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Ospedale italiano, al pronto soccorso non si può rinunciare

Le due associazioni temono che la chiusura temporanea del servizio decisa nell'ambito della crisi pandemica possa diventare definitiva

Il pronto soccorso dell'Italiano nell'immagine a destra sullo sfondo e i modellini per capire cosa combierà con mla variante Pr (infografia laRegione)
21 gennaio 2021
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Esprime preoccupazione l’Associazione Ospedale Italiano di Lugano (Oil) con la sua consociata Associazione Italiana di Lugano per gli Anziani (Aila) perché teme che la riapertura del pronto soccorso del nosocomio di Viganello - chiuso dal 9 marzo 2020 nell’ambito della crisi pandemica - possa essere messa in discussione dalle autorità cantonali. Negli ultimi mesi ci sono stati diversi segnali che tale decisione provvisoria possa diventare definitiva. Dal canto suo, sollecitato in merito da laRegione, l'Ente ospedaliero cantonale si limita a una risposta laconica: "Nell'evoluzione della crisi pandemica vi sono delle misure temporanee che possono essere prese, garantendo in ogni caso l'operatività del servizio di pronto soccorso dell’Ospedale Regionale di Lugano".

Un servizio per decine di migliaia di persone

Aila-Oil premette dapprima che è ben consapevole e ritiene giustificata la chiusura del pronto soccorso durante l’emergenza pandemica tuttora in corso e finché continua è giusto non riaprire. In un futuro, si spera non troppo lontano, però, l’associazione ritiene che il pronto soccorso debba riaprire perché rappresenta un servizio fondamentale per una delle zone più densamente popolate del cantone. Basti pensare alle decine di migliaia di residenti nei quartieri di Viganello, Molino Nuovo, Pregassona e Cassarate. «Il mantenimento del servizio è utile anche in vista del grosso cantiere che partirà all'Ospedale Civico, operazione di cui non si conoscono le implicazioni logistiche - sottolinea il presidente del Consiglio di amministrazione di Aila-Oil Walter Giovanzana -. L'Eoc, con il quale collaboriamo bene da molti anni, secondo gli scopi specifici e con le risorse delle nostre associazioni, non ha mai formalmente annunciato la chiusura del pronto soccorso dell'Ospedale Italiano ma sappiano che è in corso una razionalizzazione e un'ottimizzazione dei servizi. Ricordiamo che già prima della pandemia era in vigore un riduzione dell'orario di apertura del servizio del pronto soccorso dell' Ospedale Italiano di Lugano. Non vorremmo che i risultati di questi lavori conducano alla chiusura del pronto soccorso di questo Ospedale che non è 'un ramo secco' ma risponde a bisogni concreti della popolazione». Indizi non confortanti si rilevano infatti da parte dell'Associazione Oil sulla futura pianificazione ospedaliera: del pronto soccorso non si parla nemmeno nella premessa della variante di Piano regolatore di Lugano in pubblicazione fino al 22 gennaio che riguarda il comparto dell'ospedale Italiano.

Dal Consiglio di Stato risposte vaghe

La chiusura del servizio all’Ospedale Italiano di Viganello, come detto, si protrae dal 9 marzo scorso quando venne decretata nell’ambito della pianificazione cantonale in vigore, per concentrare mezzi e personale nella lotta al Covid. Nel frattempo, anche il movimento per il socialismo ha captato indizi che lasciano supporre che la decisione da temporanea possa trasformarsi in definita. Tanto che ha già interpellato il Consiglio di Stato ottenendo però risposta vaghe e non esaustive. L'Mps ha pure organizzato un presidio e lanciato una petizione a difesa del servizio che ha raccolto ben 1'600 sottoscrizioni da parte di cittadine e cittadini. Una petizione rivolta sia alla città di Lugano oltre che al Cantone con la quale si chiede il ripristino della funzionalità del pronto soccorso dell’Ospedale Italiano di Viganello 7 giorni su 7, 24 ore su 24. Tale richiesta viene condivisa dalle due associazioni che richiamano l'accordo stipulato nel 1982 con l'Eoc che prevede il mantenimento dell'ospedale Italiano quale nosocomio acuto in un'ottica complementare al Civico. In questo contesto, osserva Massimo Macconi, membro del CdA di Aila-Oil, «non si può prescindere dalla salvaguardia del pronto soccorso che rappresenta un elemento essenziale perché rafforza e sviluppa ruolo e funzione di un ospedale. La rinuncia a questo servizio rischia di rappresentare, a termine, la rimessa in discussione dello stesso ospedale Italiano di Viganello. Se la riorganizzazione in atto risponde unicamente a logiche dettate dal risparmio noi non la condividiamo».

La Città cosa ne pensa?

La rinuncia a questo servizio di base sarebbe insomma considerata una decisione inaccettabile visto che metterebbe a repentaglio i diritti sanitari di moltissime cittadine e cittadini, compresi gli anziani che avrebbero difficoltà a doversi spostare all'ospedale Civico per le urgenze. Pure a livello comunale c'è chi si è adoperato per chiedere spiegazioni e soprattutto il parere del Municipio di Lugano di fronte a una prospettiva che inquieta. Non ha ancora ricevuto una risposta l’interrogazione firmata dai consiglieri comunali Raoul Ghisletta, Nicola Schönenberger, Edoardo Cappelletti, Michaela Lupi, Tessa Prati, Carlo Zoppi che hanno sottolineato come l’importanza del pronto soccorso dell’Ospedale Italiano di Viganello sia fuori discussione: esso è caratterizzato per la presa a carico delle urgenze internistiche, chirurgiche e traumatologiche di minore gravità.

Nuovo edificio e su di un piano

In attesa di nuovi sviluppi in merito al futuro del Pronto soccorso, il comparto dell'ospedale Italiano è oggetto di una variante di Piano regolatore. L'Eoc ha programmato lo sviluppo del nosocomio di Viganello, quantificandone le esigenze in termini di funzioni e relativi spazi e superfici. Un nosocomio la cui missione è quella di una struttura orientata verso la chirurgia e la medicina di corta degenza e ambulatoriale, complementare al Civico di Lugano, che si rivolge maggiormente alle urgenze e alla cura di casi multidisciplinari e complessi. Oltre a soddisfare la crescita della struttura esistente, la programmazione futura prevede l’implementazione di un'unità di cure palliative destinata al nuovo blocco D, con contenuti relativamente autonomi dal resto della struttura ospedaliera per spazi di riunioni e formazione. L'innalzamento delle ali laterali del blocco B serviranno per uniformare il volume al blocco A e ospitare l’ampliamento dell’Istituto oncologico della Svizzera italiana (Iosi). La prossimità dell’Ospedale Italiano al campus Usi/Supsi di Viganello dove ci si prepara al Master in medicina, agli occhi dell'Eoc ne fa ovviamente una sede privilegiata agli occhi dell'Eoc. Questo implica la realizzazione di nuovi spazi che dovranno ospitare gli studi medici dei professori universitari, dei loro assistenti e alla realizzazione di capienti aule di formazione. Cambierà quindi la destinazione a Pr del comparto che diventerà zona Ap-Ep Ente ospedaliero cantonale (Ospedale italiano) e presuppone una disciplina edificatoria coerente e armonizzata alle norme pianificatorie della sezione di Viganello.