Con Brunello Arnaboldi ripercorriamo successi e delusioni dell’allora avveniristico concetto di mobilità
Il tempo vola, si sa, e sono già passati trent’anni da quando venne presentato il Piano dei trasporti del Luganese, (Ptl). Partorito dalla Commissione intercomunale dei trasporti e poi battezzato dal Gran Consiglio, con la modifica del Piano direttore e il famoso messaggio da 800 milioni previsti essenzialmente per le tre grandi opere: galleria Vedeggio-Cassarate, mobilità basso Malcantone (soprattutto ferroviaria) e la circonvallazione Agno-Bioggio. Come è andata a finire, almeno per ora, lo sappiamo. La galleria c’è, il raddoppio dei binari Flp pure, mentre la strada di aggiramento Agno-Bioggio, notizia fresca, è scivolata malamente su un errore nel calcolo dei costi. Così come si sono persi per strada i numerosi park&ride che avrebbero dovuto filtrare il traffico fuori città. Cosa resta insomma di quella immaginifica creazione che fu il Ptl? Lo chiediamo oggi a uno dei suoi padri: Brunello Arnaboldi, 84 anni, già capo della pianificazione di Lugano e poi segretario della Commissione intercomunale dei trasporti fino al 2010. Gli appassionati di sport lo ricorderanno pure per le sue stagioni di allenatore e dirigente negli anni d’oro del basket ticinese. Tornando al 1994, che bilancio si può fare?
«Ci sono state delle grandi soddisfazioni – ci risponde Brunello Arnaboldi – come la realizzazione della galleria Vedeggio-Cassarate, che ai tempi chiamavamo ‘di Cornaredo’, il cadenzamento del treno di Ponte Tresa, e diversi lavori minori, diciamo così, come l’anello stradale a nord dello stadio, la via Sonvico rifatta completamente e così via. Perché il Ptl non era solo grandi opere, ma un concetto di mobilità integrata. Tuttavia abbiamo una legislazione molto complessa e portare avanti le procedure non è così scontato. Per fare un esempio, il progetto della galleria Vedeggio-Cassarate è stato pubblicato cinque volte: due volte per il Piano direttore, due nel progetto e uno per la Legge sulle espropriazioni. E basta un ricorso per perdere sei mesi... Per quello dico che le opere vanno mandate avanti simultaneamente, in modo che se una di queste si arena, si possono mettere in cantiere le altre».
In effetti il Ptl nel tempo ha perso pezzi. Sono stati commessi degli errori? «Diverse cose si sono arenate, e forse si sarebbe dovuto portare maggiore pressione, invece ci si è fermati alla galleria, al trenino e il tempo è passato». Il caso di attualità è quello della circonvallazione Agno-Bioggio, amputata clamorosamente dal calcolo sbagliato dei costi... «Ecco, la circonvallazione... La sua progettazione è iniziata nel 1995 con un concorso, la versione del tracciato che costeggiava la collina aveva un consenso e un credito già votato dal Gran Consiglio. Dopo sono cambiate le persone, molti hanno voluto obiettare, chiedere miglioramenti, cosa impossibile e così si è ripartiti da zero». In teoria queste divergenze andrebbero risolte prima, o no? «Ai tempi, i Comuni interpellavano la Commissione anche per fare un passaggio pedonale o una rotonda. Oggi mi sembra il contrario. Parlando della circonvallazione, da quello che ho sentito la Commissione non è nemmeno stata interpellata. Io naturalmente da quando ho smesso non mi sono più interessato a queste cose, per cui non ho una spiegazione, ma l’importante in tutte le grandi opere è sempre la ricerca di un consenso, anche tra i diversi Comuni. Altrimenti non si arriva al cantiere. Per noi era un lavoro impegnativo, siccome i tempi sono lunghi e negli anni cambiano le persone con cui si ha a che fare. Ricordo ancora quando l’allora Consigliere di Stato Claudio Generali convocò gli (allora) 88 Comuni del Luganese dicendo loro di portare avanti un concetto, e che il Cantone li avrebbe supportati, ‘perché quello che proponiamo noi non va mai bene’. Per quello nacque la Commissione».
Una delle critiche al Ptl fu quella di essere troppo auto-centrica. Il potenziamento del trasporto pubblico alla fine è arrivato, ma c’è voluto molto tempo. «Bisogna dire che oggi il servizio pubblico funziona, chi dice il contrario è perché non prova nemmeno a utilizzarlo. D’altronde l’aumento dell’utenza è lì da vedere.
Ma il problema del traffico a Lugano, nonostante tutti gli sforzi, non è stato risolto. «Bisogna essere realistici. Quando nel 1995 venne messa a concorso la galleria, in base ai calcoli di traffico, il tunnel doveva essere un pezzo del famoso sistema ‘Omega’ che si basava anche sull’autostrada. Ora, io non ho niente contro i frontalieri, ma ai tempi erano 25/30mila frontalieri e nessuno poteva immaginare che sarebbero arrivati a 70mila. L’aumento del traffico ha messo in crisi il sistema».
E i posteggi di interscambio? «A Cornaredo è ancora previsto un posteggio di interscambio, legato all’Nqc. Naturalmente i tempi sono quelli che sono, e la gente fatica a capire. A Vezia la pianificazione si è scontrata col Comune, e come dicevo prima se manca il sufficiente consenso, l’opera non va avanti. Un fattore che oggi mi sembra manchi».
«E poi il Pvp – continua Arnaboldi – è stato introdotto 12 anni fa, sono stati fatti dei correttivi, ma bisogna rendersi conto che non è facile sistemare la viabilità in una città come Lugano, che si trova in un catino. Chiaramente, viene richiesto anche un cambio di mentalità alla cittadinanza, bisogna scegliere volta per volta il modo migliore di spostarsi. Il messaggio secondo me non è passato, anche se la gente utilizza meno la macchina per entrare in città, il vero disastro, comunque, oggi è nel Piano del Vedeggio».