Maxiprocesso sul caso Adria Costruzioni, la versione dell'ex direttore operativo dell'impresa edile mette in dubbio il ruolo di vittima di Banca Wir
«Ho incontrato i dirigenti di banca Wir a Balisea il 7 luglio del 2015. Ricordo bene, perché è stata la prima volta che mi venivano bloccati i conti in uscita. Mi hanno convocato perché volevano sapere lo stato di avanzamento dei cantieri e le questioni legate ai pagamenti. Mi hanno detto che è stato un errore della banca permettere che Adria Costruzioni Sagl e AF Invest incassassero tutti i proventi su un unico conto corrente, perché non riuscivano a controllare. Così ho proposto, e loro hanno accettato, di aprire conti in franchi e in Wir per ogni singola società e operazione. I dirigenti di Basilea di banca Wir, compreso il Ceo, erano perfettamente a conoscenza di tutti cantieri, dei vari crediti e delle vendite, in totale 55 milioni di franchi. Hanno deciso di continuare a lavorare con noi nello stesso modo, con l’unico cambiamento di suddividere i pagamenti. Tanto che il giorno dopo l’incontro ho potuto disporre di cento conti correnti». Questa precisazione, pronunciata dall’ex direttore operativo di Adria Costruzioni Filippo Cambria, sollecitato dal presidente della Corte delle Assise Criminali di Lugano Marco Villa nel dibattimento, solleva qualche dubbio in merito all’accusa di truffa per mestiere, di cui è accusato in correità con gli altri sei imputati.
Entra nel vivo il maxiprocesso legato al crac di Adria Costruzioni che ha coinvolto l’ex direttore della filiale ticinesi di banca Wir e altri sei imputati . Martedì è stata affrontata l’operazione immobiliare di Paradiso, avviata nel maggio 2014, che coinvolge con presunti gradi di responsabilità diversi, tutti i sette imputati. L’atto d’accusa parte dalle due particelle 51 e 52, acquisite con diritto di compera dal 46enne, difeso dall’avvocato Elio Brunetti, e dal 44enne patrocinato da Nadir Guglielmoni, al prezzo di 4,8 milioni di franchi (licenza edilizia inclusa). L’acquisizione comprende un’operazione già finanziata, tramite l’ex direttore di Wir Yves Wellauer, con un credito di costruzione di 11,8 milioni di franchi. Poi, i due promotori, secondo l’accusa, si mettono d’accordo, per la cessione delle particelle e dell’intera operazione immobiliare, con padre e figlio Cambria e gli altri due imputati, un 55enne, difeso dall’avvocato Niccolò Giovanettina, e un 37enne, meglio noto (ai media come Mister X), patrocinato dall’avvocato Filippo Ferrari. Un accordo siglato alla condizione, che una società semplice denominata Residenza Futura sottoscrivesse a carico del credito in essere a quel momento un contratto di appalto con AF Invest Sa (di Filippo e Adriano Cambria). L’atto viene perfezionato verso fine maggio 2014 con un valore di appalto di poco più di 8,5 milioni di franchi, dei quali 2,7 milioni, pagabili alla firma del contratto.
I sette imputati sono stati interrogati in merito a quest’ultima cifra, che l’ex direttore della filiale avrebbe sottaciuto alla banca permettendo che la stessa Wir liberasse a favore di AF Invest la stessa circa (2,7 milioni di franchi il 31% del costo complessivo del cantiere) quale acconto. Una parte di questi soldi, precisamente 964’611 franchi, sono, in seguito, confluiti nell’operazione come apporto di mezzi propri, mentre, sempre stando all’accusa, provenivano dal pagamento del primo acconto del contratto d’appalto tra AF Invest e Residenza Futura. Ebbene, alla liberazione del credito, sono stati impiegati poco più di 7 milioni di franchi, dei quali al massimo 5,9 milioni per l’operazione, mentre la rimanenza è stata usata per altri scopi estranei all'edificazione. In particolare, 300’000 franchi utilizzati, quali mezzi per finanziare un’altra operazione immobiliare relativa alla particella 1125 di Pregassona. Tutto questo, secondo l’atto d’accusa, avrebbe causato un danno di oltre due milioni di franchi a banca Wir. Però, è sempre lo stesso istituto di credito che in questo caso ha operato con suoi correntisti.
Dal canto suo, Wellauer contesta il rimprovero di aver trattato la concessione dei crediti ipotecari e sostiene di non aver mai sottaciuto nulla ai suoi colleghi del Back Office che si occupavano dei crediti. Il 44enne promotore ha ricostruito la storia dell’operazione immobiliare di Paradiso, che inizialmente avrebbe dovuto portare avanti con un altra società (riconducibile a due persone condannate con decreto d'accusa, ma non presenti a questo dibattimento). Poi cosa è successo? «Siamo stati confrontati con le scadenze dei diritti di compera e con il fatto che il credito totale di 11,8 milioni comprendeva anche un milione di Wir, che è una monete complementare utilizzabile solo tra correntisti e la banca, quindi è come un debito e come tale lo devi passare a qualcun altro. Questo era motivo di ansia. Poi, Wellauer mi ha messo in contatto con Filippo Cambria, che era cliente Wir e ha confermato la possibilità di effettuare la costruzione al prezzo di 8,5 milioni di franchi», ha detto il 44enne. Filippo Cambria ha confermato questa versione dei fatti, precisando di aver inviato ai dirigenti di banca Wir le richieste di credito, perché Wellauer in quel periodo era in vacanza e che i 964’611 franchi rappresentavano la quota parte sua e di suo padre nell'operazione.