Se ne è parlato all'assemblea di Scudo, che confida nella moratoria. Comitato confermato per quattro anni.
Prezioso per chi lo riceve, può essere anche redditizio per chi lo eroga: stiamo parlando del servizio di cure a domicilio, indirizzato prevalentemente agli anziani, ma svolto anche in altri ambiti. Settore che ha conosciuto negli ultimi anni l’arrivo in Ticino di numerose nuove società private o anche singoli professionisti nel ramo. Tanto da preoccupare il principale attore di questo ramo nel distretto, il Servizio di assistenza e cura a domicilio di interesse pubblico nel Luganese, meglio noto con l’acronimo SCuDo. Che è una cosiddetta ‘Sacd’, ovvero una società di interesse pubblico senza fine di lucro. Il tema della ‘invasione’ di queste società private è stato al centro dell’assemblea annuale di SCuDo, che peraltro si trova alla vigilia di un importante cambiamento, ovvero il trasloco nella nuova sede di Villa Rava a Viganello.
Villa che si trova di fianco alla casa anziani di Viganello, ed è stata restaurata. Il trasloco, si è appreso, dovrebbe avvenire all’inizio dell’anno prossimo, tra gennaio e febbraio.
Ma veniamo alla delicata questione degli assistenti alle cure privati. Tema peraltro già noto, ma in costante evoluzione. Ecco le ultime cifre. A inizio ottobre, sul territorio ticinese (357mila abitanti) operavano, oltre alle 6 Sacd, 69 Spitex privati, ben 612 infermieri indipendenti, 132 studi medici associati, circa 1’800 medici attivi. “È ovvio che senza una pianificazione adeguata il salasso del sistema non potrà essere arginato” si legge nel ‘Commento sanitario’ presentato all’assemblea. “Si auspica che la moratoria decisa per sospendere il rilascio di nuove autorizzazioni nell’ambito dell’assistenza a domicilio che entrerà in vigore a inizio 2025, possa effettivamente contenere l’esplosione dei costi della salute nel comparto” aggiunge SCuDo parlando della necessità di una riorganizzazione per fare fronte al calo delle segnalazioni (per il 2025 è previsto l’1% di ore in meno).
Secondo Paolo Pezzoli, direttore di SCuDo, così come in altri ambiti sanitari, anche in quello delle cure a domicilio è l’offerta che crea la domanda. «Le società private si sono organizzate in modo diverso e ora in genere funzionano bene. Il problema lo vediamo soprattutto nel campo degli infermieri indipendenti». Entrando nel dettaglio, spiega Pezzoli, «l’atto infermieristico vale per tutti la stessa somma. Però quell’atto, mettiamo misurare i parametri vitali, io lo posso fare una volta alla settimana o quattro volte al giorno. Naturalmente cambiano i costi delle cure a domicilio, e in questo senso il Ticino si distingue alla grande. Basta pensare agli infermieri indipendenti: ne abbiamo più di 600, mentre in tutta la Svizzera sono 1’800... Oltretutto molti di questi infermieri lasciano ospedali e case anziani per fare gli indipendenti, quindi vengono a mancare risorse nel settore tradizionale. Tra gli infermieri indipendenti c’è chi guadagna 10, 14mila franchi al mese. Naturalmente non bisogna generalizzare, ci sono infermieri che lavorano benissimo e ci mettono del tempo anche per l’accompagnamento non sanitario, come fare una passeggiata o accompagnare la persona a fare la spesa. Bisogna tenere presente che oggi circa due terzi delle prestazioni vengono decise direttamente dall’infermiere, manca in assoluto qualsiasi tipo di controllo, le casse malati non sono in grado di farlo, il Cantone idem, e quindi c’è gente che ci sguazza».
Come uscirne? «Con la moratoria il Cantone si è mosso. La domanda è: è giusto che chi valuta le necessità sia la stessa persona che effettua le cure, o non sarebbe meglio che questo compito, di quantificare il bisogno, lo svolgesse qualcun altro, per esempio i servizi regionali come SCuDo?».
«Alcuni abusi sono noti – continua il direttor Pezzoli – ad esempio effettuare prestazioni tramite assistenti di cura e poi fatturarle come se ci fosse un infermiere. Poi ci sono quelli che si fanno portare al supermercato a spese della cassa malati. Ho l’esempio di un conoscente che ci ha chiesto di sostituire l’infermiera che ha in cura sua madre, e che va in vacanza, precisando però che lei il mercoledì si fa portare a Ponte Tresa in auto, 120 franchi all’ora pagati dalla cassa malati... Naturalmente non tutti fanno così, ma il sistema è fuori controllo. Addirittura abbiamo saputo di infermieri che, nel Locarnese, seguono l’auto dello Spitex e poi vanno a suonare il campanello dei pazienti per accaparrarseli... Bisogna dire che il privato ha di suo il vantaggio di mantenere una maggiore continuità, mentre noi col lavoro a turni non possiamo garantire alla persona sempre gli stessi assistenti. Quindi ci sta anche il discorso del privato, pero va fatta a monte una valutazione del bisogno». Un nuovo capitolo, altrettanto insidioso a livello di costi, è la figura del ‘familiare curante’, che in pratica appalta il lavoro a servizi o personale di assistenza. SCuDo sta a sua volta sperimentando questo settore. In proposito all’assemblea, che si ripresentava in buona parte rinnovata, è stato mostrato un filmato sull’argomento.
All’ordine del giorno dell’assemblea, anche le cariche statutarie. Il Comitato è stato confermato in blocco per il prossimo quadriennio.
Infine, da segnalare che continuerà la collaborazione con la Colonia Marina Luganese (fondata da Pasquale Lucchini, la più antica del Cantone) che riscuote annualmente un ottimo successo.