Lombardi ha spiegato perché il corteo del 1° giugno a Lugano è stato tollerato: ‘Limiti solo in caso di motivi gravi e secondo proporzionalità’
“Repetita iuvant”: usiamo questa nota locuzione latina, forse a sproposito, ma perché può darsi che talvolta il ripetere alcuni concetti contribuisce al loro consolidamento o a evitare che finiscano nel dimenticatoio. «Il diritto di manifestare può essere limitato solo in caso di motivi gravi e secondo il principio di proporzionalità. Questi requisiti non erano dati, in quanto la manifestazione era pacifica (quella inscenata a Lugano il 1° giugno promossa dal Coordinamento unico a sostegno della causa palestinese, ndr.). Il Municipio non intende e non può limitare in maniera assoluta e preventiva dei diritti costituzionali. Ogni situazione richiede una valutazione concreta, in particolare tecnico-operativa, che viene svolta dal servizio informazioni della Polizia cantonale in maniera indipendente o con la collaborazione della Polizia della Città di Lugano. Giova precisare che il diritto di manifestare non dev’essere confuso con l’organizzazione di eventi di carattere ludico o di svago che necessitano, invece, di un’autorizzazione».
Parole di Filippo Lombardi, municipale di Lugano, pronunciate lunedì sera durante la seduta di Consiglio comunale, in risposta all’interpellanza presentata dal gruppo Udc (primo firmatario Alain Bühler) intitolata ‘Manifestazione in centro del 1° giugno 2024: tutto regolare?’. Un’interpellanza che non ha voluto mettere in discussione il diritto di opinione, di espressione e di manifestare, ma ha posto l'accento sul “fatto che, con ogni probabilità, ci troviamo dinanzi all’ennesima manifestazione non autorizzata, non è più accettabile qualunque sia il messaggio che si voleva veicolare”. In effetti, ha confermato Lombardi, «il Municipio e la Polizia cittadina non hanno ricevuto alcuna richiesta di autorizzazione. Di conseguenza, la manifestazione non è stata autorizzata. Una modalità frequente per quanto riguarda cortei di sensibilizzazione, protesta, espressione di sostegno a una causa».
Per porre un’altra domanda, l'atto parlamentare ha richiamato “il principio di parità di trattamento dinanzi alla legge”: è lecito desumere che ogni cittadino può arrogarsi il diritto di organizzare eventi e manifestazioni sul suolo pubblico senza richiedere alcuna autorizzazione alle autorità e senza alcuna conseguenza legale? «L'organizzazione di eventi e manifestazioni è sottoposta all’obbligo di un'autorizzazione – ha risposto il municipale –. Cortei di breve durata, svolti in modo pacifico e brevi sit-in, che non intralciano in maniera significativa e duratura il traffico, sono da considerare legittime». Lombardi ha confermato inoltre che c’è stata una lite tra un gruppetto di persone in Piazza della Riforma quel giorno e che «la polizia è intervenuta con due pattuglie e ha ripristinato l’ordine, identificando e allontanando i perturbatori». Dal canto suo, Alain Bühler si è dichiarato assolutamente insoddisfatto: «Me l’aspettavo una risposta simile. Trovo che sia avvilente, vedere come simili manifestazioni siano comunque sempre tollerate, al di là di quest'ultima ma anche quelle passate, come l'occupazione di zone e parchi cittadini a svariate ore del giorno. Per questo motivo, come gruppo, presentiamo immediatamente una mozione, con la quale intendiamo inserire nel regolamento cittadino sui beni amministrativi delle misure sanzionatorie in caso di manifestazioni illecite».
Detto, fatto. La mozione intitolata ‘Spese a carico dei perturbatori in caso di uso del suolo pubblico non autorizzato’ è stata presentata alla cancelleria comunale di Lugano. Una mozione che viene motivata dal fatto che “anche a Lugano, la Città si trova sempre di più confrontata con utilizzazioni del suolo pubblico non autorizzate. Di particolare rilievo si possono annoverare manifestazioni selvagge. Tali eventi provocano onerosi dispiegamenti della polizia, i cui costi devono sempre essere sopportati dalla Città e in ultima analisi dai cittadini luganesi. Questa situazione è inaccettabile e non è nemmeno equa nei confronti di chi rispetta le regole”. Per cui, come succede in altri cantoni (a Berna e Lucerna) il gruppo Udc in Consiglio comunale “vuole introdurre un obbligo di rimborso nei confronti dei perturbatori in caso di uso non autorizzato del suolo pubblico o dei titolari di autorizzazione che non rispettano le condizioni poste dall’autorità”.
Nello specifico, l’atto parlamentare chiede la modifica dell’articolo 21 del Regolamento comunale sui beni amministrativi risalente al 30 gennaio 1989. Una modifica che, dapprima, tratteggia il perturbatore al quale sarebbero da attribuire le spese: “Qualsiasi persona che usa il suolo pubblico senza autorizzazione o che intenzionalmente o per negligenza grave non rispetta le condizioni poste dall’autorità o il titolare di un’autorizzazione che non rispetta le condizioni poste dall’autorità”. Nella modifica si definiscono i costi computabili: “Le spese dell’intervento di polizia, dei pompieri e degli enti di soccorso; le spese provocate dalla perturbazione di un servizio pubblico”. Inoltre, si vorrebbe introdurre “l’obbligo di rimborso (che) ammonta al massimo a 10'000 franchi per persona, in casi gravi al massimo 30’000. Se più persone sono coinvolte, l’ammontare può essere preteso da ciascuna di esse. L’azione penale e il risarcimento danni rimangono in ogni caso riservati”.