Luganese

Furto di gioielli in villa, prosciolto il giardiniere

La Corte delle assise correzionali di Lugano ha emesso una pena pecuniaria sospesa per violazione di domicilio e danneggiamento

Sparite collane, anelli, bracciali
(archivio Ti-Press)
25 maggio 2023
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Il maggiordomo, la domestica, il giardiniere e una villa nel Malcantone, da dove i gioielli di famiglia sono effettivamente spariti. Il finale della vicenda, che risale all'autunno del 2010, è stato scritto dalla Corte delle assise correzionali di Lugano. Alla sbarra, davanti al giudice Marco Villa, è comparso un 56enne italiano, al momento dei fatti giardiniere della famiglia. «Non si può escludere che l'imputato sia stato in un qualche modo utilizzato a sua insaputa». Applicando il principio ‘in dubio pro reo’, la Corte lo ha prosciolto dal reato di furto e lo ha condannato a una pena pecuniaria di 90 aliquote giornaliere da 30 franchi per violazione di domicilio e danneggiamento. Visto che l'uomo è incensurato, la pena è stata sospesa per un periodo di prova di due anni. La Corte non ha potuto stabilire nemmeno la correità tra l'imputato e l'allora collaboratrice domestica (nel frattempo deceduta). «Non è stato possibile dimostrare che a monte vi fosse l'idea di fare qualcosa. L'accusa non ha potuto dimostrarlo visto il decesso dell'altra persona», sono state le parole di Villa che ha definito il 56enne «una persona semplice e limitata in certi atteggiamenti, e quindi anche facilmente utilizzabile per altre finalità, lecite o illecite che siano». La procuratrice pubblica Pamela Pedretti ha proposto una condanna a 14 mesi sospesi; il rappresentante degli accusatori privati, avvocato Fabio Soldati, ha invece presentato richieste di risarcimento che, non essendo stato riconosciuto il reato, non sono state accolte. Un ricorso alla Corte di appello e revisione penale non è da escludere.

Il cassetto scassinato

Quello che ha visto alla sbarra l'ex giardiniere è stato un processo indiziario. L'uomo ha ammesso unicamente di aver forzato con un cacciavite un cassetto dell'armadio della camera padronale su richiesta dell'allora domestica. «Ho toccato gli oggetti all'interno per aiutarla a cercare una collana – ha spiegato –. Dov'era la chiave lo sapevano solo lei e la padrona di casa. Una spiegazione che non mi è sembrata strana». La chiave era però stata spostata visto l'arrivo nella villa del maggiordomo che avrebbe sostituito la domestica dopo poco tempo. «Non gli si può rimproverare di aver agito senza il consenso della famiglia – sono state le parole dell'avvocato difensore Giuseppe Gianella che si è battuto per il proscioglimento (riconoscendo unicamente un caso di violazione di domicilio) –. Fino a pochi giorni prima la chiave c'era e aveva tutte le ragioni di credere che stava agendo nella legalità. È un uomo semplice, un gran lavoratore che non aveva bisogno di rubare e perdere tutto quello che ha costruito. Non era consapevole che stava aiutando la vera mente del furto. Aver ammesso di avere visto i gioielli nel cassetto e nei portagioie aperti è troppo poco per ritenerlo un correo». Sopra un armadio erano presenti anche tre cofanetti con i gioielli della padrona di casa e di altri familiari, che hanno scelto di custodire i preziosi nell'abitazione in quanto dotata di un sistema d'allarme.

L'accesso all'abitazione

È stata proprio il rinvenimento di uno di questi cofanetti vuoti, nel gennaio 2021, a far scattare la denuncia, l'allontanamento del maggiordomo e i successivi accertamenti che hanno portato a stabilire che il furto – per una refurtiva denunciata e non recuperata stimata in 120'500 franchi – è stato commesso tra l'ottobre e il novembre del 2020. «Eravamo in piena pandemia – sono state le parole di Pedretti –. A tutela dei padroni di casa, l'accesso alla proprietà era limitato ai parenti e al personale e i sospetti sono caduti sull'ultimo arrivato, ovvero il maggiordomo, colui che sul curriculum ha indicato dati non veritieri, ma che si è dimostrato da subito estraneo». Dal canto suo la famiglia ha da subito escluso il coinvolgimento sia della domestica che del giardiniere. Quest'ultimo, ha spiegato l'avvocato Fabio Soldati, «non era autorizzato a entrare in casa, se non per lavori autorizzati. Il danno economico è relativo, quello psicologico è invece stato fortissimo». Il 56enne ha invece dichiarato che «la signora mi ha sempre detto che potevo entrare in casa se la domestica chiedeva il mio aiuto».