Un 31enne e una 43enne sono stati condannati a pene sospese condizionalmente per aver consumato e spacciato importanti quantità di cocaina
Il procuratore pubblico Roberto Ruggeri l’ha definito «amore malato». Vedere in aula penale due imputati tenersi la mano, lanciarsi sguardi complici e prospettare progetti di vita comune è cosa atipica. Purtroppo lo spazio per il romanticismo è poco, visto il contesto: la giudice Francesca Verda Chiocchetti li ha condannati oggi per infrazione aggravata e contravvenzione alla Legge federale sugli stupefacenti, oltre a reati minori. Venti mesi a una 43enne italiana e sedici a un 31enne svizzero. Entrambe le pene sono condizionalmente sospese, mentre la donna verrà espulsa dalla Svizzera per otto anni.
La coppia si è unita sentimentalmente un paio d’anni fa, dopo essersi conosciuta tramite amici comuni. Fin dall’inizio della relazione – rivelatasi in seguito piuttosto turbolenta – è iniziato il consumo di cocaina. In totale, nel periodo preso in considerazione dalla pubblica accusa, sono quasi due i chili che i due hanno acquistato dallo stesso fornitore, anch’esso arrestato e in attesa di giudizio. «Il loro rapporto si fonda sulla cocaina – ha sottolineato il pp durante la requisitoria –. Hanno ceduto alle loro debolezze, ma questo non ne riduce le responsabilità». Sì, perché sebbene gran parte della droga sia stata consumata dai due – l’uomo in particolare ne ha ‘tirata’ quasi un chilo da solo, in pochi mesi –, quasi mezzo chilo è stato rivenduto a consumatori locali. «Il loro agire è stato dettato principalmente per finanziare il consumo personale, oltre che per il loro sostentamento» ha valutato la presidente della Corte delle Assise correzionali di Lugano.
Gli imputati hanno entrambi confessato la maggior parte dei capi d’accusa. «La ‘dominus’ nella coppia è lei – ha evidenziato il pp –. Era prevalentemente lei a essere in contatto col fornitore, ma allo stesso tempo è lei a essersi assunta le maggiori responsabilità e ad aver collaborato meglio. Lui invece spesso si è avvalso della facoltà di non rispondere».
Gli avvocati hanno posto da parte loro l’accento sul pentimento e sulla voglia di riscatto (Elisa Lurati, legale di lei) e sul ruolo subordinato nella coppia (Andrea Pozzi, difensore di lui). Quest’ultimo in particolare ha sottolineato che è «una fortuna che la polizia sia intervenuta (arrestandoli ad agosto, ndr) mettendo fine a un’escalation che sarebbe stata ancor più devastante». «Un peccato che siano finiti a delinquere – per la giudice –, in passato hanno dimostrato di saper vivere onestamente».