Una vicenda di riscatto personale alle Assise criminali di Lugano. Invalido spacciò chili di cocaina e marijuana, pena sospesa
«Sin dal primo giorno del suo primo interrogatorio, avvenuto il 10 aprile 2019, mi ha ringraziata per averlo arrestato. E lo stesso ha fatto ad ogni verbale, ha ringraziato le autorità giudiziaria, tutti gli agenti». Così la procuratrice pubblica, Margherita Lanzillo, ha dichiarato stamane durante la sua requisitoria all'inedito processo alle Assise criminali di Lugano a carico di un 41enne luganese di origini italiane, invalido, che ha ammesso da subito le proprie responsabilità: traffico di oltre 1,2 chili di cocaina e di 2,7 chili di hascisc, tra il 2014 e il 2019, vendite a consumatori luganesi. Trentamila franchi di guadagno, «ma non l'ho mai fatto per lucro, bensì per finanziare il mio consumo personale» - ha evidenziato l'imputato, che ha raccontato il suo inferno e il suo purgatorio: «Ho iniziato per la mia malattia, ero depresso e ho iniziato a consumare cocaina per lenire i dolori. Ma ora da 1 anno e 4 mesi non faccio più uso di droghe, ora riesco a vedere il sereno della vita e ho capito che con la droga si perde tutto, si perde ogni affetto, si perde la realtà. Grazie al mio percorso con lo psicologo ho ricominciato a vivere». La sua legale, l'avvocatessa Silvia Gianetta, ha fatto sapere che il suo cliente gli aveva confidato di "avere già un piede nella fossa e chi mi ha arrestato mi ha salvato la vita". Importante, infatti, il consumo personale di dosi alle quali era giunto l'uomo: un chilo di cocaina e un chilo di marijuana in pochi anni.
La pp Lanzillo ha chiesto per il 41enne una pena di 3 anni di carcere, dei quali 6 da scontare e la rimanenza sospesa con la condizionale. Lo stesso magistrato ha ammesso le diverse attenuanti dell'imputato: ha spacciato per garantirsi il consumo personale, non ha lucrato e gli va riconosciuta una scemata responsabilità per il forte consumo attestato. Ha inoltre contribuito all'arresto del suo fornitore che presto sarà processato e dell'"amico di merende" che lo aiutava a spacciare sulla piazza di Lugano. Senza le sue ammissioni - ha riconosciuto la pp Lanzillo - l'inchiesta non sarebbe stata in grado di attestare questi importanti quantitativi di droga. L'imputato è stato smascherato da una cliente consumatrice che comprava da lui, e da quel momento il suo telefono è stato posto sotto controllo dagli inquirenti.
La difesa si è battuta per una pena di due anni completamente posta al beneficio della sospensione condizionale. Durante la sua arringa ha messo in evidenza la sofferenza della malattia che lo ha costretto all'invalidità dal 2006 e la sua capacità di riscattarsi da una brutta vicenda di droga e di «risvegliare la propria voglia di vivere e di guardare il futuro con più ottimismo».
La Corte, presieduta dal giudice Amos Pagnamenta, ha accolto le attenuanti evocate dalle parti e ha condannato il 41enne a una pena di 24 mesi sospesa con la condizionale per 2 anni, come richiesto dalla difesa. La Corte ha giudicato oggettivamente e soggettivamente gravi i fatti, il 41enne era divenuto "imprenditore di se stesso". «Da consumatore non potevano sfuggirgli gli effetti nefasti che procura la droga» - ha evidenziato il presidente. La Corte ha tenuto conto dell'ampia collaborazione fornita: l'atto d'accusa si basa sulle sue ammissioni. All'imputato è stato riconosciuto il sIncero pentimento, di qui la riduzione massiccia della pena.