laR+ Luganese

Quei crediti Wir concessi ad Adria Costruzioni

Sospeso il maxiprocesso cominciato due settimane fa nella sala del Consiglio comunale di Paradiso. Ricomincerà il prossimo settembre

In sintesi:
  • I sette imputati continuano a respingere le accuse formulate dalla pp Chiara Borelli
  • Acquisiti agli atti nuovi documenti che confermerebbero la buona fede dell’ex direttore dell’impresa
La sede di banca Wir nel 2006 e l’intestazione dell’impresa fino al 2015
(Ti-Press/AR)
14 giugno 2024
|

Fine prima parte. Per la seconda, bisognerà attendere la metà del prossimo mese di settembre. Così ha deciso il presidente della Corte delle Assise Criminali di Lugano, il giudice Marco Villa, che in queste ultime due settimane ha condotto il maxiprocesso sul caso Adria Costruzioni e banca Wir, che si è costituita accusatrice privata. Dopo nove giorni, è dunque stato sospeso il dibattimento che si è svolto nella sala del Consiglio comunale di Paradiso, per il quale ci sono sette persone sul banco degli imputati. Nella prima settimana, la Corte ha respinto le numerose questioni pregiudiziali e le istanze probatorie presentate dagli avvocati, che, peraltro, hanno chiesto, invano, il rinvio al Ministero pubblico dell’atto d’accusa firmato dalla procuratrice pubblica Chiara Borelli.

Un caso, 26 scatoloni di carte

Torneranno dunque a Palazzo di giustizia i ventisei scatoloni, dei quali 22 relative alle sole indagini, colmi di decine di migliaia di fogli di documentazione su un caso che, quando divampò, nell’autunno 2015, destò un ampio clamore. Il dibattimento ha subito ritardi, tanto che è entrato nel merito soltanto martedì scorso. Ricordiamo che l’inchiesta penale venne avviata poco meno di nove anni fa dal compianto procuratore generale John Noseda, poi venne ripresa, prima, dall’ex procuratore Andrea Minesso, poi dalla pp Chiara Borelli. L’atto d’accusa punta il dito principalmente su Yves Weelauer, ex direttore della filiale di banca Wir che, in correità con gli altri imputati, principalmente padre e figlio Cambria (ex titolare ed ex direttore operativo di Adria Costruzioni), avrebbe orchestrato un sistema per ingannare i funzionari di Wir. Come? Sempre secondo l’accusa, Wellauer, che contesta il reato di truffa per mestiere, avrebbe indicato o fatto indicare, nelle diverse domande di credito di costruzione, che le operazioni non fossero da analizzare approfonditamente, visto che padre e figlio Cambria erano affidabili per l’istituto bancario, alla luce delle loro collaborazioni con un noto costruttore immobiliarista, pregiato cliente della banca. Il rimprovero verte in sostanza l’illecita provenienza dei mezzi propri a sostegno delle varie richieste di credito, che l’ex direttore della filiale Wir avrebbe agevolato indicando che la soglia delle richieste quote di vendita fosse raggiungibile.

Erogati 115 milioni di franchi in tre anni

In questa vicenda, lo ricordiamo, banca Wir avrebbe subito un danno complessivo di oltre venti milioni di franchi, mentre l’impresa di costruzione Adria Costruzioni Sagl con sede operativa a Pregassona e sede legale a Paradiso fallì poco prima dell’inizio delle indagini. Anche gli ex vertici della ditta contestano le accuse di truffa per mestiere, in correità tra loro e con Wellauer, e in parziale correità con gli altri quattro imputati. Complessivamente, l’impresa di costruzione ha ottenuto circa 115 milioni di franchi da Wir, buona parte dei quali sono ritornati nelle casse dell’istituto di credito attraverso la vendita di numerose proprietà, alcune delle quali sono state messe all’asta. A proposito di vendite all’asta, come ha riportato il CdT, quella di giovedì scorso, per le tre palazzine della residenza Rivasole a Riva San Vitale, se l’è aggiudicate banca Wir, per 3,3 milioni di franchi, a fronte di un valore di stima di 6,7 milioni. La problematica storia della residenza Rivasole è contenuta nel secondo atto d’accusa che imputa a Wellauer il reato di truffa. Per questa operazione, che non è stata affrontata in queste due settimane di dibattimento, Adria Costruzioni non è coinvolta.

Domande, risposte, conferme e nuovi atti

In queste due settimane di dibattimento, le parti hanno sostanzialmente ribadito le proprie posizioni. Da una parte, ripetutamente sollecitato dalle domande del giudice, della procuratrice e di Mariella Orelli, legale di banca Wir, Wellauer ha risposto confermando di aver funto soltanto da tramite delle varie richieste di crediti di costruzione, sulle quali l’ultima parola spettava alla sede centrale dell’istituto di credito, a Basilea. L’ex direttore della filiale, di fronte a scambi di messaggini ed email, che apparentemente lo avrebbero messo in contraddizione, ha sempre negato di aver avuto un ruolo nel favorire la concessione dei crediti. Filippo Cambria, al quale sono state poste parecchie questioni, in particolare in merito alla provenienza dei fondi quali mezzi propri e ai soldi che sarebbero stati utilizzati per altri fini rispetto all’appalto, ha ribadito che era una consuetudine, nella relazione con banca Wir, chiedere prestiti per attingere a crediti. In altre parole, così facevano tutti, non solo Adria Costruzioni. L’ex direttore operativo dell’impresa con sede a Pregassona ha pure confermato che i vertici di Basilea erano al corrente di tutte le operazioni, dei cantieri e dei crediti che avevano concesso. In tal senso, è stato prodotto agli atti un documento sottoposto a banca Wir, nel quale c’è il resoconto dei costi, dei ricavi di tutte le operazioni e dei cantieri chiusi e aperti. È pure stato consegnato al giudice uno scritto firmato da un fiduciario immobiliare che attesta come tutti i titolari dei nove diritti di compera, relativi al progetto “Adria Village” a Novazzano, che prevedeva 25 villette, siano stati rimborsati per un totale di 630’000 franchi. Lo stesso fiduciario ha certificato che senza l’intervento di Filippo Cambria, la Commissione Lafe avrebbe potuto mantenere bloccata la pratica per un periodo prolungato, compromettendo la vendita dei terreni di Pambio Noranco.