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La Bally abbandona Villa Heleneum

Rammaricato il vicesindaco di Lugano Roberto Badaracco, secondo cui la Città dovrebbe ripartire con un altro progetto culturale di valore

Un’immagine dell’inaugurazione
(Ti-Press)
29 novembre 2024
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È rammaricato il vicesindaco di Lugano e Capodicastero cultura, sport ed eventi Roberto Badaracco per la chiusura della fondazione Bally, che dunque lascerà Villa Heleneum, che licenzierà tre impiegati. Ne ha riferito il CdT online annunciando il 15 gennaio quale termine dell’esperienza dell’ente legato all’azienda di Caslano (che ha deciso il taglio di 65 dipendenti su un totale di 250). Badaracco non era a conoscenza di quella che definisce come una bruttissima notizia: «Probabilmente avrebbero voluto informarci nei prossimi giorni, quando incontreremo il nuovo Ceo di Bally, che ha preso il posto di Nicolas Girotto, per un appuntamento in agenda da tempo».

Se l’informazione fosse confermata, continua il vicesindaco, «sarebbe un peccato, perché penalizzerebbe il progetto culturale della fondazione che aveva anche investito in Villa Heleneum, organizzando mostre di spessore e di richiamo internazionale, dando grande visibilità a Lugano. Come l’esposizione Arcadia che chiuderà in gennaio. La collaborazione con la fondazione, avviata tre anni fa, era prevista sull’arco di cinque anni e l’avremmo potuta rinnovare per altri cinque». Cosa potrebbe succedere a Villa Heleneum, alla luce della notizia, della manovra di rientro della Città e dei passati tentativi di vendere l’edificio? «Dovremmo ripartire con un altro progetto culturale di valore – risponde il vicesindaco –. Sarei contrario a cedere l’immobile proprio per quello che ci ha portato in questi anni. Inoltre, è l’unica villa della Città sul lago in una posizione bellissima e attrattiva».

Preoccupa meno le finanze cittadine, invece, il prospettato incremento di 35 milioni di franchi per realizzare la Città della musica a Besso, che non avrà impatto sull’erario di Lugano. Ne ha parlato il CdT sulla base del messaggio del Consiglio di Stato che ha attribuito la responsabilità dell’aumento da 45 a 80 milioni di franchi alla sottostima di aspetti rilevanti legati alle costruzioni.

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