Botta al film ‘Full Metal Mind’ di Mirko Aretini prodotto da Silvano Repetto, a ‘Libellula Gentile’ di Francesco Ferri, dedicato al poeta Fabio Pusterla.
I prodotti locali spesso fanno la differenza. La stagione scorsa è andata bene perché c’era un ‘Frontaliers’, creato qui con Alberto Meroni. Quando a livello locale c’è un film ‘forte’ la popolazione risponde. Noi ci siamo riusciti e questo ci ha salvato da annate difficili. A volte bastano uno o due film per cambiare il risultato dell’anno: ma ci vuole il ‘blockbuster’ (il grande successo commerciale, ndr). È con un film locale che due anni orsono abbiamo segnato un più 17 per cento.
Al centro c’è il film, attorno il rapporto con lo spettatore e il contesto?
L’idea delle due nuove sale – aperte da ieri, ndr – va in questa direzione. Abbiamo creato dei salotti accoglienti e raffinati, dotati di tecnologie all’avanguardia: sono convinto che piaceranno parecchio.
La novità è la possibilità di prenotare questi spazi per delle proiezioni private, oltre che per eventi aziendali o familiari, come un compleanno.
Viste le loro dimensioni, ridotte, e l’atmosfera accogliente ed elegante (sono sale Vip) possono diventare degli spazi interessanti per gruppi o ditte. Infatti, danno la possibilità di condividere la visione di un film nella stessa sala ma in modalità privata: una sorta di microeventi. Ci si ritrova a proprio agio davanti a un grande schermo, e a qualsiasi ora. E questo un concetto nuovo che piace.
Avete avuto un riscontro?
Abbiamo già ricevuto diverse richieste in tal senso all’inaugurazione. La gente era sorpresa. E noi ci puntiamo molto.
In concreto quanto costa prenotare non un posto ma una sala intera?
Siamo sui 290-390 franchi per una proiezione di due ore e mezzo. Il costo è accessibile. L’idea è di andare incontro al pubblico.
D’altra parte scommettete anche su una scelta precisa a livello filmografico: ‘Arthouse’, versioni originali sottotitolate in italiano, documentari e, come detto, prodotti locali?
Con quattro sale a disposizione possiamo ampliare il ventaglio dedicato a queste produzioni, che più soffrono in Ticino, ma non solo. Ad esempio, ci sono film che meritano e non riescono a restare in cartellone in nessuna delle sale presenti nel raggio di 25 chilometri (Como e Varese inclusi). Noi ci inseriamo lì, parlando a un pubblico minoritario, ma che nel comprensorio può raggiungere numeri interessanti e giustificare questa scelta. In sostanza, sotto uno stesso tetto avremo il film commerciale e l’Arthouse più ricercato. Tutto per far vivere una cosa unica in un luogo unico.
Vi incuneate nel bacino lombardo?
Cerchiamo di diventare un polo nel triangolo fra Lugano, Como e Varese, dove abbiamo un potenziale a livello di pubblico. Pubblico che già ci segue con regolarità. Anche perché siamo allineati con i prezzi italiani, a volte siamo anche più convenienti. E ai vicini d’oltreconfine piace la nostra atmosfera.
Riuscite a essere concorrenziali, nonostante la frontiera, quindi?
In Ticino siamo sempre stati i più economici. Trovandoci a due passi dalla frontiera, del resto, applichiamo una politica dei prezzi estremamente vantaggiosa, soprattutto per le famiglie. Restiamo su un biglietto di 9,99 a proiezione. Tant’è che ci sono italiani abbonati da noi.
Anche nel mondo delle sale cinematografiche bisogna reinventarsi?
Per vivere il cinema; anzi, preferisco usare il verbo condividere. E sale troppo grandi non aiutano. Da noi, poi, non ci sono i numeri: lo dico per esperienza diretta. Anche a Zurigo le sale non superano i 50 posti: si sa che la media degli spettatori è quella che è. Ogni tanto fai il pieno, ma con il filmone. Ecco perché bisogna innovare; ed è quello che cerchiamo di fare. Il cinema, d’altra parte, è sempre stato un punto di incontro, un centro di coesione: è la sua forza. E continua ad esserlo, nonostante YouTube o Netflix. Non resta che sperare in buoni film.