Il Consiglio di Stato ha respinto la maggior parte dei ricorsi sulla pianificazione del comparto Monda-Bolette. Potranno sorgere anche negozi, ma piccoli.
Semaforo verde alla variante di Piano regolatore (Pr) per il comparto Monda-Bolette di Agno. Per i profani: il grande prato verde nei pressi della Migros, che ospita ogni anno il luna park e che nelle intenzioni del Comune dovrebbe ospitare un grosso complesso residenziale, con anche dei contenuti amministrativi e commerciali. Ma non centri commerciali, come altri nella zona, bensì piccoli negozi. Il Consiglio di Stato (CdS) ha infatti approvato la variante, seppur con alcune modifiche, che il Consiglio comunale (Cc) aveva a sua volta accolto a maggioranza dopo una burrascosa seduta andata in scena nell’aprile del 2021. Quasi del tutto respinti i ricorsi inoltrati, quattordici, suddivisi fra privati, mondo politico (gruppo Lega-Udc), grossa distribuzione (Migros e Aldi), associazioni (tra queste, Cittadini per il territorio del Luganese, Ctl, e Società ticinese per la natura e il territorio, Stan).
Il terreno in questione ha alle spalle una storia lunga e tribolata. E bisogna risalire almeno al 1990: il Municipio ottenne dal CdS l’edificabilità del terreno, scongiurando un aumento della zona agricola. Conseguentemente pervennero tre domande di costruzione (tra le quali quelle di due supermercati). Uno scenario, quello di nuovi centri commerciali o dell’estensione di quelli esistenti, che portò a una mobilitazione popolare e a una petizione sottoscritta da oltre 3’000 cittadini. Quest’ultima ha successivamente portato il Municipio a cambiare marcia, intraprendendo la pianificazione che ha negli anni generato la variante in questione. Tra i suoi obiettivi principali: eliminare la possibilità di insediare ulteriori grandi generatori di traffico, promuovere una densificazione controllata, definire una nuova porta est del comune. Il progetto della variante viene presentato al Dipartimento del territorio nel 2016, mentre il messaggio municipale è del 2020. Nel frattempo, nel 2017 viene lanciata un’altra raccolta di firme contro questo progetto, che raccoglie oltre 1’000 adesioni.
Il Cc si spacca e le commissioni dell’Edilizia e della Gestione presentano due rapporti di maggioranza e altrettanti di minoranza. Il dibattito, in una seduta che dura fino all’una e trenta di notte, è molto acceso e alla fine il messaggio viene accolto con 14 sì contro 8 no (i rappresentanti del gruppo Lega-Udc nonché gli ex consiglieri del Plr confluiti in ViviAgno). Sin da quella sera si vocifera di un possibile referendum, che non avviene. Ma il malcontento sfocia in quattordici ricorsi. Diversi di questi riguardano soggetti che da Pr hanno la facoltà di edificare su quei pregiati terreni poco distanti dal lago, dal centro del borgo, dall’aeroporto e dalle fermate della Flp (oggi) e del tram-treno (domani). Svariati gli aspetti contestati: dalla sostenibilità finanziaria alla conformità alle norme per esempio del Piano direttore cantonale o del Programma d’agglomerato del Luganese di terza generazione (Pal3), dall’esposizione al rumore ai vincoli dovuti alla presenza di un bene culturale d’interesse locale (l’ex sede dell’Alfa Romeo), dalla questione dei parcheggi alla quota di aree verdi, dalla tutela del paesaggio alla rete pedonale e ciclabile.
A distanza di due anni e mezzo, il governo ha evaso i ricorsi, respingendoli per la maggior parte. Tuttavia, la versione approvata dal CdS contiene alcuni cambiamenti rispetto a quella originaria. In parte dovuti al fatto che alcuni punti dei ricorsi sono stati accolti o parzialmente accolti e in parte perché il CdS ha apportato delle modifiche d’ufficio alla variante su aspetti che non rispettavano le norme superiori. È il caso, per esempio, di alcune norme del Regolamento edilizio. Su tutte spicca il tetto massimo di superficie utile lorda al 50% in tutto il comparto, a fronte di una forchetta compresa fra il 60 e il 100% prevista dal Municipio in una delle zone in particolare. Il limite del 50% di quote abitative, si precisa, permette una protezione fonica adeguata, oltre no. È stato inserito inoltre anche l’obbligo per il Municipio di sorvegliare che il traffico veicolare indotto dal comparto sia inferiore agli 8’000 movimenti al giorno.
Altra questione dibattuta, quella pianificatoria. Molti dei ricorrenti hanno rimarcato il fatto che il comparto cambierebbe notevolmente vocazione, in quanto si riorienterebbe notevolmente verso il residenziale con la possibilità di edificare centinaia di unità abitative nuove. Vero, sottolinea il CdS, ma questo non pregiudica in alcun modo lo sviluppo di quelle attività che dovrebbero essere inserite nel Polo di servizi amministrativi e commerciali, così come identificato dal Pal3 e dal Piano direttore. Una cosa non esclude l’altra, dunque. Il CdS, inoltre, pur evidenziando che il Comune avrebbe dovuto precisare meglio questi aspetti, sul tema dei posteggi difende la volontà di porre dei chiari vincoli non solo a nuovi stalli interrati ma anche a quelli in superficie. Sulle nuove zone verdi, ritenute da taluni eccessive sui propri fondi (attorno al 30%, a scapito però del parco dell’ex hotel La Perla), il CdS aggiunge che uno degli obiettivi della pianificazione è conferire qualità urbana a un comparto con un’elevata densità edilizia. Per farlo, un ruolo determinante è svolto proprio dagli spazi verdi e liberi. La proporzione fra superficie libera e densità edilizia appare ragionevole e non preclude in alcun modo ai ricorrenti di fare utile uso delle potenzialità edilizie dei propri fondi.
Rispondendo, fra gli altri, a Stan e Ctl – che sostengono che la variante sarebbe sovradimensionata rispetto alle reali esigenze del comune –, infine, il CdS ricorda che Agno ha inoltrato all’autorità cantonale competente il calcolo del dimensionamento del Pr e che una valutazione in merito non è ancora arrivata. Gli atti saranno ora pubblicati dall’8 aprile all’8 maggio e non è escluso che una delle parti in causa si rivolga al Tribunale cantonale amministrativo.