Al processo contro la 34enne Luganese 'No-Tav', la difesa chiede l'assoluzone. Sentenza alle 17.30
Proscioglimento da tutti i capi di imputazione. Al processo in corso da stamane nell'aula principale del tribunale di Lugano contro una 34enne del Luganese accusata di vari episodi di sommossa, l'avvocato di difesa, Costantino Castelli, ha chiesto la piena assoluzione. La sentenza sarà pronunciata alle 17.30.
Il legale ha aperto la sua arringa difensiva stigmatizzando la scelta, «approvata dalla Corte, di ordinare un ampio dispositivo di sicurezza di polizia dentro e fuori dall'aula» e di «trasmettere un clima di tensione». «Perché? Si deve intendere che si sta processando una terrorista?». L'avvocato di difesa ha respinto le qualifiche di persona violenta espresse questa mattina dal pp Zaccaria Akbas che ha chiesto 16 mesi di detenzione. Il legale ha ricordato che per i primi due capi di imputazione - la tentata rapina (bottiglie sottratte al supermercato) e sommossa per una conferenza del 2012 dell'allora magistrato italiano, Giancarlo Caselli all'università - i giudici si sono già espressi, ritenendo, nel primo caso, la qualifica giuridica sbagliata; e, per il secondo, «le testimonianze di tre agenti di polizia sono state ritenute menzognere». Per quanto riguarda poi l'altra accusa di sommossa, avvenuta secondo la pubblica accusa al Centro sociale autogestito Il Molino il 31 gennaio 2016, l'avvocato Castelli ha sottolineato che il reato non è dato. Ampio il riferimento alle immagini video della polizia, che secondo Castelli non provano nessuna violenza, contrariamente a quanto «sostenuto dalla pubblica accusa». Sussiste invece il reato di ingiuria contro gli agenti di polizia compiuto dalla 34enne, ma, secondo il legale, la donna va mandata esente da pena perché è stata provocata da uno degli agenti, il quale l'avrebbe accusata di essere «la solita molinara in assistenza». Quando tra l'altro - ha evidenziato ancora l'avvocato di difesa - la 34enne lavora e si mantiene autonomamente.