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Sicurezza, prendiamo esempio da Neuchâtel

(Ti-Press)

Il Canton Neuchâtel è uno dei tanti Cantoni che si è dotato di un unico Corpo di polizia. Negli scorsi mesi il Consiglio di Stato neocastellano ha elaborato un dettagliato rapporto per rispondere a un postulato del Plr, sottoscritto da quasi tutti i deputati del legislativo, che chiedeva quale fosse il costo della sicurezza nel cantone. Le conclusioni sono oltremodo significative: il governo puntualizza che “... senza le riforme realizzate negli ultimi 15 anni, i costi legati alla sicurezza avrebbero conosciuto una evoluzione nettamente meno favorevole rispetto alla situazione attuale. La polizia ha potuto far fronte alle nuove sfide della sicurezza garantendo comunque un buon livello delle prestazioni, realizzando delle economie di scala, specializzandosi e assicurando una migliore ripartizione delle risorse. Con una più mirata organizzazione, in tutti questi anni, non ha mai raggiunto la cifra di 410 agenti inizialmente prevista nel 2006 nel progetto per una Polizia unica. L’aver mantenuto stabili i costi della sicurezza durante l’ultimo decennio è assolutamente rimarcabile in un contesto dove le esigenze sono considerevolmente progredite. Il beneficio dei Comuni è stato importante tanto è vero che la loro quota di partecipazione è diminuita dal 40% del 2005 al 21% del 2022. Questo testimonia la validità delle riforme intraprese”. Ancora più eloquente l’ultima considerazione del Consiglio di Stato: “Il processo della Polizia unica ha generato importanti vantaggi finanziari mantenendo comunque un livello di sicurezza pubblica adeguato e una importante riuscita nella gestione delle risorse pubbliche e dei servizi di sicurezza del Cantone”.

Al di là dell’aspetto finanziario è da evidenziare come il processo di implementazione della Polizia unica abbia mantenuto e anche migliorato la qualità del servizio a favore dei cittadini. Nel dettaglio è da sottolineare come il costo netto della sicurezza a Neuchâtel sia addirittura diminuito dal 2010 (58,8 milioni) agli attuali 57,1 milioni, malgrado i nuovi compiti assunti dalle forze dell’ordine in materia di cybercriminalità, l’aumento delle inchieste, l’introduzione del nuovo codice di procedura penale, le nuove esigenze per garantire l’ordine pubblico o per il settore dell’asilo. Nel 2010 gli agenti in servizio nel cantone erano 405 e sono diminuiti nel 2023 a 402 unità!

Il raffronto con la realtà ticinese è impietoso: nel 2013 erano attivi da noi 876 agenti formati mentre nel 2023 si è raggiunta quota 1’164 (1’381 con il personale amministrativo). Si dirà che la situazione non è paragonabile, resta però il fatto che i nuovi compiti hanno toccato in egual misura tutti i Cantoni, ma a Neuchâtel sono stati in grado di stabilizzare gli effettivi.

Mediamente tutti i Comuni di quel cantone partecipano ai costi con una quota di circa 60 franchi per abitante, mentre in Ticino i Comuni polo chiedono ai consorziati contributi che oscillano tra i 140 e 180 franchi. La partecipazione globale di tutti i Comuni neocastellani è di circa 12 milioni di franchi, che è il medesimo importo che Lugano prevede ogni anno, al netto dei ricavi, per la Polizia comunale.

Una quindicina di anni fa il Cantone romando e i principali Comuni hanno avuto il coraggio di mettere in atto questa importante riforma che si chiama Polizia unica e i risultati sono evidenti. Quel coraggio invece che manca al nostro Consiglio di Stato e ai nostri Comuni, che invece di proporre riforme strutturali che garantiscano benefici sul lungo periodo, pensano di risolvere la drammatica situazione finanziaria tagliando contributi in settori sensibili del sociale o attuando interventi ridicoli come il non più riproporre l’aperitivo per i dipendenti, i francobolli per affrancare le buste elettorali, l’aumento delle tasse rifiuti o il mancato potenziamento del bike sharing.

Sicuramente la soluzione non sarà la riforma denominata ‘Polizia Ticinese’, ora in consultazione presso i Comuni – alla quale ha lavorato la speciale commissione per diversi anni (con quali costi?), creata a suo tempo dal Dipartimento delle istituzioni –. Riforma che proprio l'altro ieri è stata bocciata sonoramente dai Comuni del Luganese. Il progetto prevede una cervellotica nuova organizzazione con una governance confusa che non farebbe altro che creare ancora maggiore burocrazia. Ma in questi anni non si sarebbe dovuto anche affrontare e confrontare l'ipotesi di un solo Corpo di polizia?