Si è espressa così Karin Valenzano Rossi a seguito dell'occupazione dell'ex discoteca di Capo San Martino
Le occupazioni di edifici da parte dei simpatizzanti di Soa il Molino durante le festività natalizie stanno diventando una sorta di tradizione. La sera del 25 dicembre appena trascorso è stato infatti occupato l’edificio che ospitava una discoteca a Capo San Martino, mentre lo stesso giorno del 2022 era toccato allo stabile ex Caritas di Molino Nuovo, e l’anno prima ancora era stato lo stesso ex Macello (o quello che ne rimaneva) a venir presidiato.
Già la mattina del 26 dicembre, la Polizia cantonale, con il supporto della Polizia comunale di Lugano, ha provveduto a sgomberare lo stabile, all’interno del quale gli agenti hanno riscontrato ingenti danni, in particolare graffiti e spazzatura. L’intervento è stato effettuato dopo che i proprietari hanno sporto denuncia per violazione di domicilio e danneggiamento. Sono una trentina le persone identificate dalla polizia, ma, stando a quanto riportato dalla Rsi, sarebbero stati quasi duecento i partecipanti alla ‘festa’ abusiva.
Dopo lo sgombero, parte dei manifestanti si è spostata sul piazzale delle ex scuole di Viganello, le stesse che erano state occupate la scorsa estate. “Oggi alle 10 del mattino siamo statx sgomberatx da Capo San Martino – si legge sul loro blog –. Nonostante ciò non ci fermiamo! Raggiungeteci alle ex scuole di Viganello per il pranzo popolare e per proseguire con le attività programmate. Le nostre idee non si sgomberano”. Le attività menzionate, che stando a quanto annunciato dovrebbero proseguire fino al 29 dicembre, prevedono cene e pranzi popolari, incontri, ma anche concerti e proiezioni di documentari. Incerto dunque, al momento della scrittura di questo articolo, come proseguirà la serata.
«Finché rimangono sul piazzale e non entrano nell'edificio – ha dichiarato, da noi contattata, la capodicastero Sicurezza di Lugano Karin Valenzano Rossi – non si tratta di un'occupazione, in quanto si tratta di suolo pubblico fruibile da ogni cittadino. Il Municipio deciderà il da farsi in base agli sviluppi».
“Oggi – si legge nel comunicato diffuso dagli autogestiti la notte del 25 dicembre –, liberiamo e ridiamo alla popolazione l’ennesima struttura abbandonata da anni, in stato deplorevole e in mano alla lunga catena della speculazione edilizia. E se per l’hotel Fischer proponemmo potesse essere adibito a casa per persone in fuga da guerre, miseria e catastrofi, proponiamo per la struttura di Capo San Martino un laboratorio permanente di attività culturali con mensa popolare usufruibile da tuttx e con attività ricreative-sportive sul lago”.
Questa è stata infatti la settima occupazione messa a segno dal collettivo negli ultimi tre anni, ossia da quando, tra il 29 e il 30 maggio 2021, sono avvenuti lo sgombero e la demolizione dell’ex Macello, fatti le cui dinamiche sono tuttora sotto inchiesta. Oltre alle tre occupazioni ‘natalizie’, e quella già menzionata dell’ex hotel Fischer a Gandria avvenuta lo scorso ottobre, le altre azioni del collettivo Soa il Molino hanno riguardato lo stabile ex scuole di Viganello (luglio 2023), Villa Viarnetto a Pregassona (aprile 2023) e il parco Ippocastano di Massagno (luglio 2022).
E probabilmente non finirà qui. “La lista di altri nomi e spazi potrebbe continuare – si legge infatti nel comunicato –. Ancora una volta gli stabili ci sono, sono vuoti, lasciati a deperire e l’interesse, al di là delle tante belle e ipocrite parole, a rianimarli e rimetterli a disposizione della comunità per creare altro – lontano dalle logiche securitarie, di mercato e commerciali – non esiste. Conosciamo il territorio e sappiamo quanti ancora giacciono abbandonati”.
«Noi stiamo ancora cercando delle soluzioni – ha detto Valenzano Rossi a seguito dello sgombero da Capo San Martino –, ma loro naturalmente hanno delle esigenze e non intendono aspettare i tempi lunghi della politica. Le soluzioni non sono facili da trovare, perché mettere a disposizione degli spazi a Lugano è comunque un’impresa difficile, perché non è che gli spazi disponibili siano così numerosi, e metterli a disposizione così come li auspicano loro non è evidente, dato che le rispettive linee di pensiero e di comportamento non convergono sempre. E dopo l’occupazione odierna (di ieri, ndr), e lo stato di degrado, è difficile pensare che ci possa essere convergenza».
Difficoltà che non sembrano condivise dagli attivisti, vista la relativa facilità con cui questi occupano edifici abbandonati, anche di proprietà pubblica, come ad esempio le ex scuole di Viganello. «Solo perché un edificio non è occupato al momento non vuol dire che questo possa essere messo a disposizione, o che possa essere occupato illegalmente. Ad esempio per le ex scuole c’è un progetto che è passato in Consiglio comunale, e al quale si sta lavorando. Metterlo a disposizione non è nemmeno possibile per noi, proprio dal profilo istituzionale e giuridico. Il comparto è inoltre in pieno centro residenziale, non compatibile con le loro attività, spesso rumorose».
Sta di fatto, che azioni come quella svolta a Capo San Martino, non giovano alle relazioni tra gli autogestiti e la politica, come ha confermato la municipale ai microfoni della Rsi, che ha definito questo genere di iniziative come “atti di forza che fanno perdere un possibile consenso, già difficile da costruire, e quindi allontanano le soluzioni piuttosto che avvicinarle”.