L’indagato era uno dei buttafuori di una discoteca del Luganese che nel 2011 ha assistito a un episodio di violenza nei confronti di un cliente
Ci sono voluti undici anni e mezzo di indagini prima che un addetto alla sicurezza potesse essere prosciolto dalle imputazioni di aggressione che lo vedevano coinvolto, insieme ad altre persone, in un episodio di violenza avvenuto in una – all’epoca nota – discoteca del Luganese. In particolare, era indagato per vari reati, perché accusato di aver agito in correità ad altri cinque dipendenti dell’esercizio pubblico nell’aggressione di un cliente, che gli ha procurato danni contusivi al torace e un lieve trauma cranico. Cliente che si è poi costituito accusatore privato. Era il 4 dicembre 2011, l’indagato aveva 19 anni. Oggi ne ha 30 e solo a giugno di quest’anno ha potuto mettere un punto alla vicenda, dopo una lunga fase istruttoria che ha visto coinvolti molti dipendenti, con varie funzioni, della struttura. Stando a nostre verifiche, la vicenda che aveva fatto ampiamente discutere si è chiusa infatti con due proscioglimenti in virtù del principio in dubio pro reo e tre decreti d’accusa (più un processo del 2019).
Nel decreto d’accusa dell’agosto 2022 la procuratrice pubblica Chiara Buzzi stabiliva una pena pecuniaria di trenta aliquote giornaliere da 130 franchi ciascuna nei confronti dell’addetto alla sicurezza. Decreto al quale l’uomo ha deciso di opporsi convinto della propria innocenza. La Pretura penale, presieduta dalla giudice Elettra Orsetta Bernasconi Matti ha poi fissato l’udienza a giugno di quest’anno e la sentenza è infine cresciuta in giudicato. Ad aver dimostrato la sua totale estraneità ai fatti è stato il legale del giovane, l’avvocato Enrico Germano, che sin dal 10 ottobre 2012 si è occupato del caso. Stando alle informazioni in nostro possesso non è stato possibile dimostrare, al di là di ogni ragionevole dubbio, che avesse avuto un ruolo attivo nella vicenda. Come lui anche un altro indagato è stato prosciolto, sempre in virtù del principio dubio pro reo, dall’imputazione di aggressione. Diversa la sorte degli altri imputati, riconosciuti colpevoli. Tre sono stati raggiunti da un decreto d’accusa per aggressione, poi cresciuto in giudicato perché non oggetto di opposizioni. C’è stata infine una sesta persona che nel giugno 2019 è stata chiamata a presentarsi dinnanzi alla Corte delle Assise correzionali per lesioni gravi e infine condannata a una pena pecuniaria di 1’800 franchi sospesa condizionalmente per due anni.
L’inchiesta è stata curata in tutte le sue fasi dal procuratore pubblico Nicola Respini, e solo recentemente ereditata da Buzzi.