I due poliziotti – condannati in primo grado a pene pecuniarie – hanno ricorso chiedendo il proscioglimento, l'accusa domanda la conferma della condanna
Sono tornati in aula questa mattina i due agenti della Polizia cantonale pervenuti colpevoli di avere malmenato un ladro rumeno al momento del suo fermo, la sera del 23 gennaio 2015 in uno stanzino della centrale di Camorino. Vie di fatto e abuso di autorità i reati stabiliti dal giudice Marco Kraushaar al termine del processo dello scorso 17 gennaio. Una sentenza che i due agenti, sempre dichiaratisi innocenti, avevano deciso di impugnare.
Ecco perché questa mattina, a quasi 4 anni di distanza dai fatti, sono tornati alla sbarra, questa volta di fronte alla Corte di appello penale di Locarno presieduta dalla giudice Giovanna Roggero-Wil.
Durante l’istruttoria gli imputati hanno nuovamente negato ogni accusa, sostenendo che l’operazione di perquisizione si è svolta senza nessun tipo di problema. Secondo la procuratrice pubblica, Anna Fumagalli, e la rappresentante dell’accusa privata, l’avvocata Khouloud Ramella Matta Nassif, i due agenti, una volta giunti alla centrale e dopo aver fatto spogliare la vittima, l’avrebbero poi portata all’interno di un locale separato, infliggendogli pugni e calci al fine di ottenere una confessione. Alla base della tesi vi sono il referto medico della vittima (che riferiva di un trauma addominale con dolori al basso ventre), la sua deposizione e quelle di alcuni colleghi dei due agenti, i quali avevano inizialmente riferito di aver visto i due imputati chiudersi nello stanzino con il ladro (uno dei colleghi aveva ipotizzato che là dentro stava succedendo qualcosa di sospetto). Elementi che in seguito erano stati ritrattati dai testimoni con giustificazioni che il giudice Marco Krasuhaar aveva sconfessato. L’accusa aveva parlato di una dimostrazione di omertà nei confronti dei colleghi. Si è quindi chiesto che vengano confermate le pene inflitte dal giudice Marco Kraushaar, ovvero 45 aliquote da 130 franchi (sospesa per due anni) più una multa di 1000 franchi per il 33enne e 35 aliquote da 140 franchi (sospesa per tre anni) e una multa di 1’500 franchi al collega 34enne.
I due legali della difesa, l’avvocato Brenno Canevascini in rappresentanza dell’agente 34enne (già condannato in passato per abuso di autorità) e l’avvocato Andrea Bersani in rappresentanza del 33enne, si sono nuovamente battuti per il proscioglimento. La difesa non ritiene assolutamente attendibile la versione del ladro (nel frattempo condannato per alcuni furti ed espulso dalla Svizzera). Il referto medico, secondo Canevascini e Bersani, era riconducibile a problemi di salute che l’uomo ammetteva di soffrire da tempo e non ai pugni alla schiena e alla testa o al calcio nei testicoli che avrebbe ricevuto dagli agenti.
La Corte pronuncerà una sentenza entro la fine dell’anno.