Presa di posizione critica del collegio sulla gestione dell'insegnamento a distanza: 'L'autorità condivida con noi le misure da adottare'
"Non si scarichino sui docenti e su nessun altro dipendente statale gli inevitabili ammanchi nelle casse cantonali derivanti della serrata, tramite riduzioni salariali e/o peggioramenti contrattuali: non solo essi sono assolutamente incolpevoli, ma hanno già contribuito massicciamente, ben più del comune cittadino, a risanare i conti del nostro cantone. Si permetta ai docenti che lo desiderassero di computare da 1 a 3 giorni di formazione continua nel quadriennio 2019-‘23 in relazione alla necessità d’uso delle piattaforme informatiche, così come richiesto dai sindacati Ocst e Vpod". Sono gli ultimi due punti della risoluzione adottata, con 86 voti favorevoli, 7 contrari e 14 astensioni, dal collegio docenti del Liceo Lugano 1 che hanno diramato una nota stampa in merito.
Una nota che muove da una serie di considerazione di carattere generale: "Per tre mesi la scuola affrontato una situazione inedita particolarmente difficile: ci si è proposti di garantire continuità all’attività d’insegnamento nonostante la repentina chiusura delle sedi imposta dalla crisi pandemica". Un obiettivo ambizioso, non scontato, che il collegio considera raggiunto in maniera tutto sommato soddisfacente. "A questo risultato hanno contribuito tutte le componenti della scuola (a partire dagli insegnanti, dagli studenti e dalle loro famiglie), ma è fuor di dubbio che decisivo è stato lo sforzo messo in campo dalle autorità scolastiche e dagli organi di direzione delle scuole", prosegue la presa di posizione.
Il collegio tuttavia non nasconde alcune preoccupazioni riguardanti le modalità con le quali i vertici dipartimentali hanno gestito la comunicazione e il confronto con il corpo docenti: "Misure importanti – sia di carattere politico-organizzativo che pedagogico-didattico – sono state adottate nel settore medio superiore senza un adeguato coinvolgimento degli insegnanti. Le scelte riguardanti l’impostazione dell’insegnamento a distanza, la valutazione, gli esami di maturità, le forme del rientro a scuola dopo l’8 giugno, sono state tutte adottate senza mai aver prima sondato le opinioni di coloro che avrebbero dovuto poi applicare le decisioni". È vero che è stato un periodo d'emergenza, però, guardando al futuro e al rientro in settembre, i docenti auspicano "che si superi il regime di eccezionalità nella gestione delle misure da adottare".
Su questo aspetto particolare e in generale in merito alla crisi scatenata dal Covid -19, il collegio docenti chiede che "anche nel caso di una chiusura (totale o parziale) delle scuole, le autorità prevedano dispositivi di consultazione e coinvolgimento degli insegnanti che non si limitino alla valorizzazione, pur indispensabile, delle associazioni sindacali e magistrali e dei gruppi di materia (questi ultimi per loro natura hanno una visione parziale delle questioni di politica scolastica). Si torni pertanto ad assegnare ai collegi dei docenti il ruolo dato loro dalla Legge della scuola, quale principale sede di confronto tra insegnanti sugli aspetti pedagogici-didattici del funzionamento dei propri istituti e sulle scelte più generali di politiche scolastica.
Non solo. Un'altra richiesta riguarda le modalità e il senso didattico dell’adozione degli strumenti utili a realizzare l’insegnamento a distanza: "Si tenga conto delle indicazioni degli esperti informatici e del Cerod, ma vengano infine definiti soprattutto sulla base delle esigenze espresse dagli insegnanti, nel rispetto dell’autonomia didattica di ognuno di essi". "Si avvii una seria ma rapida riflessione sulle misure indispensabili per alleviare le pesanti implicazioni che la scuola a distanza, e ancor più il modello misto (in presenza e a distanza), hanno sulla salute e sugli oneri lavorativi degli insegnanti, così come sugli aspetti problematici della conciliazione fra professione e sfera familiare".
La maggioranza dei docenti del LiLu1 concorda con quanto sostenuto dal collegio del Liceo di Bellinzona il quale, riprendendo le richieste delle associazioni sindacali e magistrali cantonali e nazionali, scrive: “si conferma come sia necessario considerare che il lavoro in remoto debba essere accompagnato da adeguate misure di sgravio e dalla messa a disposizione in sede di spazi e mezzi che consentano di evitare i problemi legati alla progressiva erosione della sfera privata del docente”. Il collegio chiede infine di incoraggiare "anche in futuro l’autonomia di sede, così che i collegi docenti possano far tesoro delle esperienze raccolte con le classi in relazione a come gli allievi hanno vissuto e forse vivranno ancora la scuola a distanza o mista, in termini di situazioni familiari o personali, di dotazione tecnico-digitale, di motivazione e di carico di lavoro".