Luganese

Curia di Lugano: 'Non si gridi allo scandalo anzitempo!'

L'arciprete di Chiasso don Gianfranco Feliciani sul fermo di monsignor Azzolino Chiappini: 'Sono sconcertato, triste e frastornato dalle insinuazioni'

Don Azzolino Chiappini (Ti-Press/Archivio)
22 novembre 2020
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«Sono allibito e triste: prima di annunciare un fatto grave bisogna appurarlo. Si fa troppo in fretta a gradare allo scandalo. Nutro una grandissima stima nei confronti di monsignor Azzolino Chaiappini. Lo conosco bene. Quello che sentito e letto sui media mi ha lasciato frastornato e sconcertato». Queste sono le prime parole dell'arciprete di Chiasso, don Gianfranco Feliciani, interrogato da 'laRegione' in merito alla notizia del fermo di don Azzolino Chiappini. Una vicenda che sta suscitando un comprensibile imbarazzo della Diocesi di Lugano che ha preferito mantenere un profilo basso. Del resto, la notizia del prelevamento dell'alto prelato ha lasciato l'amaro in bocca non solo a tutta la comunità religiosa luganese ma anche nell'opinione pubblica. Da qui, l'invito rivolto dall'arciprete di Chiasso ai media a voler mantenere un certo riserbo prima di giungere a conclusioni affrettate che a questo punto sono premature.

'Se fosse una tempesta in un bicchier d'acqua?'

«Mi sembra una tempesta in un bicchier d'acqua. Mi pare ci sia stata precipitazione nel voler insinuare abusi o opportunismi da parte di un uomo che è incapace di fare del male a chicchessia - continua don Feliciani -. Fatico a comprendere come si sia potuto gridare allo scandalo quando non è appurato ancora nulla. Sono convinto che non ci sia stato nulla: mi riesce difficile credere che si sia stata segregazione, è una parola grossa. Mi chiedo come sia possibile evocare le ipotesi di reato di sequestro di persona e di coazione che un uomo anziano mite, debole, buono e come detto incapace di fare del male». Insomma, prima di annunciare un fatto grave come questo, bisognerebbe avere delle certezze. L'arciprete di Chiasso punta il dito contro i media: «Sono triste e addolorato. Se alla fine la storia si sgonfiasse, la persona coinvolta rimarrebbe ferita. Quello della giustizia è un argomento delicatissimo e noi siamo confrontati con una stampa in cui la tentazione dello 'scoop' e del sensazionalismo è fortissima. In vicende come queste prevale l'esagerazione rispetto alla discrezione». Peraltro, le accuse formulate dal MInistero pubblico sono pesanti e pongono una serie di interrogativi ai quali presumiamo che le indagini condotte dalla procuratrice pubblica Pamela Pedretti possano fornire delle risposte.

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