Luganese

Minacce alla madre, furti e droga: il processo quale spartiacque

Una storia di forte disagio sociale alle Assise correzionali di Lugano. Condannato un 39enne con alle spalle un lungo curriculum di reati

‘Recidivo, prognosi negativa’
(Ti-Press)
16 novembre 2023
|

È una storia di forte disagio sociale quella discussa giovedì dinanzi alla Corte delle Assise correzionali di Lugano. Una storia di disagio sociale locale: protagonista ne è infatti un 39enne ticinese, condannato a una pena detentiva di neanche due mesi nonché a una pena pecuniaria di trenta aliquote da altrettanti franchi giornalieri e a una multa da seicento franchi.

‘Rubavo perché non avevo niente’

L’entità della condanna potrebbe far pensare a una questione relativamente di poco conto. E infatti il giudice Amos Pagnamenta ha detto che dal punto di vista oggettivo la gravità di quanto compiuto è bassa. Viceversa, «soggettivamente è grave: basti elencare la lista di reati commessi dal 2010 a oggi (una decina di condanne, ndr) e pensare che i reati per i quali è giudicato oggi sono stati commessi durante il periodo di prova di quattro precedenti condanne». Non è solo la frequenza dei reati, ma anche la tipologia a restituire le difficoltà nelle quali naviga l’imputato. A cominciare dal consumo di droga (cocaina, marijuana e oppiacei) e dalla conseguente contravvenzione alla Legge federale sugli stupefacenti, passando per il furto ripetuto. Il 39enne è colpevole infatti di aver rubato un pc portatile e un drone. Perché? «Rubavo perché non avevo entrate, volevo rivendere la merce e guadagnare qualche soldo» ha replicato al presidente della Corte.

Alcol e droga dall’adolescenza

Come ha spiegato l’avvocata della difesa Nuria Regazzi, «non ha terminato una formazione, ha sempre faticato a tenersi un lavoro, dai 17 anni consuma alcol e marijuana e dai 18 cocaina. Dopo aver avuto una relazione sentimentale (dalla quale sono nati due figli, ndr), grazie alla quale le cose sono migliorate, dal 2020 entra in depressione e peggiora nuovamente ricominciando a bere e a consumare stupefacenti». Durante l’arringa l’imputato si è commosso e a un certo punto la legale ha toccato il tasto spinoso del rapporto coi genitori: assente col padre e conflittuale con la madre.

Aggressione fisica nei confronti della madre

Proprio quest’ultimo è forse l’elemento centrale dell’atto d’accusa stilato dal procuratore pubblico Moreno Capella. I genitori hanno infatti deciso di sporgere denuncia, dopo che le tensioni con la madre sono sfociate in lesioni semplici – le ha lanciato contro un mandarino e l’ha strattonata causandole ematomi –, ripetute ingiurie e persino minacce di morte. «Sono cose che dico quando mi arrabbio ma che non penso» si è giustificato il 39enne, senza tuttavia voler spiegare perché si è arrivati addirittura all’aggressione fisica. Di certo che all’uomo era stato imposto il divieto di avvicinamento nei confronti dei genitori, come pure dell’ex compagna, e lui ha infranto entrambi venendo pertanto condannato anche per violazione di domicilio e ripetuta disobbedienza a decisioni dell’autorità.

Prognosi negativa

A dare qualche indicazione in più è stato l’avvocato Carlo Borradori, patrocinatore dei genitori costituitisi accusatori privati. «La denuncia verteva anche sull’uso illecito della carta di credito sottratta alla madre – ha spiegato –. La speranza dei genitori è che questo processo possa essere uno spartiacque, che lei si curi e che si attivi in modo costruttivo verso il suo futuro». Borradori ha anche chiesto un risarcimento per torto morale simbolico nei confronti dei genitori, richiesta tuttavia respinta dalla Corte. Corte, che ha sostanzialmente accolto la richiesta di pena presentata dal pp: 50 giorni di pena detentiva, 30 aliquote da 30 franchi ciascuna e 600 franchi di multa, considerata la revoca dei precedenti periodi di condizionale e la prognosi negativa.