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Colpo di scena in aula: rapinatore di bancomat resta in carcere

La Corte delle Assise criminali di Lugano ha ritenuto troppo blanda la pena proposta per un 31enne che ha fatto saltare in aria lo sportello di Comano

Il bancomat oggi non esiste più
(Ti-Press)
29 agosto 2024
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Avrebbe dovuto essere un rito abbreviato come tanti. Invece il processo contro un 31enne moldavo e rumeno che nel 2019 ha fatto saltare in aria il bancomat della Raiffeisen di Comano per rapinarlo, fallendo nel tentativo, si è risolto in un colpo di scena. La Corte delle Assise criminali di Lugano ha infatti ritenuto troppo blanda la pena proposta dalla procuratrice pubblica Petra Canonica Alexakis – e concordata con il difensore Michele Sisini –, ossia tre anni, dei quali solo otto mesi da scontare, e l’espulsione dalla Svizzera per cinque anni. L’atto d’accusa è stato così rimandato al Ministero pubblico e l’imputato dovrà restare in carcere.

Un’esplosione nel cuore della notte

I fatti risalgono al 22 ottobre 2019 – e si inseriscono in una stagione piuttosto lunga di fatti simili –, ma sono sbarcati in aula penale solo cinque anni dopo in quanto i due responsabili si sono dati alla fuga e al momento uno dei due risulta ancora latitante. I due criminali hanno preso di mira un bancomat che oggi non c’è più ma che, con la sua caratteristica forma cilindrica, era un elemento noto del paesaggio di Comano. Si trovava in via Cureglia, di fronte allo stabile della Rsi ed era già stato oggetto di interesse di malviventi. Nel 2016 infatti era stato dato alle fiamme. In questo secondo caso, si è trattato di un’esplosione. Nel cuore della notte, attorno alle 3.30, grazie a una bombola di gas acetilene da cinque litri i due hanno fatto saltare in aria lo sportello. Con loro, i necessari attrezzi da scasso, con l’obiettivo poi di rapinarlo. Tuttavia, la miscela di gas e l’innesto a filo elettrico hanno fallito nel tentativo, cosicché i due sono fuggiti.

Fermato dopo quattro anni e mezzo a Basilea

La deflagrazione ha svegliato il vicinato, causando preoccupazione e paura in quanto diversi hanno pensato a una bomba. Vasto il dispiegamento di forze di polizia, e sul posto anche il direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi. L’inchiesta in un primo momento è stata coordinata dal procuratore pubblico Nicola Respini, che ha anche fatto diramare un mandato di cattura internazionale, grazie al quale lo scorso febbraio a un valico doganale nei pressi di Basilea è stato finalmente fermato il 31enne. Imputato che, peraltro, dopo il colpo in Svizzera è stato arrestato in Austria per fatti analoghi, e in carcere è stato pure in Italia. Poco convincente, per la Corte, è dunque apparsa la sua giustificazione oggi in aula: «Ho agito perché mi trovavo in difficoltà economiche – ha detto incalzato dal giudice –, mi trovavo in Svizzera da pochi giorni, ero di passaggio, e mi è stato proposto di rapinare il bancomat». «Mi avvalgo della facoltà di non rispondere» ha poi detto quando gli è stato chiesto da dove provenisse il materiale esplosivo.

‘Otto mesi da espiare sono pochi’

Un atteggiamento che probabilmente ha contribuito alla decisione finale della Corte. «Manca l’imputazione di infrazione alla Legge federale sugli stranieri – ha detto Pagnamenta –. Ma il problema maggiore riguarda la pena: lei è venuto qui appositamente per far esplodere un bancomat e considerato il pericolo di far male a qualcuno, è un rischio per la sicurezza della società. Se la pena detentiva di tre anni può essere considerata anche adeguata, certamente solo otto mesi da espiare non lo sono». Se l’atto d’accusa fosse stato accettato, l’imputato sarebbe stato scarcerato a breve, trovandosi in prigione da sei mesi. Corretta, per i giudici, sarebbe stata una richiesta che contemplasse una detenzione effettiva almeno della metà rispetto al totale. L’incarto è stato quindi rimandato al Ministero pubblico, con la procuratrice che potrà ora tentare di accordarsi nuovamente con la difesa ma proponendo una pena espiativa più elevata. Oppure, qualora un’intesa non venisse trovata, si assisterebbe a un procedimento normale e non abbreviato. Il 31enne, ricordiamo, è accusato di tentato furto, esplosione e danneggiamento con danno considerevole. Quest’ultimo è stato quantificato in 138’000 franchi.

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