Natalia Ferrara, capogruppo Plr a Lugano, a tutto campo sul suo partito e sul municipale Udc: ‘Se non riuscirà a coniugare con Berna, scelga la Città’
Il Partito liberale radicale (Plr) deve tornare a essere partito di maggioranza anche in Municipio e riconquistare la sindacatura di Lugano. A dirlo è Natalia Ferrara, la nuova capogruppo di un Plr rivoluzionato nel Consiglio comunale (Cc), che svela quale direzione intende dare al gruppo e su quali temi sentiremo la voce del partito, dai quartieri alla fiscalità. A proposito di Finanze, pur rispettando la decisione di continuità di Roberto Badaracco e Karin Valenzano Rossi, evidenzia che il dicastero deve tornare in futuro in mano al Plr. E su Marco Chiesa? «Mi chiedo come farà a conciliare con l’attività a Berna. Mi aspetto una presenza incisiva, altrimenti prenda una decisione...».
Attiva da diversi anni a livello cantonale e comunale, ma nel Mendrisiotto, ha avuto un buon riscontro elettorale a Lugano. Se l’aspettava?
No, non mi aspettavo di essere tra i più votati per il Cc, né di essere la più votata in assoluto all’interno del partito, ne sono onorata. Dopo le ultime Federali e dopo quasi 20 anni di impegno politico, è un bel regalo, ancor di più avendo fatto campagna col freno a mano tirato.
Perché?
Temevo un risultato negativo del Plr, una perdita di seggi, mi sarebbe quindi dispiaciuto se chi era già in carica e voleva continuare l’attività in Cc fosse stato scalzato da me o da qualche candidato al Municipio, che ha in genere più facilità a essere eletto. Per fortuna, tutti i consiglieri comunali Plr riconfermati e tanti volti nuovi. Sono contenta!
Da ‘esterna’, quali crede che siano i punti forti e quelli deboli del Plr luganese? La sezione è caratterizzata ormai da diversi anni da divisioni e contrasti. Come mai proprio a Lugano sono così evidenti? Come superarli?
Anche da momò, ho sempre avuto un occhio di riguardo per Lugano: sede di istituzioni importanti, della piazza finanziaria ticinese e anche motore dell’innovazione e della ricerca insieme a Bellinzona. Politicamente, tutto quel che succede a Lugano ha un’influenza sul resto del Cantone. Come sempre, quando ci sono complessità e responsabilità, servono persone all’altezza del ruolo. Significa, ad esempio, essere consapevoli del fatto che ciò che si rappresenta è più importante della propria persona. Mettendo da parte i tanti personalismi del passato, il partito ne guadagnerebbe. Penso inoltre che manchi una comunicazione positiva dell’azione politica. Dobbiamo ricominciare dalla storia e dai valori liberali, che sono importanti e sempre attuali. Sono convinta che facendo questo lavoro in maniera seria e determinata, si riuscirà a ricostruire un partito forte e autorevole. In caso contrario, temo che continuerà inevitabilmente un’erosione di consensi.
Ritiene che non sia stato fatto sufficiente lavoro?
Non penso questo, anzi. Ma ho l’impressione che venga vanificato. Un gruppo spaccato al voto, un alterco, una spiacevole discussione tra esponenti del partito (che inevitabilmente diventa pubblica) possono mandare all’aria anni di pacifica e proficua collaborazione. Se gli antagonismi e i protagonismi sono continui, l’azione politica positiva sparisce.
In questo contesto, lei è diventata capogruppo in Cc e Jean-Jacques Aeschlimann suo vice. Che direzione intendete dare al gruppo?
La prima riunione è iniziata un po’ in salita ma il gruppo ne è uscito rafforzato, coeso e motivato. Dopo una discussione franca, all’unanimità abbiamo deciso cariche, assegnazioni alle varie commissioni e anche i temi strategici da cui partire. Ognuno ha ottenuto ascolto e un ruolo, fatto non scontato. C’è entusiasmo e voglia di fare bene insieme, sono fiduciosa.
