Il Consiglio di Stato accoglie parzialmente il ricorso della scuola privata di Breganzona alla quale il Decs aveva sospeso, poi revocato l'autorizzazione
L’Istituto Fogazzaro di Breganzona può riprendere tutte le sue attività didattiche. Lo ha deciso il Consiglio di Stato nella delibera giunta alle parti stamattina. La decisione stavolta entra nel merito del presunto abuso di diritto e ricalca quella adottata a inizio giugno (cfr. ‘laRegione’ del 6 giugno) quando il governo ha concesso l'effetto sospensivo al ricorso del legale della scuola privata, l’avvocato Paolo Bernasconi congelando la revoca dell’autorizzazione all’istituto a operare in Ticino come scuola media superiore privata, intimatale lo scorso 4 aprile dal Dipartimento educazione, cultura e sport (Decs).
Di fatto, la decisione conferma l’annullamento dei provvedimenti restrittivi adottati dal (Decs) nei confronti del’istituto di Breganzona. A una sola condizione, come recita il dispositivo: “Fogazzaro dovrà lasciare ai propri studenti la totale libertà di scelta, evitando di influenzare la scelta dell’istituto d’esame sostenendo o favorendo in modo diretto o indiretto istituti in particolare, ed inoltre dovrà mettere a disposizione degli studenti una lista di istituti d’esame più ampia possibile, escludendo dalla stessa l’lstituto Papi di Pomigliano d’Arco”.
La decisione sconfessa, almeno in parte, la linea del Decs . Sì, perché dà ragione all’istituto che però, per gli esami di maturità dei suoi allievi, non potrà contare sulla scuola campana. Proprio la stessa scuola che, assieme alla Fogazzaro, è stata oggetto dell’inchiesta di Falò che ha scoperchiato il fenomeno delle maturità facili. Invece, il governo cantonale ha annullato tutte le accuse siccome “dalla documentazione agli atti e in particolare dall’inchiesta amministrativa non emergono elementi probatori sufficienti a giustificare un provvedimento adottato da parte dal Decs”.
Le prove testimoniali raccolte non bastano agli occhi del governo. Allo stesso modo, sono parsi insufficienti gli elementi per sostenere una situazione di abuso di diritto come ha ritenuto il Decs. Dipartimento che, si legge nella decisione, “non è stato in grado di assumere prove sufficienti che l’Istituto Fogazzaro versi in una situazione di abuso di diritto, sfruttando in particolare l’autorizzazione concessagli per offrire servizi irregolari, in quanto finalizzati a procurare titoli abusivi” Alla scuola privata è stata riconosciuta l’indennità di 2000 franchi per le spese legali sostenute.
«Dal mio punto di vista, la decisione è deludente e riflette il poco coraggio del governo cantonale (io ero escluso dalla deliberazione) che ha preferito mostrarsi molto puntiglioso su questioni di forma, credo per paura di potenziali richieste di risarcimento danni». Commenta così Manuele Bertoli, titolare del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (Decs), la decisione del Consiglio di Stato.
Una decisione, prosegue Bertoli, che però «nei fatti nega il valore importante della qualità della scuola, in questo caso offerta da un istituto privato. Che gli aspetti giuridici di questa vicenda non fossero semplici lo sapevamo dall’inizio, proprio per la debolezza della base legale attuale, molto aperta e che quindi richiede requisiti veramente minimi per poter aprire una scuola privata. Per questo, parallelamente all’inchiesta, ci siamo mossi da subito per modificare la base legale con il messaggio governativo presentato al Gran Consiglio e tuttora pendente». Come si potrà applicare quanto indicato nella decisione? «Appare complicato», risponde laconico Bertoli.
Ci risulta che una cinquantina di studenti della Fogazzaro abbiano sostenuto in giugno gli esami all’istituto di Pomigliano d’Arco, conferma? «Al momento non sono in grado di rispondere. I dati che indicano chi ha ottenuto la maturità non ci sono ancora – risponde il direttore del Decs –. In ogni caso l’autorizzazione a favore dell’istituto Fogazzaro scadrà alla fine del prossimo anno scolastico e come tutte le altre scuole anch’esso dovrà presentare una domanda di rinnovo. Vorrei che questo avvenisse sotto l’egida della nuova legge, con requisiti più sostanziali quanto all’offerta, che sono secondo noi il minimo per poter verificare davvero che quella che viene chiesta è un’autorizzazione all’esercizio di una scuola e non la scorciatoia per offrire altro».