Luganese

Incendiò il Gazebo di Agno, condannato: ‘Volevo il carcere’

Al 20enne inflitti 17 mesi sospesi. È colpevole anche di diversi piccoli furti nel Malcantone. Era anche fuggito dalla polizia per le strade di Pura

La struttura data alle fiamme
(Ti-Press)
11 ottobre 2021
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«Volevo tornare in carcere alla Farera. Per questo ho ricominciato a delinquere». Così si è giustificato il 20enne del Luganese, comparso quest’oggi davanti alle Assise correzionali di Lugano. Il ragazzo era accusato di aver appiccato con della carta igienica, nell’aprile del 2019, l’incendio al bar “Gazebo” del Tennis club di Agno e di diversi furti. Il caso aveva fatto discutere, anche perché era stato ipotizzato (erroneamente) un regolamento di conti con matrice malavitosa. I danni denunciati ammontavano a oltre 240mila franchi, mentre per la refurtiva, accumulata attraverso diversi colpi, si parla di quasi 14mila franchi. «Non siamo di fronte a un piromane, all’epoca poco più che 18enne. I suoi gesti sono urla d’aiuto, che però dovevano esprimersi in modo diverso e non a scapito degli altri», ha affermato il giudice Mauro Ermani. La pena è così stata stabilita in 17 mesi sospesi, durante i quali il giovane dovrà continuare a seguire un programma (già iniziato spontaneamente) di assistenza riabilitativa. «Ha cominciato un percorso e deve portarlo a termine, non ci sono altre soluzioni», ha proseguito il presidente della Corte, dicendosi sorpreso che al 20enne non sia ancora stato assegnato un curatore. «In questo momento è importante rafforzare la rete di persone intorno a lui».

‘Situazione familiare difficile’

Evidenziata più volte è stata anche la difficile situazione familiare dal giovane. «Normalmente una persona finisce in galera perché commette reati. Qui siamo di fronte a un ragazzo che commette reati per andare in galera», ha fatto notare il giudice. «Era un periodo molto duro della mia vita e ho frequentato per diverso tempo gli amici sbagliati. Una volta uscito dal carcere (dove è stato per tre settimane in seguito all’incendio, ndr) sentivo un forte senso di ansia che non riuscivo a sopportare. Mi scuso per quello che ho fatto», si è giustificato il giovane, difeso dall’avvocato Maurizio Pagliuca. Dopo la scarcerazione, l’imputato ha infatti ripreso immediatamente a commettere reati. Contro di lui il procuratore pubblico Roberto Ruggeri ha formulato l’accusa anche per una serie di altri reati, tutti ammessi dal giovane.

‘Fuga tra le strade di Pura’

Entrando durante la notte all’interno di alcune strutture, tra le quali lo zoo di Neggio e il lido di Caslano, il ragazzo – talvolta non solo – ha collezionato un bottino decisamente variegato: televisori, bottiglie di alcolici, scatolette di tonno e diverso denaro contante. In alcune circostanze, si è scoperto che ha consumato la merce rubata sul posto. A suo carico anche l’accusa di impedimento di atti dell’autorità, in quanto, pochi giorni dopo l’incendio, è scappato dalla polizia. Il giovane, dopo aver ingannato gli agenti che lo stavano portando a casa affermando di essersi trasferito a Pura, si è dato alla fuga tra le vie del paese facendo perdere le sue tracce. Una latitanza durata poi una settimana. «L’obiettivo finale è che lei un giorno possa trovare una sua indipendenza. Non trascorrere altri 10 o 15 anni in un foyer», ha concluso Ermani rivolgendosi al giovane.

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