Lugano, lettera aperta al Consiglio comunale. In 47 chiedono 'di poter continuare a lavorare come fatto negli ultimi 10, 15, 20 e 30 anni"
Stupore, delusione e preoccupazione. Vivono questi sentimenti gli ex-dipendenti dell’Aeroporto di Lugano riuniti in assemblea venerdì 3 luglio. Li vogliono condividere con i consiglieri comunali prima dell'inizio della seduta di stasera e domani. Una seduta in cui il legislativo avrebbe dovuto dare il via libera al piano sociale ma il tutto è sfumato perché non si è trovato un accordo tra il Municipio e la commissione della Gestione sull'entità degli aiuti da destinare a loro. Dal loro punto di vista, una richiesta di discussione di un piano sociale "è in linea con quanto attuato in altre situazioni di ristrutturazioni o licenziamenti collettivi simili alla nostra".
Nella nota stampa, dapprima si presentano: "Siamo 47 persone, la metà di noi ha più di 50 anni e 20 di noi hanno svolto per più di 20 anni l’attività presso l’azienda. Tra di noi ci sono coppie e ci sono genitori: chi con un figlio, chi con due o con tre, 19 in tutto. Nonostante le difficoltà attraversate dallo scalo negli ultimi anni, mai abbiamo fatto mancare passione e serietà nel nostro lavoro, giorno e notte, sette giorni su sette, 365 giorni all’anno. Le nostre condizioni contrattuali erano in linea con quanto prevedono altre realtà aziendali, pubbliche o private, presenti in Ticino. Anzi il nostro salario medio è leggermente inferiore alla mediana cantonale". Chiedono l’immediata riapertura di negoziazioni su un piano sociale in maniera che si possa discuterlo nel prossimo Consiglio comunale.
La principale richiesta è quella di "poter continuare a lavorare come fatto negli ultimi 10, 15, 20 e 30 anni. Se ricollocati in enti pubblici azionisti della società Lasa (Lugano Airport Sa), il piano sociale non avrebbe alcun costo per Città e Cantone. Noi vorremmo mettere al servizio di Lugano o del Cantone la nostra esperienza, la nostra professionalità, le nostre conoscenze tecniche e linguistiche, per cui rinnoviamo ancora una volta la disponibilità a rimetterci in gioco e affrontare nuove sfide professionali. Nell’attesa e allo scopo di aumentare le possibilità di reintegro immediato sul mercato del lavoro (tramite ulteriori formazioni professionali ad esempio), di compensare le perdite subite e in assenza di un risultato tangibile nello sforzo legato al ricollocamento, chiediamo di percepire un`indennità commisurata all’età, all’anzianità in azienda e alle responsabilità familiari, come praticato in tutte le aziende nelle quali avvengono licenziamenti collettivi e quindi negoziati dei piani sociali e come per altro previsto dalle leggi in vigore!"
Il piano proposto dai sindacati Unia e Ocst, ricordano "avrebbe permesso di assicurare indennità tra i 2 e i 6 mesi di salario, indennità che verrebbero ridotte in caso di ricollocamento in un ente pubblico. La partecipazione del Cantone, che i sindacati hanno richiesto, verrebbe integrata in questo modello, diminuendo quindi ulteriormente lo sforzo richiesto alla Città. Dunque niente 'richieste sproporzionate', niente 'arroganza' da parte nostra, ma una richiesta di un aiuto concreto da parte di chi, in qualità di rappresentante dell’azionista maggioritario, porta la responsabilità di proporre soluzioni alla difficile situazione nella quale ci troviamo, non avendo potuto continuare la nostra attività professionale" La soluzione? "Aiuto al ricollocamento professionale in primis e in via subordinata un’indennità economica". Come? "Sotto forma di un credito quadro, in parallelo e in aggiunta al progetto di rilancio previsto dal Municipio che ha proposto d’investire per il futuro dell’aeroporto 1.36 milioni di franchi. Perché, infondo, non riteniamo sbagliato chiedere uno sforzo finanziario simile a quello previsto per garantire il futuro all’aeroporto per riconoscere quanto da noi fatto in tutti questi anni, la dignità del nostro lavoro e il valore del nostro futuro".
Coscienti del periodo straordinario causato dalla crisi sanitaria innescata dal Covid-19 e dalle conseguenti difficoltà economiche, prosegue la nota, "noi stessi siamo stati vittime di questa situazione visto che il virus ci ha impedito di lottare per il mantenimento dei nostri posti di lavoro essendo state annullate le previste votazioni popolari. Chiediamo quindi di non subire una sorta di 'doppia punizione', che ci veda anche privati di un piano sociale che risponda alle nostre legittime necessità". Non chiedono privilegi. Rinnovano l'adesione ai sindacati Unia e Ocst ed esprimono "solidarietà e il nostro sostegno a quanti, in numerose realtà aziendali e diversi rami professionali, stanno vivendo situazioni simili alla nostra. Non dividiamoci, non mettiamo in opposizione le nostre rivendicazioni, non alimentiamo una 'guerra tra poveri'. Per questa ragione, desiderano "in particolare esprimere sostegno e solidarietà ai dipendenti di Mikron che stanno in queste stesse settimane discutendo di un piano sociale, e ai dipendenti della Walo-Bertschinger che hanno scioperato giovedì scorso in difesa dei loro diritti".