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Adria Costruzioni e quelle due Ferrari, l’aereo e lo yacht

‘Si tratta di investimenti’: Filippo Cambria respinge l'accusa di ripetuta amministrazione infedele aggravata per oltre 12,5 milioni di franchi

Il cantiere attivo a Breganzona nell’ottobre 2015
(Ti-Press/Archivio)
16 settembre 2024
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Ammonta a più di 12,5 milioni di franchi la quantificazione del reato di ripetuta amministrazione infedele aggravata, contenuta nel capitolo 2 del corposo atto d’accusa allestito dalla procuratrice pubblica Chiara Borelli. Questo è uno dei capitoli del maxiprocesso Adria Costruzioni, che è stato affrontato oggi dalla Corte delle assise criminali di Lugano presieduta dal giudice Marco Villa (giudici a latere Emilie Mordasini e Monica Sartori-Lombardi, più alcuni assessori giurati). Dopo la sospensione estiva, è ricominciato il dibattimento in corso nella sala in cui si svolgono le sedute di Consiglio comunale di Paradiso ed è entrato subito nel vivo. Banca Wir si è costituita accusatrice privata e lamenta un danno di oltre 25 milioni di franchi.

Presunti danni al patrimonio di tre società

A Filippo Cambria, 34 anni, e a suo padre Adriano, 61 anni, è rimproverato il fatto di aver danneggiato il patrimonio di tre società, tra le quali Adria Costruzioni Sagl, nelle loro funzioni di amministratori, soci e gerenti, provocandone il fallimento, perché avrebbero utilizzato parecchio denaro, per spese personali ed estranee alle attività aziendali. In sostanza, consiste in questo l’accusa di ripetuta amministrazione infedele aggravata, messa in atto tra il febbraio 2012 e il settembre 2015, con la complicità di Yves Wellauer, 55enne, ex direttore della succursale ticinese di banca Wir. Nell’atto d’accusa si citano oltre 186mila franchi destinati a coprire i leasing di vetture, tre le quali due Ferrari (F12 e F458); più di 1,8 milioni di franchi per le sponsorizzazioni le società di Giovanni Cuzari nelle gare del gran premio di motociclismo; 113mila per un investimento ad Abu Dhabi per costituire un fondo immobiliare; poco più di 472mila franchi per l’attività di gestore di sale giochi in Italia; 300mila franchi per l’acquisto, la manutenzione e l’uso di uno yacht; 142’600 franchi per l’acquisto di un aereo privato (Cirrus monomotore a 4 posti, in comproprietà con Cuzari); 300mila franchi per l’acquisto di un appartamento in Costa Azzurra; 491mila franchi per la produzione di una linea di occhiali denominata Athina, 285mila franchi versati a favore di Wellauer e altri 8,2 milioni per bonifici e prelievi bancari per scopi personali dei Cambria. Interrogati in merito, tutti e tre non riconoscono i fatti né l’imputazione.

Moto Gp, sponsorizzazioni ‘fruttavano’

Rispetto ai leasing e le spese per le auto, Filippo Cambria ha spiegato che i costi sopportabili erano sopportabili. Le due Ferrari sono state acquistate quali investimento e quei soldi si riferiscono anche al pagamento di veicoli necessari all’azienda. Invece, la sponsorizzazione della Moto Gp, rientrava in un programma legato all’attività di una società, che aveva iniziato a fruttare alle società dei Cambria. Anche il denaro utilizzato per costituire un fondo immobiliare ad Abu Dhabi, rappresentava un investimento, a cui avevano poi rinunciato perché era emerso che uno dei promotori, allora, aveva problemi con la giustizia. Oggi, ha continuato Filippo Cambria, quella persona è tra i cinque principali promotori immobiliari ad Abu Dabhi. Stesso discorso, per 300mila franchi usati per la manutenzione e l’uso dello Yacht, che è stato un investimento, documentato agli atti, tanto che l'operazione ha avuto un ampio margine di guadagno. «L’aereo privato l’avremmo acquistato per rivenderlo assieme a Giovanni Cuzari, è stato poi sequestrato nell’ambito di un altro procedimento penale (a carico di Giovanni Cuzari, non ancora concluso, ndr) e rivenduto, nonostante l’avessimo pagato solo io e mio padre – ha dichiarato Filippo Cambria –. Allo stesso modo, erano investimenti la produzione di una linea di occhiali denominata ‘Athina’ e l’acquisto di un appartamento in Costa Azzurra». Il giovane Cambria respinge l’accusa relativa agli 8,2 milioni di franchi, perché i soldi sono immessi in operazioni immobiliari e non usati per altre finalità.