Il partito, fin dal nome, però ha delle anime distinte...
Sì, certo, e le diverse sensibilità vanno benissimo. Però, un gruppo deve tendere a un obiettivo. Grazie al dialogo e al metodo liberale, occorre decidere insieme con lucidità e lungimiranza in che direzione andare. Internamente, è giusto che ci siano confronti, anche duri, poi, però, la posizione predominante dev’essere una sola e coerente: nelle prese di posizione pubbliche come nel voto, e non solo in Cc. Ad esempio, iniziando col votare il prossimo 9 giugno convintamente a favore della riforma fiscale e anche della Cittadella della Giustizia, entrambi temi strategici per Lugano.
È ormai da più di dieci anni che il Plr ha perso la sindacatura. Cosa fare per riottenerla?
Perdere il sindaco, significa non essere più il volto e la voce di una Città. Un’alternativa per farsi sentire è avere municipali forti, rappresentativi, quindi un obiettivo a medio termine è sicuramente anche quello di riottenere la maggioranza relativa. Subito, però, serve un gruppo in Cc che promuova con coraggio i valori liberali. Siamo il gruppo più numeroso, è una responsabilità ma anche un’opportunità. Dobbiamo farci sentire. In effetti, uno dei problemi del Plr luganese è che dopo un sindacato importante e imponente come quello di Giorgio Giudici, nonostante altre figure di primo piano, si è man mano spariti dalla scena politica. Bisogna ricostruire, un pezzo alla volta, una persona alla volta, un voto alla volta. Possiamo farcela, ne sono convinta.
Il partito dovrebbe fare più ‘opposizione’?
Dipende: opposizione a chi? Il Municipio è un organo estremamente collegiale. Ma il ruolo in Cc è un altro: possiamo fare ciò che è proprio dell’essere liberale, ossia esercitare il nostro spirito critico con intelligenza.
Questione dicastero Finanze. Storicamente in mano al Plr, fino a Foletti. Prima che venisse assunto da Marco Chiesa nella corrente legislatura il presidente sezionale del Plr Paolo Morel ha espresso l’auspicio che potesse tornare al Plr, ma i due municipali hanno preferito tenere i propri dicasteri. Giusto così o sarebbe stato meglio seguire la linea di Morel?
È legittimo che i due municipali Plr, peraltro riconfermati con due belle votazioni, abbiano deciso indipendentemente dagli auspici dell’Ufficio presidenziale e di alcuni esponenti di peso del partito. Personalmente avrei fatto diversamente ma rispetto la loro libertà di scelta e il fatto che hanno dato valore alla continuità. Mi dispiace, certo, che l’auspicio di Morel sia diventato un’aspettativa disattesa. Ritengo che le Finanze debbano tornare al Plr, per questo penso che dovremmo avere almeno tre municipali (ride, ndr). A tal proposito, senza volerci assolutamente sostituire all’esecutivo e agli altri organi del partito, come gruppo abbiamo individuato tre ambiti sui quali vogliamo lavorare in maniera più approfondita.
Quali sono?
Territorio, comunicazione e finanze, appunto. Stiamo costituendo dei gruppi di lavoro, composti da eletti e non solo, per approfondire questi argomenti e portare proposte concrete. Il Plr luganese ha parlato troppo poco di finanze, la fiscalità addirittura è diventata un tabù, eppure senza produrre ricchezza non è possibile ridistribuirla e rafforzare lo Stato proprio a favore dei più deboli. Molti sono gli aspetti che vogliamo approfondire e discutere col nuovo Municipio: dal debito pro capite, che è molto alto, ai costi di gestione anch’essi decisamente elevati, contrapposti a un’attrattiva fiscale che invece è molto bassa. Per quanto riguarda il territorio, c’è molto lavoro da fare con i quartieri: non sono delle entità solo sulla carta, hanno delle esigenze che bisogna ascoltare di più e meglio. Lugano non è solo Piazza della Riforma. Possiamo fare molto per essere più attenti e più vicini ai quartieri, alle persone che abitano e animano la Città anche lontano dal centro. Infine, la comunicazione: si può fare tanto e molto bene ma se nessuno se ne accorge non serve a niente. Fare politica significa segnare un prima e un dopo nella vita delle persone, significa permettere alla cittadinanza di identificare l’azione politica e dire “voto liberale radicale, perché…”. Ripeto: facciamoci sentire.
