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Scudo: meno utenti, ma aumentano le prestazioni

Cure a domicilio nel Luganese, quasi mezzo milione di utile. Per il direttore Paolo Pezzoli, ‘il privato ha raggiunto una situazione fuori controllo’

Aumentano gli anziani e gli Spitex privati
(Ti-Press/Archivio)
10 maggio 2024
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«Il sistema attuale delle cure a domicilio, così, non funziona più». Il monito giunge da Paolo Pezzoli, il direttore del Servizio di cure a domicilio del Luganese (Scudo). La forte concorrenza dal settore privato è stata anche rimarcata nel Consuntivo 2023 che verrà presentato ai membri dell’associazione durante l’assemblea generale ordinaria prevista il 21 maggio alla Residenza alla Meridiana di Viganello.

‘La forte concorrenza ci mette in difficoltà’

A condizionare il 2023 dello Scudo, anche questa volta, è stata la grande frammentazione presente nel settore della sanità. Nell’ultimo Consuntivo si rimarca che “nel 2023 si è assistito nuovamente alla rilevante presenza di società private che offrono prestazioni di cure a domicilio; la forte concorrenza mette in difficoltà il settore pubblico soprattutto per l’insufficiente diversità dell’attuale sistema di controllo e di diseconomicità delle cure. La massiccia presenza nel Luganese di infermieri indipendenti e Spitex privati influisce in modo evidente sulla fluttuazione delle prestazioni a Scudo”. Per Pezzoli, la situazione sta diventando critica: «I casi più compromessi restano all’ente pubblico, mentre quelli dove si può ‘ricamare’ se li prende il privato che, a differenza nostra, possono rifiutare alcuni utenti. Non sono uno di quelli che vede male il privato, ma in questo caso chi deve controllare non lo fa adeguatamente». Il problema secondo il direttore però nasce già dalla base: «I medici devono avallare una decisione sulla durata della cura, ma spesso la stabiliscono senza nessun tipo di accertamento mentre le casse malati non hanno i mezzi per farlo, lo stesso vale anche per il Cantone. Tutto questo porta a un aumento dei costi, infatti, nella pianificazione cantonale si prevedono per il 2030 costi pari a 12 milioni per il settore privato, una cifra già ampiamente superata nel 2023 che si chiude con 18 milioni di costi. Se continuiamo così il sistema si schianta, in Ticino abbiamo un numero di infermieri indipendenti molto superiore rispetto al resto della Svizzera».

Mentre il numero degli Spitex pubblici è sempre fermo a sei, quelli privati sono aumentati da 24 nel 2015 a 60 nel 2023, mentre gli indipendenti, nello stesso periodo, sono passati da 201 a 518. «Il privato ha ormai raggiunto una situazione fuori controllo con costi che continuano a lievitare – continua il direttore di Scudo –. Le casse malati e i Comuni sono in balia di questa crescita dei costi, arriverà il punto in cui non saranno più in grado di sopportare questa spesa causata dal privato». Il bilancio di Scudo chiude con un avanzo d’esercizio di 423mila franchi, grazie soprattutto agli 1,2 milioni di franchi ricevuti in più dal sussidio cantonale rispetto a quanto preventivato (in totale 8,77 milioni contro 7,49 milioni di franchi). Le spese sono aumentate di quasi mezzo milione, rispetto al 2022 (18,4 milioni contro i 17,9 milioni), a causa dei costi del personale curante condizionati “dal nuovo contratto collettivo di lavoro”.

Cambia la tipologia di infermieri

Nel Consuntivo 2023, vengono anche presentate le statistiche sul lavoro svolto dagli impiegati. Rispetto al passato, si segnalano un aumento di ore effettive da 186’672 a 188’796 (+ 2’124), ma anche un calo del 2,55% di utenti (2’098 a fine 2023). Le cifre mostrano una diminuzione dello 0,68% dell’Etp (l’unità di misura che rappresenta il personale equivalente a tempi pieni) rispetto all’anno precedente. Una diminuzione ancora più ampia, pari a quasi il 14%, se si considera il periodo 2019-2023 (nel quale in ogni anno si è registrato un calo). Il dato più significativo, prendendo in considerazione le categorie dei lavoratori nell’ultimo quadriennio, è la forte diminuzione degli infermieri diplomati, da 79,77 a 39 Etp, mentre gli infermieri con post-formazione sono raddoppiati passando da 9,11 a 18,70 Etp (+5 solo dal 2022 al 2023). Nell’ultimo anno si segnalano anche sette infermieri diplomati che hanno cambiato ‘datore di lavoro o attività’. Secondo Sergio Macchi, presidente di Scudo, la tipologia del personale sta mutando di pari passo con le cure maggiormente proposte: «Noi stiamo spingendo sempre di più verso la specializzazione: tra le nostre file abbiamo diverse tipologie di infermiere come quella oncologica, geriatrica, pediatrica, così come tante altre formazioni più mirate. La tendenza degli ultimi anni, per volontà del Cantone e anche nostra, è quella di tenere il paziente al domicilio più tempo possibile anche in caso di malattie gravi». Non bisogna dimenticare, prosegue, «che il Cantone fa una certa pressione e ci impone di assumere operatori sociosanitari per diminuire i costi globali. Va sottolineato anche che non tutte le cure devono essere fatte da personale infermieristico specializzato».

Quella moratoria attesa quest'anno

Nel novembre scorso alla Conferenza dei presidenti dei Servizi di assistenza e cura a domicilio di interesse pubblico, si erano posti diversi interrogativi sul futuro della gestione del settore data “l’esplosione incontrollata” della concorrenza. In quell’occasione, è stata proposta una moratoria nella quale i presidenti degli Spitex pubblici chiedevano “di portare dagli attuali due anni a cinque il periodo di pratica professionale necessario per ottenere l’autorizzazione a operare come indipendenti nelle cure a domicilio”. Una richiesta che potrebbe essere presa in considerazione già nei prossimi mesi, precisa Pezzoli: «Probabilmente già da questa estate, il Cantone prenderà una decisione anche se ancora non sappiamo precisamente in che modo». A proposito di moratoria, in questi giorni, è in programma un incontro tra le parti, per fare il punto della situazione.

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