La Corte delle Assise correzionali di Lugano l’ha ritenuto colpevole anche di danneggiamento e violazione di domicilio. Dovrà scontare 12 mesi di carcere
Un talento del calcio, un grave infortunio e la schizofrenia. A seguire, il ricovero all’Osc di Mendrisio e l’inizio del suo declino che lo ha portato a diventare un consumatore di cocaina. Si può riassumere così il passato di un 29enne condannato a 12 mesi di pena dalla Corte delle Assise correzionali di Lugano presieduta da Francesca Verda Chiocchetti per furto, ripetuto, tentato e consumato; danneggiamento ripetuto; violazione di domicilio ripetuta; furto d’uso di un veicolo a motore ripetuto; abuso di un impianto per l’elaborazione di dati ripetuto, tentato e consumato; contravvenzione alla Legge federale sugli stupefacenti ripetuta e contravvenzione alla Legge federale sul trasporto viaggiatori ripetuta.
L’ex calciatore, difeso da Elisa Lurati, a causa dei suoi disturbi psichici causati dalla schizofrenia e dal bipolarismo è seguito da un curatore che, come da prassi, gestisce anche le sue entrate dell’Assicurazione invalidità. Il giovane nel suo passato aveva già subito due condanne per gli stessi reati e anche questa volta i soldi per i suoi vizi non gli bastano. Durante la fase di interrogatorio ha ammesso le sue colpe e sottolineato di «essere sempre stato uno sportivo. Avevo puntato molto sulla mia carriera da calciatore, ma dopo l’infortunio al ginocchio e il successivo ricovero a Mendrisio, sono finito in brutte compagnie che mi hanno offuscato la strada. Volevo qualche stimolo in più, usavo stupefacenti per non pensare e sono finito in questa rete di soldi-piacere-droga. Ho iniziato a rubare perché lo spillatico non mi bastava». In totale, con un suo correo posto in carcerazione preventiva, sono stati 11 gli episodi di furti nelle bucalettere o nelle cantine – a Lugano e nelle immediate vicinanze – con conseguente danneggiamento e violazione di domicilio per dei bottini da 140 a 1’800 franchi. In uno degli episodi ha sottratto una carta di credito ed effettuato sei prelevamenti per un totale di quasi 20mila franchi. «Volevo avere un po’ di agevolazioni sia per la vita quotidiana che per l’uso di sostanze e per frequentare le prostitute».
Il profilo del 29enne è quello di una persona cosciente di quanto ha commesso, come ha precisato durante la requisitoria la procuratrice pubblica Valentina Tuoni: «La colpa dell’imputato è medio-bassa. È reo confesso e ha riconosciuto gli atti, ma bisogna tenere in considerazione la recidività. Dal 2019 fino alla sua ultima incarcerazione, ha continuato a commettere gli stessi reati per ricevere mezzi economici che non gli erano forniti da chi era responsabile dei suoi soldi». La pp ha quindi proposto una pena completamente da espiare di 10 mesi per aiutarlo a «smettere di consumare, perché quando è lucido è una persona ragionevole». L’avvocata invece si è opposta a una pena completamente da espiare e ha aggiunto che «come attenuante c’è da considerare che da quando è in carcere si è comportato in maniera esemplare e lavora tutti i giorni. A differenza del passato ora ha un progetto per il futuro: ha intenzione di andare in Bosnia (Paese di origine della famiglia, ndr) perché ha scoperto che anche lì potrà ricevere la rendita Ai». Prima, tuttavia, il condannato vorrebbe andare in un centro di recupero per disintossicarsi completamente. In seguito vorrebbe «creare una famiglia e studiare psicologia per aiutare le persone che come me sono finite in questo limbo». Dal canto suo la giudice ha tenuto conto della collaborazione, ma non ha ritenuto opportuna un’espiazione della pena sospesa a causa dei suoi precedenti penali.