Tornando alle Finanze, la direzione di un dicastero così importante per la Città più grande del cantone è compatibile con la carica di consigliere agli Stati che ricopre Chiesa a Berna?
Ho incontrato Chiesa alla cerimonia di insediamento del Municipio al Lac, ci siamo stretti la mano e gli ho chiesto di spiegarmi come farà. Me lo chiedo da cittadina, da professionista, da mamma con due bambini piccoli. Da un lato ammiro il suo impegno, dall’altro è evidente che nessuno ha il dono dell’ubiquità. Dove mancherà? Al Consiglio degli Stati o a Lugano? Quale sarà l’effettivo tempo, energie e contributo che potrà dare alla Città? In generale, l’accumulo di cariche di rilievo è problematico, già solo perché mina il valore della milizia. La milizia è per me come la libertà, viene data per acquisita ma così non è. Sempre più politici professionisti e sempre meno professionisti in politica, ossia sempre meno persone che – seppur elette – mantengono un impegno lavorativo fuori dalle stanze dei bottoni. Sono convinta che più i politici si allontanano dal mondo del lavoro, da una quotidianità che ci accomuna tutti, più fanno fatica a mettere a fuoco i problemi e fissare delle priorità nell’azione politica. Le assenze dei municipali, a differenza di quelle dei consiglieri comunali, non vengono pubblicate. Tuttavia, la Città ha già dei precedenti di municipali impegnati anche a Berna, Quadri per esempio coniuga da tanti anni le due attività politiche. L’impegno del Consiglio nazionale è minore di quello agli Stati. In ogni caso, mi auguro che Chiesa saprà ripagare la grande fiducia dell’elettorato con una presenza incisiva. E sarà ancor più complicato, considerato il precedente di Michele Foletti, che ha fatto un grande lavoro.
Anche lei peraltro è impegnata a Bellinzona come granconsigliera.
Sono impegni diversi rispetto a quelli di Municipale e Senatore. Non escludo, però, in un prossimo futuro, di dover fare una scelta e a maggior ragione credo che questo debba valere anche per Chiesa. Per quanto mi riguarda, l’ho già comunicato al gruppo Plr, laddove dovessi trovarmi in difficoltà lascerei il Gran Consiglio, dove siedo già da nove anni, non il Cc, per il quale ho appena assunto un impegno.
Sempre il nuovo municipale dell’Udc è finito al centro delle polemiche alcuni mesi fa per la questione Ticiconsult, sulla quale lei stessa ha presentato un atto parlamentare. Alla luce di questa vicenda, ritiene opportuna la gestione delle Finanze da parte di Chiesa?
Quando è emerso quel caso, ero stata molto critica, perché tutti dobbiamo rispettare la legge e a maggior ragione le persone politicamente esposte devono dare l’esempio. Ho condannato la mancanza di trasparenza, in particolare da parte di Chiesa, allora ancora presidente nazionale del partito che rivendica di rappresentare i veri valori svizzeri. Ecco, per me la ‘svizzeritudine’ è anche questo: rispettare le leggi e le persone, tutte. Al mio atto parlamentare è stato risposto che sostanzialmente andava tutto bene, che, da parte delle autorità di vigilanza, erano stati fatti i necessari accertamenti e che da un punto di vista amministrativo si era tutto sistemato (sebbene la fiduciaria in sé abbia operato per quattordici mesi senza un fiduciario abilitato, ndr). Mi sento quindi di superare quest’evento: per le Finanze di Lugano non vedo un problema in relazione a questo tema. La sua compatibilità non la misuro con quel che è successo, ma con quel che succederà.