Crediti da conti Wir a conti Wir

Il giudice ha inoltre esaminato le ultime due operazioni immobiliari, per le quali è stata prospettata l'ipotesi di reato di ripetuta truffa per mestiere. Il primo caso riguarda un cantiere di Cadro, per il quale l’ipotesi accusatoria parla di un credito di costruzione di poco meno di 8 milioni di franchi, soldi ottenuti da banca Wir, simulando l’apporto di mezzi propri di mezzo milione di franchi provenienti da un’altra operazione immobiliare. Stando all'accusa, alla liberazione del credito, sarebbero stati usati 4,56 milioni, di cui 3,57 per l’operazione immobiliare, mentre il resto sarebbero stati utilizzati per scopi estranei all’edificazione. Il danno cagionato all'istituto di credito sarebbe poco meno di 1,5 milioni di franchi. Dal canto suo, Wellauer ha contestato di esse stato a conoscenza che l’apporto di 500mila franchi era stato distratto dal conto di costruzione del cantiere di Novazzano. Filippo Candria non ricorda se il papà e il direttore della succursale di Wir fossero al corrente, ma ribadisce che i soldi sono transitati da un conto di banca Wir a un altro conto di Wir e di non aver mai nascosto i movimenti bancari all’istituto di credito. In questo caso il danno nei confronti di Wir ammonterebbe a poco meno di 1,5 milioni di franchi. Si è poi passato a mettere sotto la lente il credito di costruzione di poco più di 20 milioni di franchi, per un’operazione da realizzare in tre particelle a Pambio Noranco. Anche in questo caso, gli ex titolari della ditta avrebbero simulato l’apporto di mezzi finanziari propri, mentre in realtà i soldi sarebbero stati distratti dai conti costruzione di altri cantieri, in particolare Paradiso e Novazzano, e altri 150mila provenienti da un prestito. In cambio dell’agevolazione nella concessione del credito, l’ex direttore di Banca Wir avrebbe ricevuto denaro. Wellauer ha ribadito di non essere stato a conoscenza di questa manovra, Adriano Cambria non ricorda, mentre Filippo ha sostenuto che l’ex direttore di Banca Wir fosse al corrente.

Ipoteche legali ‘regolari’

Rispetto alla presunta truffa nei confronti del Pretore di Lugano e alla relativa falsità in documenti in merito a due istanze di iscrizione di ipoteca legale a carico di due particelle, una a Paradiso, l'altra a Pregassona, Filippo Cambria non ha riconosciuto i fatti né l’imputazione. Fatti avvenuti tra il gennaio e il febbraio 2016. «Mai mi sarei sognato di fare carte false appena scarcerato, tanto è vero che mi sono fatto aiutare dalla mia legale (all'epoca Francesca Nicora), che ha scritto all'allora titolare dell’inchiesta, il procuratore generale John Noseda, chiedendo l’autorizzazione a procedere con le ipoteche. Noseda ha risposto che l’eventuale inoltro non soggiaceva alla sua autorizzazione. Assieme all’istanza inoltrata per tutelare gli interessi della nostra società A. F. Invest Sa ho allegato le fatture datate all’ottobre 2015 per lavori effettuati in quel periodo. Ho eseguito la procedura con il Pc appena dissequestrato, nei termini legali per richiedere l’ipoteca legale, ossia 4 mesi», ha detto Filippo Cambria, producendo documentazione che è stata agli atti, per cui non ci sarebbe stato un cambiamento di data. È stata contestata anche l'ipotesi di reato di cattiva gestione, per il fallimento delle tre società pronunciate dal Pretore di Lugano.

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