Partito il processo che vede imputate le tre persone fermate a Mendrisio nel 2021 con quasi nove chili di stupefacenti in macchina
Viaggiavano con un carico di quasi 9 chili di droga – tra cui 5 di cocaina e quasi 3,5 di eroina – nascosti in macchina. Si tratta di tre imputati, fermati nel luglio di due anni fa a Mendrisio, a processo da questa mattina davanti alla corte delle Assise criminali di Mendrisio, per rispondere di infrazione parzialmente aggravata alla legge sugli stupefacenti. Davanti al giudice Marco Villa sono comparsi uno svizzero di 72 anni e due donne, una cittadina ungherese di 33 anni e un’italiana di 39, tutti residenti in Svizzera interna. Per i tre, l’accusa ha proposto pene detentive tra i quattro e i dodici anni e mezzo, in quanto le responsabilità riguardo ai trasporti, controllati da un’organizzazione criminale albanese attiva oltre Gottardo, sarebbero diverse. Durante la loro arringa, gli avvocati di due imputati hanno chiesto una sostanziale riduzione della pena. L’intervento di difesa della terza imputata si svolgerà domani, giorno in cui potrebbe essere già pronunciata la sentenza.
Il fermo dei tre protagonisti della vicenda è avvenuto l’8 luglio 2021. In quel momento il 72enne era alla guida della macchina, mentre le due donne viaggiavano come passeggere. Ed è proprio il primo a essere stato indicato dal procuratore pubblico Roberto Ruggeri come «il trait-d’union» di un «trio atipico, eterogeneo». L’uomo si sarebbe infatti occupato di trasportare, in varie occasioni, stupefacenti all’interno della Svizzera e attraverso altri Paesi europei. In questi ultimi viaggi, sette secondo l’atto d’accusa, si sarebbe avvalso della presenza della 39enne per destare meno sospetti in dogana. Donna conosciuta nelle settimane precedenti e con la quale, a detta di entrambi, aveva un rapporto di semplice amicizia. A luglio, però, era presente anche la 33enne, con la quale l’uomo aveva una relazione che entrambi intendono portare avanti. Per quale motivo la giovane era presente all’ultima trasferta, avvenuta in Italia? Durante l’interrogatorio la cittadina ungherese ha sostenuto di averlo fatto spinta dalla gelosia nei confronti della 39enne, ma di non sapere che si trattasse di un viaggio volto al traffico di droga. Su quest’ultimo punto l’accusa e l’avvocata Sandra Xavier, legale della 39enne, dissentono: la giovane «sapeva dell’attività del compagno e dello scopo del viaggio in Italia», ha affermato il procuratore pubblico durante la requisitoria. La 33enne era arrivata in Svizzera alcuni anni fa per fare la escort, attività grazie alla quale aveva conosciuto il 72enne, suo ex cliente, e che ha portato avanti a casa dell’uomo mentre convivevano. Per lei l’accusa ha proposto, in caso venga riconosciuta una complicità, una pena detentiva di 4 anni, oltre all’espulsione dalla Svizzera di otto anni e a una multa di 500 franchi, quest’ultima per aver fatto uso di cocaina e averne anche procurata ad altre persone. In caso di coinvolgimento maggiore, Ruggeri ha proposto cinque anni di pena detentiva, oltre alla già citata espulsione. La donna ha ammesso i fatti e ha riferito che faceva uso di cocaina saltuariamente.
Più importanti, invece, le accuse a carico della 39enne, in quanto incolpata di aver trasportato e portato in Svizzera con il 72enne «impressionanti quantitativi di stupefacenti, circa 20 chili», ha indicato Ruggeri. Questo in totale in otto occasioni. «Gli facevo solo compagnia», ha affermato la donna in risposta alle domande del giudice, indicando anche di non sapere quale fosse il tipo di droga trasportato e il suo peso. Come pure di non aver ricevuto alcun compenso per la sua presenza. Dichiarazione contestata dal 72enne, che ha riferito di averle corrisposto alcune migliaia di franchi. Per la 39enne il procuratore pubblico ha chiesto nove anni e mezzo di detenzione e un’espulsione dalla Svizzera di 12 anni. Come pure il pagamento di 60 aliquote di 30 franchi, per soggiorno illegale nel Paese, e una multa di 200 franchi per reati minori legati alla legge sugli stupefacenti. Una pena che per l’avvocata Xavier risulta sproporzionata. La difesa della 39enne sostiene infatti che il ruolo della donna nel traffico sia stato marginale e ne contesta dunque la correità, chiedendo la riduzione della pena detentiva a quattro anni e mezzo.
Accusa e difesa della 39enne, si trovano infatti d’accordo sul fatto che nei trasporti il ruolo centrale fosse quello del 72enne, per il quale il procuratore pubblico ha chiesto 12 anni e mezzo di reclusione. Pena legata principalmente ai trasporti di stupefacenti, ma che comprende anche le accuse di truffa e falsità in documenti per crediti Covid (pari a 90mila franchi) ottenuti dalla società di trasporti dell’uomo, ora in liquidazione, e per cattiva gestione. Proposta inoltre una multa di 500 franchi legata ad altri reati riguardanti la legge sugli stupefacenti. Portando l’esempio di altri casi simili, l’avvocato Marco Masoni ha chiesto che la pena non superi i cinque anni, affermando inoltre che l’imputato sarebbe stato molto collaborativo in fase d’inchiesta e che avrebbe agito negli interessi dell’azienda.
Il dibattimento riprenderà domani con l’intervento dell’avvocata Elisa Travella, difensore della 33enne. In seguito la corte si riunirà in camera di consiglio.