Dodici e diciotto mesi sospesi rispettivamente al 27enne e al 32enne coinvolti nel traffico di oltre 300 grammi di cocaina
«Sì, è vero che da parte dei testimoni ci sono state talvolta delle rettifiche. Ma questo non ne mina la credibilità: hanno dato indicazioni utili per l’identificazione delle persone coinvolte nel giro di droga. E le loro versioni si inseriscono logicamente nella ricostruzione dei fatti. Viceversa, le dichiarazioni degli imputati sono risultate più volte contraddittorie». La Corte presieduta dalla giudice Francesca Verda Chiocchetti ha dovuto dirimere il centrale tema della credibilità delle parti prima di esprimersi sul destino del 32enne albanese e del 27enne svizzero comparsi ieri e oggi alle Assise correzionali di Lugano, nell’ambito di un’inchiesta per spaccio di cocaina. I due sono stati condannati infatti rispettivamente a diciotto e dodici mesi – sospesi condizionalmente per quattro anni in entrambi i casi –, con l’aggiunta per il più giovane di una multa di duecento franchi e dell’obbligo di risarcire con dodicimila franchi un’accusatrice privata.
L’indagine, condotta dal procuratore capo Arturo Garzoni, ha preso avvio nell’aprile del 2017 a seguito dei fatti della Rotonda di Gordola. L’uomo che per quel caso fu condannato per omicidio fece infatti i nomi di diversi acquirenti e fornitori di cocaina. Fra quest’ultimi anche i due condannati del processo luganese. Secondo diversi testimoni, i due avrebbero fatto parte della banda dello Scorpione: un gruppo criminoso riconoscibile dal tatuaggio dell’aracnide sul collo, dedito – oltre allo spaccio – a prostituzione e porto d’armi illegali. «È vero che la loro attività legata alla cocaina era già interrotta da mesi prima dell’arresto» ha evidenziato la giudice. Ma la loro colpa è aggravata dall’intensità dell’agire e dall’elevata quantità di droga». Sebbene il 32enne sia stato prosciolto da uno spaccio di 36 grammi, il totale del traffico totale ammonta a oltre 300 grammi.