Luganese

Campione, chiuso il presidio del Casinò

I dipendenti della casa da gioco smobilitano, c'è delusione e si aspettano notizie dal Governo di Roma

Ti-Press/F. Agosta
13 marzo 2019
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E' stato chiuso il presidio allestito lo scorso 27 luglio dalla Rsu (la rappresentanza sindacale) del Casinò di Campione d'Italia. Era il simbolo della resistenza al dissolvimento dell'enclave dopo la chiusura della principale azi1nda di Campione d'Italia. Senza la casa da gioco non c'è futuro in riva al Ceresio. La sofferta decisione è stata presa a maggioranza da coloro che in questi otto mesi hanno tenuto in vita il presidio che con il passare dei giorni era diventato un punto di riferimento per la comunità campionese: sotto le tende negli ultimi mesi aveva trovato spazio anche il banco alimentari, testimonianza visiva drammatica situazione. Non è dato sapere se il banco alimentare, alimentato dalle donazioni di associazioni ticinesi, Lions Club Campione e da privati, continuerà in un'altra sede. A Campione ci sono duecento cinquanta famiglie che facevano la spesa al banco alimentare. La chiusura del presidio è stata decisa in segno di protesta. ''Sono otto mesi che ci prendono in giro. La nostra presenza è valsa a tenere sotto controllo la popolazione  - dicono coloro che hanno chiuso il presidio -  dopo gli ultimi sviluppi, come la decisione dei giudici di Milano, ci aspettavamo una diversa reazione da parte di tutta la comunità. Invece sembrano essere passati sotto silenzio''.  La chiusura del presidio conferma come in riva al Ceresio il malessere è sempre più acuto, in quanto non si vedono soluzioni a breve. Anzi, c'è il rischio di anni di totale immobilismo. Se qualcuno dei soggetti in campo dovesse impugnare in Cassazione la sentenza dei giudici dell'Appello di Milano che hanno annullato il fallimento della Casinò Campione d'Italia spa, decretato lo scorso luglio dal Tribunale fallimentare di Como, la conseguenza sarebbe un allungamento dei tempi di soluzione del problema. Il rischio è quello di cancellare qualsiasi possibilità di riaprire il Casinò, che equivarrebbe alla fine dell'enclave. Possono ricorrere in Cassazione i curatori fallimentari del Casinò e i tre ricorrenti (Comune, Casa da gioco e Banca Popolare di Sondrio). I ricorrenti non hanno interesse ad andare troppo in là nel tempo. L'incognita è rappresentata dai tre curatori fallimentari,  Elisabetta Brugnoni, Sandro Litigio e Giulia Pusterla, che vorrebbero far ricorso ai giudici della Suprema Corte. Insomma, un rebus che (forse) solo il Governo  potrebbe risolvere.